Duemilaquattrocentoquattro: sono i tirocini formativi svolti in Trentino dagli studenti liceali nel corso del primo anno di introduzione.
Come scritto sull'Adige da Silvia Defrancesco, gli studenti liceali non si attendono di imparare un mestiere, bensì di comprendere regole e specificità dell'ambiente lavorativo.
Lorenzo Borga, 16 febbraio 2017
Livia Ferrario, direttrice generale del Dipartimento della Conoscenza, si dice soddisfatta e spiega che «ogni scuola ha un docente referente per l'alternanza, grazie all'aumento di organico rispetto agli anni passati». Individuare i soggetti ospitanti per le migliaia di studenti coinvolti è la vera sfida: i maggiori sono la Provincia con 133 tirocini, l'Università con 126 e la Federazione provinciale delle Scuole Materne, con 94 studenti ospitati. Senza tener conto del mondo dell'associazionismo e delle cooperative, gli enti pubblici fanno la parte del leone, mentre alle aziende private rimangono le briciole. Una realtà spaccata in due, con 44 enti ospitanti che hanno ospitato più di 10 tirocini a fronte delle rimanenti 542 organizzazioni che dispongono di numeri decisamente più ridotti; tra queste più della metà ha ospitato un solo studente.
Marina Galetto del Muse racconta le attività degli alunni coinvolti, dalla collaborazione con i ricercatori fino al lavoro nel deposito dei reperti. Altro progetto messo in campo è quello grazie al quale i ragazzi «lavorano a contatto con il pubblico, a supporto dei nostri ricercatori durante le vacanze di Natale ed i weekend». Altro ente provinciale che spende molto impegno per ospitare alunni liceali è l'Università di Trento: Elisabetta Nones dell'Unitn afferma che «inizialmente l'alternanza della Buona Scuola mi pareva slegata dai banchi di scuola, mentre ora mi sono convinta che sono esperienze molto interessanti. Abbiamo deciso di offrire percorsi orientativi e legati al mondo del lavoro, interessanti in particolare per gli studenti che sceglieranno l'Università di Trento nel futuro». Anche se, afferma Elisabetta, l'organizzazione è molto complessa e potrebbe essere snellita. Anche il mondo dell'istruzione infantile è molto attivo, in particolare con la Federazione provinciale Scuole Materne e l'Azienda Speciale per i Servizi Chimelli di Pergine.
Quando invece ci si sposta nel settore privato la musica cambia: le caratteristiche delle imprese sono differenti dal settore pubblico e burocrazia e perdite di tempo sono poco tollerate. Non a caso sono rari i casi di tirocini ospitati da imprese manifatturiere e turistiche, mentre più frequenti in farmacie ed esercizi commerciali. Casi tipici sono la Falegnameria Ferrari di Taio ed il Papiro di Trento, per cui gli studenti in realtà «fanno anche comodo all'azienda, per svolgere lavoro manuale»; ma gli stage devono essere utili agli studenti o alle imprese? Risposta difficile per le aziende private, sintomo di un tema più generale: le competenze che ci si attende che gli studenti liceali apprendano in alternanza. Il riscontro più comune sono le soft skill, come il rispetto delle regole, la disponibilità, la capacità di lavorare in gruppo. Ma il reale punto di caduta è sempre lo stesso, vale a dire trovare ambienti adatti per i tirocini. Le soluzioni individuate sono due: attivare moduli teorici sul mercato del lavoro come quelli organizzati dalla Trentino School of Management, oppure comprendere progetti già presenti nel monte orario dell'alternanza; e se in alcuni casi questo è sano e naturale, in altri si arriva a conteggiare perfino l'attività sportiva pomeridiana.
Diverse scuole non sono partite da zero, grazie alle esperienze precedenti di tirocini estivi facoltativi. Tiziana Gulli, dirigente del liceo Galilei di Trento, ci tiene a sottolinearlo perché «apprendere le competenze di un ambiente di lavoro è importante, ma non si può dimenticare l'identità di un istituto». Le collaborazioni messe in campo sono numerose, con il Coni, la cooperazione e gli ordini professionali, ma l'alternanza può essere svolta anche all'interno delle mura scolastiche: il Galilei ha messo in piedi un progetto di peer-education collaborativo tra gli studenti. Non è stato tuttavia facile far digerire la novità ai professori: Gulli racconta come «l'approccio iniziale dei docenti è stato di sgomento, ma dopo lo stravolgimento iniziale - per di più ad anno in corso - il collegio docenti ha lavorato in modo proattivo».
E gli studenti? Molto critico il Coordinamento degli Studenti Medi: «La nostra proposta è di rendere l'alternanza retribuita e facoltativa per farne un'attività di estrema qualità». Stefano e Petra, della Consulta provinciale degli Studenti, valutano invece positivamente la novità ma ricordano come tanti compagni non abbiano trovato un ambiente lavorativo adatto e che spesso le attività svolte in classe sono rese annacquate per far trascorrere le ore. Altro problema è legato alle valutazioni delle esperienze, che andranno poi a comporre un giudizio all'esame di stato: spesso sono compilate in modo sbrigativo dalle aziende.
Un anno di alternanza scuola lavoro nei licei mostra una situazione a macchie di leopardo, con buoni punti di partenza ma ancora notevoli difficoltà. Miglioreremo? Risponde Federica Graffer, responsabile per le Politiche Giovanili del Comune di Trento dell'alternanza scuola lavoro. Se il 2016 viene descritto come una «fase di emergenza», negli ultimi mesi è stata messa in campo una migliore programmazione. «Va molto meglio: le scuole si sono date standard sperimentali e si è deciso cosa comprendere nel monte orario e cosa no». Che sia un primo passo di buon auspicio per l'intero sistema scolastico trentino.