È difficile farsi illusioni sull’esito della battaglia in aula, ma le firmatarie del disegno di legge sulla doppia preferenza di genere sperano di dimostrare che non si arrenderanno facilmente. «Non faremo compromessi. Il successo della legge, anche se con fatica, può essere raggiunto» annuncia Lucia Maestri (Pd), prima firmataria del disegno di legge unificato insieme a Giacomo Bezzi (Forza Italia).F. Parola, "Corriere del Trentino", 29 marzo 2018
Davanti alla proposta rimane lo scoglio degli oltre 5.300 emendamenti presentati dalle opposizioni, e diversi portavoce di associazioni vicine ai proponenti del testo chiedono una «prova di forza» in aula.
A un mese dall’ultimo passaggio in consiglio provinciale e a pochi giorni da una nuova discussione, il disegno di legge che prevede l’alternanza di genere dopo la prima preferenza sulla scheda elettorale e la divisione delle liste al 50% fra candidati donne e uomini deve trovare una via per aggirare l’ostruzionismo delle opposizioni. Ricapitolando l’iter della legge, Lucia Maestri, Manuela Bottamedi, Violetta Plotegher, Donata Borgonovo Re e Sara Ferrari hanno lamentato tanto l’opposizione «priva di contenuti» della minoranza quanto i tentennamenti della giunta. Che, ricorda Ferrari, «si era impegnata ad approvare la doppia preferenza di genere come primo atto di governo».
«Lo squilibrio nella presenza di uomini e donne in diversi settori lavorativi è problematico e dannoso — sottolinea Bottamedi — e su temi simili Piazza Dante è ferma al medioevo». Secondo le proponenti, la composizione dell’aula dovrebbe rappresentare la composizione della comunità provinciale: altrimenti, critica Borgonovo Re,«“l’assemblea rimarrà cieca nella mente». Delle sette soluzioni alternative proposte dagli oppositori del disegno di legge, nessuna appare accettabile ai firmatari senza riconoscere una sconfitta. «Chiediamo — afferma Plotegher — che i trentini che ci sostengono facciano sentire la propria voce».
Il testo ha raccolto un appoggio trasversale, da Comuni e Comunità di Valle a ordini professionali, sindacati e realtà associative. «Chi dice che è una questione che interessa a poche sbaglia» attacca Maestri. Molti chiedono alle consigliere una prova di forza in aula: discutere gli emendamenti a oltranza, se necessario rimanendo in aula per più giorni. Critiche sono state avanzate anche al presidente Bruno Dorigatti, la cui gestione dei lavori in aula non aiuterebbe a superare l’ostruzionismo.
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