L’auspicio di Bruno Dorigatti - il Pd trentino non si schieri al congresso in nome di un progetto territoriale più largo - cade nel vuoto. I big provinciali si schierano eccome, e in vista delle primarie del 30 aprile qualcuno ha già firmato a sostegno di uno dei tre candidati alla segreteria. Un dato è già chiaro: la maggior parte degli esponenti di spicco punta ancora sull’ex premier e segretario uscente Matteo Renzi.C. Bert, "Trentino", 4 marzo 2017
Ieri alle 12.30 si sono chiusi i termini per sottoscrivere le candidature da parte degli iscritti: 119 le firme raccolte per Renzi, 22 quelle per il ministro della giustizia Andrea Orlando, solo 2 quelle per il governatore della Puglia Michele Emiliano. Entro il 10 aprile andranno presentate le liste locali (per l’assemblea nazionale) collegate ai candidati alla segreteria, che saranno liste bloccate in base al risultato delle primarie.
Per Renzi. Renziano, non da oggi, è il segretario del Pd trentino Italo Gilmozzi: «Come segretario non farò comizi in campagna elettorale - spiega - ma sostegno Renzi». Scontato il sostegno all’ex presidente del consiglio da parte dell’ala renziana del partito: il senatore Giorgio Tonini (che fa parte della segreteria uscente del Pd), Elisa Filippi (membro della direzione nazionale), Luigi Olivieri (che fa parte del coordinamento provinciale). Tra i membri della giunta provinciale sono schierati con Renzi gli assessori Luca Zeni e Sara Ferrari («Senza nessun dubbio», precisa). Non ha ancora ufficializzato il vicepresidente Alessandro Olivi, che è però fortemente orientato ad appoggiare l’ex segretario: «Renzi è una risorsa che non va bruciata ma da parte sua mi aspetto una proposta che sia più aperta e di chiara impronta progressista». Tra i consiglieri ha firmato per Renzi anche la consigliera Lucia Maestri, che qualcuno nella minoranza sperava alla fine scegliesse Orlando. Meno scontata la scelta del deputato Michele Nicoletti, da sempre vicino a Rosy Bindi, che nel 2013 aveva votato per Pippo Civati: «Visto lo statuto del Pd, dove la carica di segretario coincide con quella di candidato premier, considero Renzi la risorsa migliore che il Pd ha da spendere nella futura campagna elettorale. È una candidatura sostenuta da un fronte composito tra cui ci sono per esempio Martina, Fassino, Pittella. Pur riconoscendo il valore degli altri candidati a partire da Orlando, mi sembra che la sua visione di Pd si adatti a una realtà proporzionale, che non è il mio orizzonte». Sulla stessa linea di Nicoletti c’è il consigliere provinciale Mattia Civico.
La minoranza. Più incerto il posizionamento della minoranza del partito. Bruno Dorigatti non si schiera, il capogruppo provinciale Alessio Manica quasi sicuramente sosterrà Orlando, mentre Elisabetta Bozzarelli, già sostenitrice di Renzi, spiega che «aspetterà di leggere le mozioni e di vedere che ragionamento farà Renzi rispetto a un partito più di centro». Con Orlando al momento ci sono il capogruppo in Comune a Trento Vanni Scalfi e alcuni giovani, Andrea La Malfa (membro della segreteria e presidente Arci), Gabriele Hamel (segretario a Riva), Vera Rossi. Ancora indecisa la consigliera Violetta Plotegher. Borgonovo non si schiera. Non dirà per chi vota Donata Borgonovo Re, preferendo tenere una posizione ecumenica visto il suo ruolo di presidente del partito.
Dorigatti non si schiera e non voterà. «Serve un progetto territoriale oltre il Pd»
Bruno Dorigatti (foto) non cambia idea: al congresso del Pd non si schiererà. Di più: non andrà nemmeno a votare alle primarie del 30 aprile. «Per coerenza», spiega il presidente del consiglio provinciale, da sempre vicino a Bersani e anti-renziano. «Un altro paio di uscite come la sua e il Pd territoriale naufraga prima di partire», aveva commentato il segretario del Pd Italo Gilmozzi dopo le dichiarazioni con cui Dorigatti aveva auspicato che il Pd trentino rimanesse fuori dal congresso nazionale in nome di un progetto territoriale. «Resto convinto di questo - spiega - io lavoro per un progetto trentino di centrosinistra che vada oltre il Pd». Ma non ritiene perdente rinunciare a incidere sulla futura linea politica del Pd? «Io l’ho sempre detto e lo ripeto, le primarie non mi piacciono. Il segretario di un partito lo scelgono gli iscritti, non le truppe cammellate. Per questo, coerentemente, a votare alle primarie non ci andrò».
Miorandi con Emiliano: "Serve pluralità"
L’ex sindaco di Rovereto Andrea Miorandi è stato uno dei grandi supporter in Trentino di Matteo Renzi. Nel 2013 c’erano lui e Luca Zeni a pranzo a Bolzano con il candidato che di lì a poco avrebbe stravinto il congresso Pd. Quattro anni dopo Miorandi, che nel frattempo ha perso le comunali ma è restato in consiglio comunale, non nasconde la sua delusione. E oggi, a sorpresa, annuncia che al congresso sosterrà la candidatura che al Nord è (almeno sulla carta) la più debole, quella del governatore pugliese Michele Emiliano. Miorandi, perché questa scelta? Io penso che in questo momento così difficile per il nostro partito è bene pensare al Pd prima che ai destini dei singoli. L’elemento di forza del Partito democratico è la sua pluralità, assistere all’uscita di Bersani e di un pezzo della minoranza fa male. Ecco, io prima di Emiliano sostengo il Pd e allora penso che sia bene che a questo congresso tutte e tre le mozioni siano rappresentate anche in Trentino, proprio come garanzia di massima pluralità. Poi conosco Emiliano e una mano gliela dò volentieri, in questo spirito. Deluso da Renzi segretario? Non nascondo di provare smarrimento e delusione soprattutto nell’ultima fase che ha portato allo strappo nel Pd. E confesso che ho una paura tremenda che con queste primarie ci si possa fare ancora del male, dividendoci in tifoserie invece di dare spazio a un confronto serio. Lei però è stato uno dei primi sostenitore in Trentino di Renzi. Cos’è cambiato da allora? Tutti sanno che sono stato l’unico sindaco trentino a sostenere Renzi nel 2013, lo conosco molto bene, siamo diventati sindaci insieme e resto convinto di averlo sostenuto per la spinta di innovazione che ha saputo portare nella politica e nel Pd. Da allora cos’è cambiato? Qual è il giudizio su Renzi premier? Purtroppo quello spirito si è infranto davanti a tanti compromessi. Sui temi del lavoro e della scuola un po’ di delusione da parte mia c’è stata. E oggi ho il timore che Renzi stia portando il Pd verso lidi che non sono i suoi. Del progetto di un Pd trentino autonomo cosa pensa? Abbiamo assolutamente bisogno di un Pd trentino e di un ragionamento sulla nostra autonomia rispetto al nazionale. Ma questo non significa “fare i trentini” e chiamarci fuori dal congresso, sarebbe incomprensibile per i nostri elettori.
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Per Matteo Renzi 119 firme, per Andrea Orlando 22, per Michele Emiliano 2. Sono i numeri delle sottoscrizioni raccolte in Trentino a sostegno della candidatura dei tre aspiranti alla segreteria nazionale del Pd: il pacco è stato inviato ieri dalla sede di via Torre Verde a Roma. La novità è il ritorno in campo di Andrea Miorandi: l’ex sindaco di Rovereto, renziano della primissima ora, sosterrà Emiliano (che ha tentato, senza successo, un pressing su Dorigatti). «Sono stato il primo sindaco — ammette — a sostenere Renzi nello scontro con Bersani. Non rinnego nulla, credevo nella Primavera del sindaco Renzi; ma poi a livello nazionale mi ha inflitto delle delusioni, non avrei mai pensato che il Pd sarebbe arrivato a perdere Bersani. Ecco, ho a cuore la pluralità nel Pd». L’ex sindaco di Rovereto ha «conosciuto Emiliano attraverso amici comuni» e lo ha «incontrato in Puglia». «Da lui — sostiene Miorandi — c’è totale apertura a un soggetto confederato che tenga conto della nostra speciale autonomia. I renziani mi sembra che pensino più a un franchising». Miorandi, accusato dall’ex segretario del circolo pd roveretano Roberto Pallanch di scarsa partecipazione, ammette di «avere avuto poco tempo» e di non aver ancora condiviso la sua scelta con il resto del Pd cittadino.
Nonostante le traversie giudiziarie del padre di Renzi, i «big» del partito in Trentino sostengono l’ex premier. Oltre ai parlamentari Michele Nicoletti e Giorgio Tonini, sostiene Renzi anche Mattia Civico: «Mi pare che l’interruzione del governo Renzi non sia stato un buon passaggio per il Paese, bisogna riprendere la strada delle riforme». «Sarò con Renzi, senza alcun dubbio», chiarisce l’assessora Sara Ferrari. Lucia Maestri ha scelto Renzi per due ragioni: «A statuto invariato, sarà il nostro candidato premier e con lui possiamo provare a vincere, ha un progetto convincente. Inoltre penso che il modo migliore per calmierarlo, sia dall’interno del partito». Per l’assessore Luca Zeni «va sostenuta l’istanza riformista e quello slancio deve proseguire, non ci sono in campo vere alternative: le argomentazioni di chi è uscito dal Pd mi sono sembrate poco politiche e un po’ anacronistiche». Negli ambienti del Pd viene data per certa l’adesione alla tesi Renzi anche da parte di Donata Borgonovo Re, anche se la presidente del partito preferisce non schierarsi. Sono con Renzi anche il segretario Italo Gilmozzi e l’assessore Alessandro Olivi. Non ha ancora deciso ufficialmente, invece, Elisabetta Bozzarelli, leader dell’opposizione interna all’ultimo congresso provinciale: «Non ho firmato per nessuno — precisa — e nel nostro gruppo abbiamo lasciato libertà di scelta. Penso che sosterrò Renzi ma voglio accertarmi che non viri troppo al centro».
A sinistra, Orlando potrebbe raccogliere il consenso di Alessio Manica («Non ho ancora deciso se mi schiererò»); con il Guardasigilli anche Ruggero Purin, Vincenzo Calì, Vera Rossi. Bruno Dorigatti, invece, avverte: «Per me il segretario dev’essere eletto dai tesserati, per cui sto pensando di non andare a votare». Dorigatti, ma anche Tommaso Iori, segnalano l’urgenza di lavorare a «un soggetto dotato di autonomia territoriale — dice Dorigatti — che vada oltre il Pd. Non laceriamoci al congresso, serve un percorso costituente».
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