"L'Europa in movimento: migranti e minoranze" con Debora Serracchiani e Mattia Civico

M. Frassoni, 18 gennaio 2010
Il  17 gennaio si è celebrata la Giornata Mondiale dei Migranti e anche la Festa Democratica ha voluto offrire il suo contributo di riflessione su una tematica che dopo i fatti di Rosarno si è fatta, se possibile, di un’attualità ancora più bruciante.

Alle ore 16.00 la Sala incontri è stata teatro dell’incontro “L’Europa in movimento: migranti e minoranze”, un titolo particolarmente significativo vista la presenza sul palco di Mattia Civico, consigliere provinciale del PD da tempo impegnato, per lavoro e sensibilità personale, nel sociale, negli ambiti della prevenzione del disagio giovanile, della promozione della salute mentale e a difesa dei diritti delle minoranze (è autore del disegno di legge “Norme a tutela della popolazione nomade, sinta e rom”) e di Debora Serracchiani, parlamentare europeo e Segretaria regionale del PD del Friuli Venezia-Giulia. 

Il moderatore Alberto Faustini, direttore del quotidiano locale ‘Trentino’, ha aperto l’incontro ricordando i fatti di Haiti, sottolineando con rammarico come una tragedia di tali proporzioni non sia un argomento che “tira giornalisticamente”; ha poi sollecitato Mattia Civico ad esprimere un parere sull’episodio che ha visto protagonista il capogruppo della Lega Nord trentina Alessandro Savoi, che ha chiesto ufficialmente al presidente del Consiglio provinciale di Trento, Gianni Kessler, di allontanare dagli uffici leghisti l'attuale donna delle pulizie di fede islamica adducendo presunti motivi di sicurezza. “Chi vive nel sospetto e nella paura, vedendo in ogni persona diversa un potenziale nemico, vive male” esordisce Civico, augurandosi che si possa insieme riacquistare il buonsenso e la serenità, evitando approcci semplicistici e atti ad alimentare demagogicamente l’insicurezza e la diffidenza anche in Trentino, dove da tempo si è scelta la via dell’integrazione pacifica: un esempio è sicuramente il  Centro informativo per l'immigrazione Cinformi, una unità operativa del Servizio per le politiche sociali e abitative creata dalla Provincia Autonoma di Trento per facilitare l’accesso dei cittadini stranieri ai servizi pubblici, offrire informazioni e consulenza sulle modalità di ingresso e soggiorno in Italia, supporto linguistico e culturale. Il fenomeno delle migrazioni, continua Civico, va governato e non contrastato perché è un processo inarrestabile che va affrontato con strategie ad ampio respiro: nel 2050 l’Istat ha calcolato che l’Europa avrà 48 milioni di cittadini di età lavorativa in meno, quindi avremo sempre più bisogno di loro. “Governare e iscrivere questo fenomeno in una cornice di legalità, strappandone il monopolio alle mafie mondiale, questa sarà la sfida dei prossimi 20 anni” conclude il consigliere Pd.

Debora Serracchiani ha sottolineato come i provvedimenti in materia di immigrazione di questo governo siano dettati unicamente da situazioni di emergenza: si tratta di provvedimenti che mirano soltanto al consenso immediato e appartengono a quella che Civico ha chiamato a ragione “la politica del veloce e del magico”. L’Europa – continua l’europarlamentare – ha iniziato ad occuparsi di immigrazione con una strategia condivisa soltanto a partire dal 1999, auspicando una maggiore collaborazione tra gli stati, ma  a tutt’oggi non esiste una politica comune europea in materia: ad esempio non esiste ancora una normativa unica per i richiedenti asilo e purtroppo si tende ancora a considerare il fenomeno delle migrazioni come un problema nazionale. La scelta della Baronessa Ashton come Ministro degli Esteri Europeo, continua la Serracchiani, è stata una scelta “al ribasso”, che priva l’Europa della possibilità di avere finalmente una politica forte come sarebbe accaduto invece con la vittoria di D’Alema. L’europarlamentare si è detta anche convinta di un’Europa allargata anche alla Turchia, fondamentale per la stabilizzazione dell’area orientale della Comunità e per i rapporti con il mondo islamico, benché la sua accettazione non possa prescindere da un miglioramento dei diritti umani e civili.

Si  è parlato anche di istruzione, e in particolare del tetto di 30% di immigrati nelle classi proposto dalla Gelmini. La Serracchiani ha citato in proposito il modello svizzero, dove per favorire l’integrazione e l’arricchimento culturale degli studenti è stato addirittura istituito il tetto del  10% di svizzeri per classe, ma ha anche sottolineato come la gestione di una classe multietnica richieda fatica, risorse, e soprattutto un aiuto di tipo pedagogico, l’esatto contrario di quanto offre la riforma Gelmini, che taglia gli insegnanti di sostegno persino agli studenti italiani.

Vista L’età dei due partecipanti al dibattito, entrambi sotto i 40 anni, non poteva mancare una domanda sul ricambio generazionale in politica: entrambi hanno sottolineato che non si tratta soltanto di un problema ‘di età’, ma anche e sopratutto di tematiche e, con un termine che si è sentito spesso nei dibattiti politici di questi giorni, ‘di storie’. “Il nostro presidente del Consiglio” - ha evidenziato con forza la Serracchiani – “è riuscito a raccontare una storia in cui molti italiani si sono riconosciuti e si sono sentiti  protagonisti. Il Pd ha perso la sua storia vecchia, ma ora ha un grande bisogno di ritrovarne una che sia solo sua; è attraverso un’identità precisa, forte, facilmente comunicabile che è possibile tornare a parlare al cuore e alla testa delle persone e forse per fare questo è necessario anche una nuova classe dirigente, più coraggiosa.” Mattia Civico ha sottolineato che il Partito Democratico è in possesso di un formidabile strumento di rinnovo generazionale, le primarie, e che per un politico del Pd ciò che conta non deve essere la rielezione a tutti i costi, ma il servizio reso alla comunità , l’impegno quotidiano ad  “alzare la barra dei diritti per tutti”.

Un’ultima battuta sul ‘migrante’ Rutelli e su Alleanza per l’Italia, il progetto di un centro moderato fortemente voluto da Dellai: la Serracchiani ha affermato che chiunque va via dal Pd rappresenta qualcosa di meno per il Pd, che deve avere la forza di tenere al suo interno tutte le componenti, rimanendo il perno della coalizione di centrosinistra; l’uscita di Rutelli rappresenta in primo luogo un suo fallimento personale, perché significa che si è arreso e non ha creduto fino in fondo nel progetto, ma non deve essere sottovalutata perché il Pd non può permettersi di appaltare la rappresentanza del centro moderato ad un altro soggetto politico.

I primi passi di Api a livello nazionale, ha proseguito Mattia Civico, non sono stati molto incoraggianti: Rutelli ha ipotizzato accordi anche con forze al di fuori del centrosinistra e il partito ha votato contro l’autorizzazione all’arresto di Cosentino; a livello locale, invece, Dellai ha sempre affermato con chiarezza che Api è un progetto politico a servizio del centrosinistra. “Non sono preoccupato per questo nuovo soggetto di centro moderato e non credo sia una minaccia per il Partito Democratico” ha concluso il consigliere.