Una legislatura, la quindicesima, caratterizzata da un numero corposo di emendamenti (32.665 finora) e da un consistente aumento di esponenti del gruppo misto, passati da uno a cinque in meno di quattro anni: «Specchio della frantumazione della comunità trentina — secondo il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti — e della tendenza dei partiti alla disgregazione, più che al concentramento delle forze».
E. Ferro, "Corriere del Trentino", 14 marzo 2017
Un anno di attività politica, il 2016, che ha visto aumentare l’attività di controllo e indirizzo, nel 90% dei casi esercitata dalle minoranze consiliari, la confermata frequenza delle petizioni popolari, l’incremento delle modifiche di leggi preesistenti: «I dati dicono di un organo legislativo che sta facendo la sua parte e di un’autonomia che cerca di fare i conti con le proprie prerogative — secondo il vicepresidente Walter Viola — spetta alla comunità, poi, giudicarne la qualità».
Numeri e percentuali sono raccolti nel rendiconto sociale del Consiglio provinciale relativo al 2016: le cifre parlano di 21 leggi provinciali promulgate (una in meno del 2015, sei in più del 2014), provenienti da 26 progetti di legge a fronte dei 68 presentati, con una percentuale di iniziative che concludono il proprio iter del 38,2%. Fra la presentazione e l’approvazione trascorrono, in media, 249 giorni: erano stati 188 nel 2015 e 91 nel 2014, ma rispetto alle precedenti legislature (con medie di quasi 294, 387 o 424 giorni ad esempio) i tempi di trattazione appaiono diminuiti. Le 21 norme dell’anno scorso contano 403 articoli e 1.084 commi, frutto di 47 giornate d’aula e 84 sedute per un totale di 252 ore di lavori, ma anche di 166 sedute delle cinque Commissioni legislative.
Nel complesso, sono 387 le leggi attualmente vigenti ma per 15 è già stato avviato l’iter di abrogazione, subordinato, tuttavia, all’emanazione di regolamenti che la giunta sta elaborando e «il fatto che questi regolamenti siano attesi da molti anni — si legge nel rendiconto — ha risvolti problematici». A oggi sono 56 le leggi che prevedono l’emanazione di regolamenti non ancora approvati mentre quelli in vigore sono 230.
Nel 2016, inoltre, è aumentata del 60% la quota di disposizioni modificative di testi preesistenti, almeno una ventina di punti in più rispetto a quel che succedeva, di norma, fino a pochi anni fa: la sola manovra finanziaria di fine anno ha messo mano a ben 77 leggi.
«Molto spesso — aggiunge Dorigatti — l’attività legislativa provinciale è motivata dalla necessità di adeguarsi alla più recente legislazione nazionale, facendo fronte alla spinta centralista manifestata da Roma».
Nonostante la mole di emendamenti che sta caratterizzando la legislatura, Dorigatti ritiene «inopportuno» mettere mano al regolamento d’aula per impedire o limitare le pratiche ostruzionistiche: «Fino a oggi la maggioranza ha avuto la capacità di trovare le soluzioni attraverso la mediazione politica ed è questa la strada da seguire — spiega il presidente — non ci sono le condizioni per cambiare le regole o eliminare l’attuale meccanismo dei tempi d’intervento non contingentati. Non esiste nemmeno il voto di fiducia nel nostro ordinamento provinciale». Ma se la trattativa ha funzionato, ad esempio, per i 14.000 emendamenti alla legge sulla buona scuola, quella sulla doppia preferenza di genere, con i suoi 5.300 emendamenti, è ancora ferma al palo: «L’auspicio è che anche su questo fronte si arrivi a una soluzione politica».
Intensa anche l’attività di controllo e indirizzo: 214 sono state le interrogazioni a risposta immediata presentate, 1.188 quelle a risposta scritta (per quasi il 95% da consiglieri di minoranza, 405 solo da Claudio Civettini), 165 le proposte di mozione, 194 quelle di ordine del giorno; 5, infine, le petizioni popolari (erano 10 nel 2015 e 3 nel 2014): «Segno della necessità della popolazione — conclude Dorigatti — in tempo di crisi dei partiti e della rappresentanza politica, di arrivare al Consiglio senza mediazioni ed elaborazioni intermedie».