L’università di Trento è al vertice e continua a svilupparsi

Come responsabile per la Giunta provinciale delle deleghe all’Università e ricerca, vorrei proporre una lettura della condizione dell’Università di Trento un po’ meno di opinione e fantasia e un po’ più di realtà rispetto a quanto sembrano suggerire alcune recenti esternazioni. Stiamo infatti parlando di quello che il Censis considera l’ateneo migliore d’Italia, primo nella classifica assoluta e capolista tra le università di medie dimensioni (anno 2016-17).
Sara Ferrari, "Corriere del Trentino", 18 febbraio 2017

 

Lo stesso che il mese scorso la comparazione pubblicata dal Sole 24 Ore identificava tra quelli statali come il secondo migliore del Paese, grazie a punti di forza come l’attrattività di studenti, le borse di studio, la qualità della produzione scientifica. Infine, nonostante le piccole dimensioni, parliamo di quell’università che, con oltre 15 milioni di euro di finanziamenti ottenuti nel programma quadro europeo Horizon 2020, è quinta assoluta per progetti attivi (dietro solo ai politecnici di Milano e Torino e alle università di Bologna e di Roma-La Sapienza).

Chiarito che è questo lo stato in cui «versa» la nostra università, ciò non significa che non si ravvisi problema alcuno, o che il domani sia da considerarsi solo in discesa. Dimostra semplicemente che non è vero che una politica cieca e stolta sta disegnando per l’ateneo «un futuro di scarsa qualità», chiarisce che davvero nessuno è in fuga (non i docenti, stante un reclutamento in crescita, e non gli studenti, che per oltre la metà arrivano attratti dalle altre regioni), ed evidenzia i frutti di una spesa per il diritto allo studio in aumento (rifinanziata tre mesi fa con maggiori risorse e il plauso di parti sociali e studenti). Tutto ciò è stato possibile a fronte di sforzi non indifferenti, perché nell’evidenza di un bilancio provinciale in calo, garantire l’invarianza di finanziamento rivela una scelta politica importante e convinta.

Così, oltre ai circa 80 milioni prima trasferiti dallo Stato, la Provincia ha garantito la conferma delle risorse, consolidando un finanziamento annuale pari a 32,6 milioni, assicurando la stabilizzazione dei progetti di biotecnologie (Cibio) e di neuroscienze (Cimec) (più 3 milioni nel 2015), avviando nel 2016 il Centro C3A (Agricoltura, Alimentazione, Ambiente) in collaborazione con la Fondazione Mach, attivando nuovi corsi di laurea in Viticoltura ed enologia, in Comparative european international legal studies (prima laurea triennale interamente in inglese), avviando una laurea magistrale in Musicologia (interateneo con Bolzano), una laurea magistrale in International security studies (con Pisa), una laurea magistrale in Quantative and computational biology e una in Human and computer interaction.

Certo, il contesto economico generale, che oggi non è più quello di un tempo, ci ha imposto uno sforzo maggiore, e i vincoli posti dal patto di stabilità nazionale hanno effettivamente reso necessario un accordo tra Provincia e Università che consentisse un riallineamento tra flussi di cassa e stanziamenti di bilancio.

Ma al di là degli sfoghi da «dopo di me il diluvio», ciò che emerge analizzando in modo puntuale il quadro complessivo delle risorse stanziate, dei progetti di ricerca attivi, delle nuove proposte formative, delle classifiche nazionali e internazionali elaborate da terzi, è che non solo l’Università di Trento mantiene la posizione di vertice che da tempo le appartiene, ma è impegnata in un costante aggiornamento e sviluppo. Uno sforzo che affronta attraverso una doppia relazione e sinergia: quella con il mondo della scuola e dei giovani, per orientare e sensibilizzare gli studenti e le loro famiglie rispetto alla consapevolezza che nonostante il futuro incerto, puntare sull’istruzione universitaria è una scelta competitiva e ad alto valore aggiunto; e quella con l’intero sistema della ricerca trentina. Una collaborazione che oggi ci vede un passo più in là rispetto a prima, realizzando quel dialogo tra enti che per una realtà come la nostra rappresenta il principale investimento nel futuro della comunità e per la competitività del territorio.

I dati come si vede sono positivi e non abbiamo alcuna intenzione di mollare.