Parola d’ordine: salvaguardare il territorio. Tradotto? Stop a nuove aree. Non solo per insediamenti industriali, per cui la richiesta è stagnante da tempo, ma anche per utilizzi diversi. In sintesi estrema: qualificare l'esistente e sviluppo in verticale (magari riutilizzando i sottotetti) piuttosto che in orizzontale.
G. Tessari, 16 febbraio 2017
La salvaguardia del territorio ed una programmazione più agile, meno legata a lacci e lacciuoli, è una parte sottolineata in rosso del documento di indirizzo del Piano regolatore della città.
Arriva una catena che chiede grandi spazi commerciali per un'apertura? Sistemi una zona da recuperare. Di Prg ha parlato ieri sera alla sua maggioranza il sindaco Alessandro Andreatta e, domani, il tema verrà affrontato in commissione urbanistica. Un documento ad alto tasso di passione che chiude la porta (ma già lo si sapeva) a progetti faraonici vagheggiati nel passato, ma che mette al centro la qualità della vita. «Una città – nota il documento – che si è sviluppata in lunghezza per quasi 20 chilometri ma che è larga appena due. Ed ecco che la Trento del futuro potrà svilupparsi verso l'alto con un riutilizzo intelligente ed ergonomico dei sottotetti: ovvero case, se ne parla molto di questi tempi in Comune, che potranno avere ulteriori sviluppi senza andare ad intaccare del nuovo, prezioso, terreno. A tutela delle generazioni presenti e futuri».
Il sindaco ha detto (anzi ha ribadito) che una proposta complessa ed alto tasso di futuro come il Prg debba avere un percorso il più possibile participativo: «Oltre tutti gli strumenti classici, o all'utilizzo dei social, crediamo che si possa utilizzare l'idea di un laboratorio urbano, di un urban center, per attingere ad idee e proposte. Nel disegnare la città che verrà una componente di sogno, di utopia, di sguardo alto, è normale e giusta. Ma mai come oggi – ha notato il sindaco – si deve fare i conti con la categoria del limite, con il valore della sobrietà con l'etica della responsabilità». Come si traduce nei fatti questo richiamo? «Alle funzioni e ai servizi obbligatoriamente previsti a Trento (e si parla di ospedale, caserme, carcere, uffici provinciali e sedi universitarie) non vanno aggiunte infrastrutture o servizi che rischiano di creare duplicazioni».
Il territorio da risparmiare, dunque. E su questo il primo cittadino ha posto ulteriormente l’accento: «Per rimettere in circolo il patrimonio edilizio esistente sarà necessario prevedere anche soluzioni innovative e sperimentali che possano tenere conto del modificarsi delle necessità abitative. C’è da ricordare il successo del recupero dei sottotetti a fini abitativi (il cosiddetto articolo 87). Ma considereremo, previa valutazione paesaggistica, la possibilità di adeguamenti volumetrici o minime ridefinzioni dei confini di zona». Una pianificazione della Trento che verrà non può presumere dalla mobilità. Ma, anche qui, il documento di indirizzo del sindaco (soc)chiude la porta ai sogni: «In un momento in cui è gravoso realizzare e poi mantenere nuovi servizi, è bene massimizzarne l’utilizzo e, in primo luogo, facilitarne l’accesso.
Pedoni, biciclettte, trasporto pubblico, rete ferroviaria, ma anche i veicoli privati, sono modalità da valutare: confermandolo e modificandole a seconda delle diverse zone della città. Anche il raddoppio della ferrovia del Brennero, per il progetto dell’alta capacità e velocità, al servizio di merci e passeggeri, va colto, fatte tutte le verifiche. Può rendere più funzionale il sistema della mobilità trentino» - ha chiosato Andreatta. Un passaggio lo ha riservato all’agricoltura: «Avanza una nuova generazione di contadini, spesso laureati, attenti al contesto ambientale, sono una categoria di interlocutori preziosi. Da coinvolgere in un percorso condiviso».