Nei prossimi giorni riprenderà in Consiglio provinciale la discussione sul disegno per la modifica della legge elettorale provinciale in tema di parità di genere. Il disegno di legge è già arrivato in aula due volte, la prima a settembre e la seconda ad ottobre del 2016, trovando sempre l’incondizionato ostruzionismo da parte delle minoranze.
Trento, 3 marzo 2017
In estrema sintesi, la proposta contenuta nel disegno di legge prevede la composizione paritaria delle liste, 50% uomini e 50% donne; l'inserimento nella lista elettorale di donne e uomini in ordine alternato; l'espressione di due preferenze, una di un genere diverso dall'altro; la partecipazione paritaria in campagna elettorale di donne e uomini a tutte le manifestazioni pubbliche. Non si tratta, quindi, di una legge sulle quote rosa.
Il Partito Democratico del Trentino ed il Gruppo consiliare provinciale si sono impegnati su questa proposta di legge senza remore e senza ambiguità, dapprima firmando il disegno di legge, poi accompagnandolo lungo tutto l’iter all’interno delle commissioni provinciali, quindi sostenendolo in maniera incondizionata durante le discussioni in aula anche con l’appoggio esplicito dell’Assemblea del Partito.
Siamo consapevoli che per qualcuno l’introduzione nel sistema di voto della doppia preferenza di genere rappresenta una forzatura, forse anche una contrazione della libertà di voto. Ma siamo anche consapevoli, purtroppo, che questo disegno di legge è necessario per provare a risolvere una situazione che non è più sostenibile. Le donne in Consiglio provinciale sono 6 su 35 consiglieri; dal 1948 ad oggi le donne elette in Consiglio provinciale sono state 23 su 525. Non possiamo più far finta di non vedere. La dimensione della rappresentanza politica deve superare al più presto questa asimmetria limitante per lo sviluppo della nostra comunità e della nostra Autonomia.
Qualcuno dice che è “ben altro” quello che si dovrebbe fare per migliorare l’accesso delle donne alla vita politica e pubblica. Purtroppo con il benaltrismo non si governa, ma si blocca ogni possibile cambiamento. Certo bisogna investire sulla dimensione culturale e sulla promozione di politiche e servizi di conciliazione lavoro-famiglia, come peraltro ampiamente fatto proprio con l’ultima finanziaria (basti pensare alla riduzione delle tariffe degli asili nido). Ma è giunto anche il momento di favorire la partecipazione delle donne trentine alla vita politica ed istituzionale del nostro territorio.
Qualcun altro dice che “sono ben altri i problemi di cui occuparsi”. Per il Partito Democratico i diritti vengono e verranno sempre al primo posto, perché non può esserci sviluppo e crescita senza lo sviluppo e la crescita in primis di ognuno/a e delle nostre comunità locali. Questa proposta sarebbe già legge se non fosse per l’ostruzionismo di quelle minoranze che trovano più gusto a bloccare il cambiamento piuttosto che partecipare responsabilmente al governo del Trentino di cui la nostra maggioranza si fa quotidianamente carico.
Noi non abbiamo dubbi su che modello di società vogliamo per il Trentino: una società di uguali, con uguali diritti ed uguali opportunità. E siamo convinti che per fare questo sia necessario il più ampio coinvolgimento possibile della componente femminile alla vita sociale, economica e politica. Per questo abbiamo chiesto, ancora una volta, la ricalendarizzazione di questa proposta, nella speranza che possa diventare al più presto legge riallineando così il Trentino all’Italia e all’Europa. Se così non sarà la colpa non sarà nostra ma di chi all’interno delle istituzioni continua a pensare il nostro Trentino come ad una terra che, guardando al passato, tradisce una semplice e visibile realtà: un mondo abitato da donne e uomini con sguardi diversi che, insieme, possono costruire un futuro abitabile.
Donata Borgonovo Re, Mattia Civico, Bruno Dorigatti, Sara Ferrari, Lucia Maestri, Alessio Manica, Alessandro Olivi, Violetta Plotegher, Luca Zeni
Italo Gilmozzi