#TRENTO - «Opere mai nate, in qualche caso meglio così»

I progetti li conosce tutti: Trento nord e la biblioteca di Botta, il boulevard e la «Val» (o dorsale, o Nordus), corso Brennero e l’inceneritore. Un po’ per averli «vissuti», un po’ perché (come nel caso delle previsioni di Vittorini) fanno parte della storia della pianificazione cittadina. Osservando l’analisi del Corriere del Trentino sulla «città mai nata», il sindaco Alessandro Andreatta ha una valutazione praticamente su tutte le opere passate in rassegna.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 2 marzo 2017

 

 

Con una riflessione iniziale che non ti aspetti: «Francamente — sottolinea il primo cittadino — non penso sia negativo che alcuni progetti siano stati abbandonati o superati nel tempo da altre decisioni».

Uno di questi è l’inceneritore di Ischia Podetti. Ma ci sono anche altri progetti a cui si riferisce?

«La prima opera che mi viene in mente è, appunto, l’inceneritore. Un progetto per il quale era stato fatto un percorso lungo, che rivendico. Al tempo, lo avevo sostenuto, pensando — erroneamente, visti gli sviluppi — che la produzione dei rifiuti non sarebbe potuta calare sotto una certa soglia. E invece i cittadini sono stati una vera sorpresa: a loro va il merito del passo indietro e dello stop al progetto. C’è poi la Casa dello sport, inizialmente prospettata a Trento sud: alla fine si è capito che quello era un progetto figlio di un altro tempo. Ma ci sono altre due opere che mi vengono in mente».

Prego.

«In primo luogo la riqualificazione urbanistica di via Vittorio Veneto firmata dall’architetto Oswald Zöggeler: ricordo che con l’ex sindaco Alberto Pacher avevamo rivisto il progetto e lo avevamo presentato alla comunità. Erano tutti contrari. Alla fine, non abbiamo realizzato quel progetto ma quell’area è stata valorizzata con il parcheggio pertinenziale e con il parco. L’ultima opera è la biblioteca di Botta: non è stata costruita, è vero, ma abbiamo la Buc. Che sarà più piccola della struttura di Botta, ma in prospettiva potrà contare su spazi aggiuntivi che saranno ricavati nei padiglioni di Trento Fiere».

Ci sono invece opere che mantengono il loro valore, pur rimanendo ancora sulla carta?

«Sì. Penso, ad esempio, alla Val. O dorsale, o Nordus. Il progetto ha cambiato nome, si sono susseguiti modalità e sistemi, ma l’intuizione è ancora valida. Anzi, di più: la sua realizzazione è la priorità assoluta della mobilità cittadina».

Le incompiute sul fronte della mobilità sono tante.

«È vero. Ma si deve considerare che nel 2010, quando stavamo discutendo del Piano urbano della mobilità, la crisi economica stava lanciando solo i primi accenni. Le opere inserite nel piano sono ferme principalmente per motivi economico-finanziari».

Un’opera a metà fra l’urbanistica e la mobilità. Corso Brennero, risalente all’era Vittorini.

«Un’intuizione importante, realizzata solo in parte. Solo in un breve tratto di via Bolzano le idee di Vittorini sono state concretizzate su entrambi i lati della strada: portici, luoghi centrali, viabilità. C’è tanto ancora da fare: l’intuizione non sarà tolta dal nuovo Piano regolatore. Forse sarà un po’ aggiustata».

Poco distante da quella zona, qualche anno dopo, l’architetto catalano Joan Busquets aveva prospettato il passaggio del boulevard.

«Lo ribadisco: quell’intuizione era ottima, avrebbe dato grande qualità alla città. Ma i costi erano proibitivi già allora: si parlava di 700 milioni di euro, un quinto del bilancio provinciale. Va detto che il percorso in galleria dell’alta capacità ci aiuterà a decongestionare la città dal passaggio di treni merci molto fastidiosi».

Rimanendo a nord: progetto Gregotti.

«Grazie a quel progetto abbiamo pianificato l’area. Ora il problema riguarda la bonifica. È vero che le critiche non sono mancate e hanno riguardato il problema della densificazione e delle altezze. Personalmente, credo che nel fondovalle la densificazione si possa fare. E ci sta anche qualche segno architettonico: basti pensare alla torretta della Rsa di Busquets: ha un valore estetico e di rappresentanza».

Bondone?

«Faremo uno studio a tutto tondo. Solo sulla base di quello mi esprimerò in merito alla funivia».

Ora ci si prepara a una nuova stagione di pianificazione. Come sarà?

«Rispetto al passato, la situazione è cambiata. E la pianificazione dovrà tenere conto dei tempi, delle risorse e della possibilità di realizzazione dei progetti. Oggi c’è più consapevolezza e più realismo. Siamo in una stagione che necessita di un di più di responsabilità».

Niente sogno quindi?

«Il sogno deve essere saldamente legato alla concretezza della quotidianità. In questo quadro, si partirà dalle partite più mature, che ci permetteranno di coniugare il sogno con la concretezza in tempi ragionevoli».