Italo Gilmozzi, Franco Panizza e Tiziano Mellarini si incontreranno oggi nella sede del Pd per definire l’architettura del coordinamento che dovrebbe accompagnare il centrosinistra autonomista unito ai prossimi appuntamenti elettorali. All’ordine del giorno non c’è la discussione sulla lista civica che Carlo Daldoss ha recentemente rilanciato, ma è facile prevedere che se ne parlerà ugualmente.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 17 marzo 2017
L’incontro di oggi segue quello di qualche settimana fa, deciso sull’onda dell’inquietudine nazionale che lasciava presagire il voto anticipato. Ora che le urne a giugno appaiono come un’ipotesi remota, l’urgenza del coordinamento è venuta un po’ meno, ma ormai è stato annunciato. Nel nuovo organo del centrosinistra autonomista dovrebbero entrare due rappresentati dei partiti maggiori. «Immagino una nomina politica e una organizzativa» spiega il segretario dell’Upt, Mellarini, che sicuramente indicherà Sergio Anesi, il segretario organizzativo dell’Unione, per uno dei due ruoli. «Per la nomina politica vedremo». Anche Panizza ha completato solo una delle due tessere. «Sicuramente indicherò il mio vice, Simone Marchiori, poi sto pensando a una donna». Nessuna indicazione, per il momento, dal Pd.
«Dall’incontro fatto in Maranza — ricorda Panizza — emerse la necessità di migliorare l’immagine della coalizione. Dobbiamo comunicare quello che abbiamo fatto in questi anni e indicare delle chiare priorità per il futuro. È importante, credo, che si cominci a ragionare in maniera condivisa da subito. Per questo istituiremo il coordinamento e daremo vita a una scuola politica comune, che potrà occuparsi di temi di carattere generale, come di temi specifici e operativi». «Faremo un’analisi generale — spiega Gilmozzi — Non escludo, però, che si affronti anche la questione Daldoss». Il segretario del Pd non pone veti, ma mostra di non gradire il metodo con il quale il progetto si sta facendo strada. «La cosa migliore sarebbe stata riunire la coalizione, prospettare questa eventualità e poi, di fronte al via libera di tutti, partire. Non c’è dubbo che Daldoss è una risorsa, ma la contrapposizione con i partiti non fa bene a nessuno». «Se il tema sarà posto lo affronteremo — accenna il segretario del Patt — ma io sono tutt’altro che preoccupato, visto che si parla di un contributo portato a questa coalizione». Mellarini, che con Daldoss era stato il più duro, non spreca troppe parole. «Se qualcuno dei colleghi ne parlerà, ne discuteremo, ma il futuro del collega Daldoss non è un punto all’ordine del giorno».
Non è un mistero per nessuno che Upt e Daldoss intendono andare a pesca nello stesso laghetto, quello del movimentismo civico. L’Upt, per mettersi in pancia i sindaci emergenti, è pronta a fondare un «nuovo» partito, visto che la fusione con il Pd territoriale sembra al momento solo un’aspirazione dei democratici.
In casa dem, ieri i telefoni hanno lavorato. In molti si sono scambiati valutazioni sull’intervista rilasciata all’Adige da Donata Borgonovo Re, nella quale l’ex assessora minaccia di non ricandidarsi se i «suoi» 10.000 voti non saranno in futuro valorizzati e se il Pd non lavorerà «pancia a terra» per lei. Chi ci ha letto ambizioni presidenziali, chi il «semplice» posto di capolista. In pochi, se non del giro più stretto, hanno mostrato di aver gradito l’uscita.