Assessore Luca Zeni, come mai in un paese non si conoscono appieno i meccanismi dell’accoglienza? Innanzitutto chiariamo. Un gesto deplorevole come quello dell’altra notte a Roncone non può essere ascritto in un contesto di mancata comunicazione da parte degli organismi provinciali."Trentino", 26 marzo 2017
Sono due argomenti ben diversi. E’ importante che non si faccia confusione. Detto questo, ribadisco il piano generale, la distribuzione diffusa dei profughi. Un sistema unico a livello nazionale e l’ unico possibile. Sta facendo scuola. Il principio è quello di evitare il concentramento di grandi numeri in poche strutture, come avviene a Trento e a Rovereto. I grandi numeri spaventano. Certo, se ogni comune facesse la propria parte.
Non tutti la fanno. Non la fanno, non ospitano per mancanza di spazio. In Trentino però ci sono tanti esempi di Comuni virtuosi. Mi vengono in mente Baselga di Pinè, Lavarone. A Strigno, sei i profughi ospitati, la comunità sta facendo molto, mi riferisco a tirocini sul posto. A Stenico, poi, i profughi insegnano l’inglese agli abitanti del paese, lavorano nelle case di riposo, partecipano alle attività della parrocchia.
Forse quello che si fa a volte non viene comunicato? Dipende dalla sensibilità del posto. Quello che fa la Provincia è fornire un contenitore, le basi organizzative, giuridiche, il personale formato. La Provincia crea il contesto, il contenuto lo fanno le associazioni, la creatività della gente, la disponibilità delle comunità. Stanno facendo un ottimo lavoro, il bilancio è estremamente positivo. Da tempo sostengo che il coinvolgimento, la realizzazione personale, sono le basi per l’accettazione sociale. Solo così cadono i muri.
Olivi: « I Comuni aprano le porte delle loro comunità»
«I Comuni che non hanno accolto sino ad oggi i profughi aprano le porte delle loro comunità. Questa è la risposta concretamente solidale agli atti di intimidazione ed agli egoismi». Così ieri su Facebook il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi ha commentato i fatti di Roncone, il terzo atto intimidatorio compiuto in pochi mesi in Trentino contro i profughi, questa volta ad una casa di accoglienza dove i 12 richiedenti asilo stavano dormendo.
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