Rimani deluso se ti aspetti un assessore Alessandro Olivi irritato con il presidente di Confindustria Giulio Bonazzi. Sul “Trentino” di giovedì il leader di Palazzo Stella aveva pesantemente criticato la politica locale, rea a suo dire di impiegare le proprie energie più a discutere di scenari elettorali che di vita vera e sostegno all'economia.L. Petermaier, "Trentino", 5 marzo 2017
«Nessuno pensa a fare davvero le cose che servono: chi sta al governo litiga, chi sta all'opposizione critica e poi ci lamentiamo che i cittadini si disaffezionano alla politica», ha accusato Bonazzi. Olivi cerca invece di abbassare i toni, riconoscendo al presidente di Confindustria il pregio di non essere mai caduto nel vizio di mandare messaggi paludati e conformisti. «Ho sempre apprezzato la sua schiettezza – spiega l'assessore – e non fatico a farlo anche in questa circostanza».
Immagino ci sia un però... Certo. Il “però” riguarda l'impianto a mio avviso un po' troppo generalista della sua analisi.
Politici tutti litigiosi... Io non mi riconosco in questa rappresentazione.
Non le sono fischiate le orecchie in quanto assessore all'industria? Sono onesto con la mia coscienza e le rispondo di no. In questi anni penso si possa riconoscere che il sottoscritto non ha mai sprecato le proprie energie in chiacchiere. Ho sempre cercato di lavorare a stretto contatto con la realtà.
Non vorrà però negare, assessore, che la stabilità della coalizione che sostiene la giunta non sia stata messa alla prova in questi mesi. Ogni giorno un litigio, uno scambio di accuse, un battibeccare tra e dentro i singoli partiti. E' proprio questo che ha denunciato Bonazzi. Questo non lo posso negare, anche se credo che il presidente di Confindustria abbia confuso un po' il piano nazionale con quello locale. A livello provinciale io non vedo litigi ma normale dialettica politica tra i partiti. Al netto di alcune discussioni a volte sterili e fini a sé stesse, in Trentino abbiamo sempre rifuggito la politica che si parla addosso.
Il segretario della Cgil Franco Ianeselli ha condiviso con Bonazzi l'idea che la politica corra il rischio di non si accorgersi di uno sfaldamento della società, di un venir meno della coesione. È d'accordo? Non molto. Il Trentino ha costruito in questi anni un capitale di coesione sociale fatto di cultura delle relazioni che ha portato ampie fette di popolazione, attraverso le varie categorie economiche, a prendere parte attiva nelle decisioni. Questo non significa, tuttavia, che io non veda nella società una crescente tendenza a risolvere i problemi in modo individualistico anziché collettivo.
Ma l'Autonomia non dovrebbe essere un'arma in più in mano alla politica? Su questo argomento vorrei esprimere un concetto a cui tengo molto: tutti si devono ricordare che la nostra Autonomia è un patrimonio collettivo, non esclusivo della politica. L'Autonomia si compie pienamente se tutte le persone che rappresentano interessi collettivi vi partecipano e la coltivano nei loro rapporti e nelle singole responsabilità. Pensare che l'esercizio dell'Autonomia spetti solo ai politici suona molto di alibi.
Assessore, Confindustria lamenta i rischi che una eccessiva burocrazia può provocare al sistema produttivo. Su questo punto lei è sempre stato molto sensibile. Condivide questi timori? Li condivido in pieno ed è la parte dell'intervista di Bonazzi che mi trova più in sintonia. In questi anni rivendico con orgoglio il lavoro fatto da questa giunta e dalla precedente, ma non siamo ancora riusciti a rendere davvero efficiente il sistema della pubblica amministrazione.
Tempi certi e velocità sono le condizioni che chiedono le imprese per lavorare al meglio, forse ancora prima dei contributi. Pensiamo al caso de La Sportiva a Ziano di Fiemme... E le imprese hanno ragione. Sul terreno dell'efficienza la nostra Autonomia può e deve fare molto di più. Non voglio fare nomi né generalizzare, ma ci sono aree della nostra burocrazia per le quali sembra che la crisi non ci sia ora e non ci sia mai stata. Questo – lo dico da amministratore – è inaccettabile proprio perché l'efficienza si misura nel tempo che la burocrazia impiega per dare risposte. Su questo punto tuttavia, come ha onestamente riconosciuto Bonazzi, anche gli imprenditori devono fare la loro parte.
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