«Ex malo bonum» osserva il capogruppo Alessio Manica commentando le crescenti adesioni all’idea di un Pd del Trentino federato col Pd nazionale. Se n’è parlato anche ieri sera in coordinamento e il segretario Italo Gilmozzi rilancia l’idea: «L’assemblea — ricorda — si è già espressa in questo senso. L’importante è che non sia un progetto al ribasso fatto solo per evitare le questioni nazionali».T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 21 febbraio 2017
L’idea di un Pd del Trentino «altro» rispetto al Pd nazionale è vecchia almeno quanto lo stesso Pd del Trentino. Anzi, lo ha anticipato, visto che se ne parlava anche nei mesi che precedettero la nascita dell’ultimo Pd d’Italia, quello che non vide l’integrale confluenza della Margherita, rimasta come Upt. Giorgio Tonini ha recentemente rilanciato l’idea di una forza territoriale federata al Pd già proposta a inizio gennaio (Corriere del Trentino dell’8 gennaio).
Gilmozzi, che si trova a gestire un partito che pare serrare le fila, è d’accordo. «Partiamo da presupposti positivi e anche il nostro congresso non è stato un confronto tra renziani e anti-renziani». L’unico dirigente di livello provinciale che assicura di «non piangere se ci si divide perché non mi pare ci sia più nulla che ci unisca» è il sempre combattivo Luigi Olivieri. Complessivamente, però, le varie anime del Pd del Trentino sembrano guardare a quanto accade a Roma con generale sconforto. «Non posso certo dire che sia merito mio — osserva il segretario — ma qui non sento l’odio che si respira a livello nazionale. L’assemblea ha già approvato l’idea di un percorso che ci porti a distinguerci dal Pd nazionale. Una certa differenza è nei fatti, oltre che negli atteggiamenti. Noi qui governiamo da tempo con una coalizione verso cui abbiamo una responsabilità. Non a caso creeremo un coordinamento comune. Non voglio entrare in casa d’altri, ma credo che molti elettori dell’Upt votino già il Pd alle politiche».
Quello dell’unione con l’Upt è uno dei punti che potrebbero non vedere tutti d’accordo. «Le forme partito, come sta ahimè dimostrando la spaccatura che si sta creando a livello nazionale, dipendono anche dalle leggi elettorali» osserva Michele Nicoletti. «È anche per questo che io insisto nel proporre un ritorno al Mattarellum, perché a rendere praticabile la strada della scissione è una legge elettorale, quella uscita dalle sentenze della Consulta, che dipinge un ritorno al proporzionale. Per di più con i capilista bloccati. Non a caso il centrodestra, che attualmente esprime una grande frazionamento, è tutt’altro che ostile al mantenimento di questa legge elettorale. A livello provinciale, abbiamo un proporzionale, pur con preferenze e premio di maggioranza. Questo significa — continua il deputato — che la somma di Pd e Upt non rappresenterebbe necessariamente la somma degli attuali voti». Sull’idea di un soggetto politicamente più autonomo, però, anche Nicoletti si dice d’accordo. «Devo dire che è una grande soddisfazione costatare che, in Trentino, non si sono al momento registrate spinte verso la scissione. Mi si consenta anche di dire che questa è una risposta a chi, allora, diceva che il Pd non era una forza adatta a questa terra. Troviamo un modo di definire questa nostra autonomia».
«L’orientamento generale sulla territorialità — osserva Manica — non può che farmi piacere. Di fronte al disastro che si configura a livello nazionale, con quella che considero la mia casa politica che si frantuma, è in qualche modo rassicurante sapere che almeno qui in Trentino si possa rimanere fedeli al progetto originario del Pd, che vede convivere positivamente diverse sensibilità. Siamo una terra autonoma, sviluppare un soggetto politico autonomo secondo me è qualcosa di naturale. Non significa isolarci dal dibattito nazionale, solo non esserne schiacciati. Un partito che si mostra affidabile e radicato potrebbe attirare consensi tanto dal mondo civico quanto dalla sinistra».
Al termine della riunione, il coordinamento ha approvato un documento che invita il partito nazionale all’unità.
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