Musei, Maestri chiede correttivi «Gli operatori vanno ascoltati»

L'obiettivo è chiaro: «Non una riforma che metta d’accordo tutti, ma che metta le realtà museali trentine nella condizione di competere con l’esterno». La nuova legge provinciale 162 è ancora in esame alla Quinta Commissione, ma (visto il dibattito che si è creato sul tema), la presidente dell’organismo consiliare Lucia Maestri esplicita già la necessità di un confronto con gli operatori.
M. Romagnoli, "Corriere del Trentino", 20 febbraio 2017

 

Lo spunto arriva dall’approfondimento organizzato dal Museo diocesano (Corriere del Trentino di ieri), durante il quale sono emerse le perplessità degli addetti ai lavori. In sala Maestri era l’unica consigliera provinciale (assente l’assessore Mellarini, ieri irreperibile al telefono), seduta accanto all’assessore comunale Robol. Prima di parlare delle critiche, fa riferimento allo stato dei lavori in Commissione: «Siamo nel mezzo delle audizioni anche se, per i musei, sono stati sentiti quasi tutti gli operatori. Ci tengo a dire che i due terzi della riforma sono condivisi. Ci sarà da fare qualche emendamento, riflessione o aggiustamento su qualche aspetto, ma sulla soprintendenza, le biblioteche e gli spettacoli ci siamo. Una legge non va affossata se i due terzi dei temi stanno in piedi».

Dopo la precisazione il nodo: «Il punto critico è la parte museale, su cui le idee sono differenziate. Tutti sottolineano la necessità di un coordinamento (già previsto dalla legge Cogo), ma emergono perplessità sui modi di attuazione. Gli operatori si rendono conto che il sistema non è governabile a lunga gittata. C’è la necessità di fermarsi e parlare un po’ di più. La politica è l’arte della contrattazione che poi va seguita da una scelta. Dobbiamo ascoltare le anime per individuare una soluzione. Non quella che metta d’accordo tutti, ma che ci metta in competizione con l’esterno». Perché la pecca dell’assetto attuale, spiega la presidente, è proprio questa: «Il vero problema per il Trentino è che la sua dimensione museale vive di una competizione interna più che verso l’esterno. Bisogna mettersi a un tavolo e dire: “Portiamo avanti la legge per le tre parti condivise e fermiamoci un attimo e parliamo dei musei”».

Maestri mostra poi di comprendere le perplessità degli operatori sull’istituzione di quattro poli museali per storia, etnografia, contemporaneità e scienza: «La divisione in poli per materie risente di un’impostazione che non è proprio moderna. Visto che ora i linguaggi sono interagenti, non ha senso cercare di tenerli separati». Secondo la consigliera la gestione associata dovrebbe essere accompagnata da garanzie sull’aspetto scientifico-culturale («Ha bisogno di una certificazione di garanzia dell’autonomia dei musei»). «Un’altra questione da portare a una riflessione più collegiale — conclude — è il fatto che la riforma deleghi alla giunta provinciale delle funzioni che non dovrebbero starvi in capo. Diversamente si consegna all’esecutivo un potere che non gli compete. È necessaria una riflessione in maggioranza. Consci dell’andamento delle riforme in questi anni, non bisogna guardare solo al domani, ma ragionare sul lungo periodo. La riforma potrebbe valere dieci anni».

Marta Romagnoli