«Molto preoccupato, deroga di Cavalese in scadenza», J. Murphy, "Corriere del Trentino", 21 febbraio 2017
«Siamo molto preoccupati per il punto nascite di Cavalese perché al momento non adempiamo ai requisiti rigorosi definiti dagli standard ministeriali per quanto riguarda il personale medico».
Luca Zeni, assessore provinciale alla sanità, è intervenuto ieri in occasione del convegno organizzato dalla Comunità della Val di Fiemme per discutere sul mantenimento dei servizi essenziali nelle località montane, un incontro che ha visto medici, amministratori e politici provenienti da tutta Italia confrontarsi sul tema della sanità allo scopo di fare rete.
Ad aprire il confronto è stato Giovanni Zanon, presidente della Comunità territoriale della Val di Fiemme, che ha posto in primo piano l’obiettivo del convegno: «Abbiamo organizzato questo incontro per intraprendere un percorso in difesa dei servizi sul territorio evitando lo spopolamento delle zone montane e per avanzare nuove proposte da portare a Roma». Il riferimento al punto nascita di Cavalese è chiaro e il presidente non ha infatti tardato a sottolineare come «la sanità sia uno dei principali temi della discussione».
Per Zanon le parole chiave sono tre: «Ragionare insieme, con compattezza e collaborazione». Secondo Giuseppina Vanzo, consigliera comunale di Cavalese, è necessario individuare «standard speciali per situazioni speciali attraverso un’analisi di contesto mettendo in luce le esigenze delle comunità alpine e montane».
Nel suo intervento Zeni ha ricordato che «i cambiamenti sociali, come ad esempio quelli legati al tasso demografico, richiedono degli adeguamenti e questo vale anche per la sanità». Facendo riferimento al caso specifico del punto nascite di Cavalese, l’assessore ha sottolineato come negli ultimi mesi «la Provincia abbia cercato attraverso tanti strumenti diversi di rispettare gli standard sulla sicurezza e in particolare sul personale, ma la difficoltà persiste». Nessun pediatra pare infatti essere disposto a prestarvi servizio e la deroga concessa da Roma è in scadenza. «Ribadisco che non intendiamo mettere in discussione la competenza statale in merito alla definizione degli standard di sicurezza, ma chiediamo di poter lavorare ancora per individuare criteri nuovi e meglio adattabili al contesto».
Negli scorsi mesi la Provincia aveva infatti inviato una nota alle altre regioni e province italiane chiedendo la disponibilità a creare una rete ad esempio per favorire una sistema di rotazione per i pediatri. «Recentemente abbiamo ricevuto risposte da Veneto e Alto Adige — ha specificato Zeni — che si sono dette interessate e pronte a formulare delle proposte condivise da presentare a Roma. Ora siamo in attesa di una risposta dal ministero che deciderà se possiamo o meno continuare a lavorare in quest’ottica».
Al convegno oltre a amministratori e professionisti provenienti soprattutto da Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Alto Adige, è intervenuto anche Paolo Bordon, direttore dell’Apss di Trento, il quale ha ribadito come «il momento della nascita sia essenziale e per questo dobbiamo capire come garantirlo a tutti i cittadini attraverso una risposta operativa».
Welfare anziani, Zeni apre a un disegno di legge, T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 21 febbraio 2017
Luca Zeni prende tempo. L’assessore pare ancora convinto della necessità di andare fino in fondo nella riforma del welfare per gli anziani, ma i timori degli alleati per eventuali contraccolpi sul fronte del consenso non sembrano averlo lasciato sordo. Ieri, relazionando di fronte a una quarta commissione stranamente affollata, ha aperto alla possibilità «di una legge provinciale».
Ad ascoltare la sua relazione sul ieri c’erano commissari, membri aggregati e semplici consiglieri. Zeni ha ripassato i fondamentali della riforma: il crescente numero di anziani, la frammentazione dell’attuale sistema che finisce per dare risposta solo a una parte dei non autosufficienti, l’esigenza di offrire una rete di servizi domiciliari anche prima della non autosufficienza, le Agenzia per gli anziani incardinate in ogni Comunità di valle, la conseguente fusione dei cda (oggi 41) delle Apsp che gestiscono le case di risposo, il trasferimento delle risorse (attualmente 132 milioni) dalla Provincia alle Comunità di valle, il coinvolgimento del terzo settore, la rappresentanza del territorio in ogni casa di riposo. «Ora — ha concluso — dovremo esplicitare meglio i rapporti tra i vari soggetti della riforma». Obiettivo da raggiungere attraverso un «tavolo tecnico, dove i vari interlocutori dovranno chiarire meglio chi fa cosa». «Al termine di questo approfondimento presenteremo una proposta definitiva» ha aggiunto.
Rodolfo Borga ha criticato l’impianto «centralista e dirigista» della riforma, ma in genere gli interventi dei consiglieri sono stati più che altro interrogativi su modalità e tempi. Per l’assessore «si può ragionare sul tema legge provinciale», mentre è stato escluso un intervento normativo regionale. Quindi, oltre a intervenire sulla legge di bilancio per il trasferimento dei fondi alle Comunità di valle, Zeni pensa a una norma ad hoc. Poco prima, Pietro De Godenz (Upt) si era detto felice del fatto che il documento dell’assessore fosse «ancora da implementare». «Decideremo nelle prossime settimane — ha concluso Zeni — L’importante è che entro la legislatura si concluda il percorso, senza spostare sine die la riforma. Poi serviranno 6-8 mesi per il rinnovo dei cda delle Apsp, quindi vi saranno anche margini di miglioramento».