Si sapeva che l’esame in commissione della delibera sulle lezioni anti-omofobia nelle scuole avrebbe potuto riservare qualche sorpresa per la maggioranza. E così è stato. Il Pd ha ottenuto le modifiche richieste, ma sul nodo del contendere, quello relativo alle assenze, ne è uscito politicamente sconfitto. I democratici sono stati «abbandonati» dagli alleati sull’equivalenza tra la tradizionale giustificazione e la semplice comunicazione della mancata partecipazione dei figli.S. Voltolini, "Corriere del Trentino", 2 marzo 2017
Chiara Avanzo (Patt) e Gianpiero Passamani (Upt) si sono astenuti, lasciando sola Lucia Maestri (Pd), unica contraria alla proposta di Rodolfo Borga (Civica).
Ora la palla torna alla giunta, che dovrà valutare se recepire il suggerimento. Dal punto di vista tecnico cambia poco o nulla. L’unico strumento previsto dall’ordinamento scolastico, come ribadiscono gli stessi uffici provinciali, è la giustificazione. I genitori potranno compilarla senza specificare i motivi dell’assenza. L’ambiguità tra comunicazione e giustificazione risale alla formulazione stessa delle «Linee guida per il sistema educativo provinciale in tema di contrasto alle discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale, identità sessuale o di genere», che è la delibera su cui si è espressa la quinta commissione del consiglio provinciale, presieduta da Maestri. Le direttive a loro volta riprendono l’ordine del giorno 215, proposto da Borga e approvato dal consiglio l’11 giugno scorso, che impegnava a coinvolgere le famiglie nell’attuazione della mozione 126 (licenziata a maggio) contro l’omofobia.
La commissione si è espressa all’unanimità a favore della deliberazione proposta per la giunta dall’assessora alle pari opportunità Sara Ferrari, dopo che i consiglieri hanno concordato alcune modifiche. Sono i punti che premevano al Pd. La premessa dovrà contenere un riferimento ai due ordini del giorno da cui nascono le linee guida. In questo modo, compariranno nel testo le parole «bullismo omofobico» prima assenti. La condivisione da parte delle famiglie non avverrà tramite «una trattativa» fra scuola e genitori, ma attraverso l’inserimento dei contenuti delle lezioni (in ore curriculari, non opzionali) nel progetto formativo d’istituto. Il luogo deputato per l’approvazione del documento è il consiglio d’istituto, al quale partecipano i rappresentanti dei genitori. Le iniziative dovranno essere precedute da un’informazione alle famiglie tramite note circolari «nonché» incontri con i genitori. «Questo per assicurare un’esaustiva conoscenza dei temi trattati e dare la possibilità di non partecipare» ha precisato Ferrari. In caso di assenza da queste attività scolastiche, ha aggiunto, servirà la giustificazione: «Vale lo stesso principio previsto per chi non aderisce all’insegnamento della religione cattolica».
Il dibattito successivo tuttavia l’ha vista in minoranza. Walter Viola di Progetto Trentino ha osservato che un conto è la comunicazione di non partecipazione, un altro la giustificazione. Maurizio Fugatti (Lega nord) ha ritenuto «discriminante per chi non partecipa a questi corsi l’obbligo di motivare le ragioni dell’assenza». Livia Ferrario, dirigente del dipartimento conoscenza, ha chiarito che la giustificazione potrà essere semplicemente segnalata dalla formula «non partecipa», senza altre specificazioni. L’importante, ha aggiunto, è che il genitore si assuma la responsabilità dell’assenza del figlio da scuola.
La sorpresa è arrivata quando Borga ha subordinato il proprio parere favorevole alla richiesta di inviare alle scuole la raccomandazione ad attribuire lo stesso valore di una giustificazione alla comunicazione dei genitori sulla non partecipazione dei figli. La proposta è passata per il voto favorevole del proponente e di Viola, l’astensione di Passamani e Avanzo. Il no di Maestri non è bastato.ù
Per Sara Ferrari quello della giustificazione «è un falso problema». «La mancata partecipazione alle lezioni antiomofobia in ore curriculari — afferma — viene trattata come qualsiasi altra assenza. Nessuno ne chiede i motivi, ma qualcuno deve assumersi la responsabilità se il minore non è a scuola».
Nel commento, tuttavia, l’assessora alle pari opportunità glissa sullo smacco in commissione subito dal proprio partito, il Pd. Segno dell’imbarazzo che regna tra i democratici.
Il silenzio del segretario
Mentre il segretario Italo Gilmozzi tace, Lucia Maestri difende il ruolo della commissione che presiede. «Il nodo va inquadrato al di là della valenza ideologica acquisita. La commissione ha fatto il possibile. Ora sarà la giunta a formulare la versione definitiva delle linee guida alle scuole».
Nella quinta commissione del consiglio la presidente è stata l’unica contraria alla proposta di Rodolfo Borga (Civica trentina), su cui si sono astenuti i colleghi di maggioranza Gianpiero Passamani (Upt) e Chiara Avanzo (Patt). Il suggerimento è quindi stato approvato. «La giustificazione esiste per qualsiasi materia di ordine e grado» riflette Maestri, pur non toccando il nodo politico della questione.
«Se il proprio figlio o figlia non si presenta un giorno alle lezioni, il genitore deve giustificare l’assenza, perché la scuola ha una responsabilità e deve sapere dove è il minore. Si tratta di un atto formale, che vale ugualmente per le lezioni antio-mofobia, già attive in tante scuole».
La difesa
Sul comportamento degli alleati e l’isolamento del Pd sul voto non si dilunga. «Non so cosa dire. La commissione ha fatto il possibile, conducendo un’operazione di riequilibrio sul testo. Adesso è il caso di tornare alle responsabilità della giunta, a cui spetterà formulare la versione definitiva delle linee guida». Da capire come potrà essere recepita la raccomandazione di Borga visto che, come precisano i tecnici, non ci sono altri strumenti al di fuori della giustificazione.
Aggiustamenti
La presidente si sofferma sulle modifiche apportate. «Abbiamo introdotto i riferimenti alle due mozioni votate dal consiglio, inserendo la dicitura bullismo omofobico che prima mancava. Secondo, è stato precisato che la condivisione avviene nel consiglio d’istituto».
Ma Maestri precisa un terzo elemento sostanziale, «che era sfuggito a tutti — dice — Abbiamo cambiato la formula che diceva che “la partnership educativa tra scuola e famiglia si deve fondare su una condivisione dei valori e delle priorità più largamente sentiti”. Una dicitura pericolosa. Sarebbe stata una chiusura alle novità scientifiche, a un Galileo, facciamo un esempio, che dice che la Terra gira attorno al sole, quando tutti credono il contrario. Così la condivisione è stata riportata ai contenuti della progetto del consiglio d’istituto».
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