Garante dei detenuti, c’è uno spiraglio

 Se e quando il consiglio provinciale uscirà dall’ostruzionismo sulla doppia preferenza di genere, in aula approderà il disegno di legge istitutivo del garante dei detenuti. Anche questa norma si scontra con la contrarietà dell’opposizione. In questo caso, però, uno spiraglio perché si arrivi all’approvazione pare si sia aperto.
"Corriere del Trentino", 22 marzo 2017

La proposta, già oggetto di un lungo e tortuoso percorso, tornerà domani in prima commissione. L’ultima volta che il consiglio se ne occupò fu in occasione della manovra di bilancio, quando l’ufficio di presidenza decise la sua inammissibilità all’interno della collegata al bilancio. Era un tentativo per evitare l’ostruzionismo, inattuabile sulle leggi di carattere finanziario. Un tentativo andato male, che irritò l’opposizione.

Mattia Civico, primo promotore del disegno di legge, nei mesi scorsi ha chiesto prima al suo partito e poi alla maggioranza di sostenere convintamente la proposta e non ha incontrato obiezioni. Come noto, la figura del garante dei detenuti — che si innesterebbe all’ufficio del difensore civico insieme al garante dei minori — è stata nuovamente evocata nei mesi scorsi anche in relazione alle presunte violenze che si sarebbero consumate ai danni di alcuni detenuti del carcere di Spini. «Si tratta di una figura di cui non si sente alcun bisogno» afferma il capogruppo di Civica trentina, Rodolfo Borga, da sempre il più critico verso il disegno di legge. «In questo momento poi, rischia di alimentare l’ingiustificato clima negativo costruito contro la polizia penitenziaria». Di ostruzionismo, però, Borga non parla, o almeno non lo considera scontato. «Sicuramente presenterò emendamenti di merito per correggere la proposta. Servono garanzie sull’assoluta imparzialità di questa figura. Quanto all’ostruzionismo, vedremo, non decido da solo». Un approccio in ogni caso diverso da quello sulla doppia preferenza di genere. «Un accordo? Non c’è alcun accordo da trovare. Ci vuole una bella faccia tosta a tornare in aula con quella proposta, quando tanto la giunta di Trento quanto quella provinciale di donne ne prevedono così poche».