La riforma del welfare per gli anziani targata Luca Zeni è stata finalmente presentata alla maggioranza: 16 «Agenzie per l’anziano» — una per ogni Comunità di valle (più il territorio della Val d’Adige) — che coordineranno tutti i servizi, superando la separazione tra assistenza sociale e sanitaria; un unico budget, un solo cda nominato dai Comuni, un direttore generale.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 9 febbraio 2017
La regia politica e finanziaria spetterà alle Comunità di valle cui la Provincia trasferirà interamente i 132 milioni oggi spesi per le case di riposo. Non ci sarà un disegno di legge specifico. Alcuni aspetti normativi verranno definiti con l’assestamento. Il resto sarà fatto con delibera.
Quadro e prospettive
In premessa, l’assessore ha ricordato il numero crescente delle persone con più di 75 anni. Oggi sono 57.186, fra 15 anni saranno 78.699, tra 25 104.029. Oggi i posti letto in casa di risposo sono 4.575, l’8% del potenziale bacino di utenza. Mantenendo la proporzione, tra 15 anni serviranno 6.296 posti letto, per una spesa di 181,4 milioni annui, più 280 milioni per la realizzazione di 21 rsa. Tra 25 anni si arriverebbe a 8.322 posti letto per 240 milioni di euro di spesa annua, più 610 milioni per la realizzazione di 46 rsa. Se si aggiunge che le reti familiari sono sempre più fragili (nel 1971 a vivere da solo era il 15,7% dei cittadini, oggi il 34,1% con un trend costante), il quadro assume tratti drammatici. Attualmente, oltre a 132 euro l’anno per i posti letto, la Provincia spende 23 milioni per i servizi semiresidenziali e 42 per assegni di cura e indennità di accompagnamento.
«Oggi — ha osservato Zeni — i servizi agli anziani vengono erogati da Azienda sanitaria, Comunità, terzo settore, Apsp, volontariato sociale. Questo fa ricadere sull’utente la necessità di comprendere il sistema e di muoversi al suo interno per soddisfare le proprie esigenze. Le persone più deboli sono quelle che vi accedono con maggiori difficoltà».
La proposta
La proposta è avere «un interlocutore unico», senza distinzioni tra aspetti sociali e sanitari. Di qui l’idea dell’Agenzia o «Spazio Argento» come punto di riferimento unico con la mappa completa delle risorse. Le sedi delle case di riposo resteranno ovviamente le stesse, ma le Apsp che le dirigono saranno accorpate nell’Agenzia, una per Comunità. Si avrebbe così un solo consiglio di amministrazione, (16 in tutto, in luogo degli attuali 41) «designato dalla conferenza dei sindaci» un organo da con «massimo 7 componenti». Anche i direttori delle case di riposo — oggi 41 talvolta con stipendi che raggiungono quello del direttore generale della Provincia, 160.000 euro — vedranno ridisegnato il proprio ruolo e in alcuni casi assegnata una nuova sede di lavoro: un solo direttore generale per Agenzia, gli altri saranno o responsabili di struttura, o di area (personale, acquisti...). Qualcuno dei 41 potrebbe anche avviarsi alla pensione, o tornarci, visto che tra di loro c’è anche chi già la percepisce. Le agenzie dovranno prevedere «un organismo consultivo costituito dagli attori che vivono il territorio». Le Agenzie potranno anche convenzionarsi tra di loro. Le Comunità di valle riceveranno il budget (132 milioni) inizialmente in base allo storico. Indicheranno alle loro Agenzie priorità e prospettive di azione seguendo le direttive della Provincia. Vertici a parte, poco dovrebbe cambiare nelle singole case di riposo. «Questa riforma le riguarda solo marginalmente» assicura Zeni. I patrimoni delle Apsp d’origine verranno vincolati alle comunità ed eventuali lasciti potranno essere vincolati alla singola Rsa. In ogni struttura «sarà costituito un organismo rappresentativo del territorio». Zeni assicura che la riforma sarà una «grande opportunità per il terzo settore, perché valorizzerà novità come il co-housing, la residenzialità leggera, il badantato di condominio e veri servizi domiciliari». La centralità della Comunità di valle dovrebbe impedire il rischio di conflitti d’interessi: «Dovranno prevedere il coinvolgimento del privato sociale».
Via libera, ma timori per l’attuazione
Tanto tuonò che poi non piovve. Il Pd del Trentino ha dato ieri il suo via libera — prima come gruppo consiliare e poi come partito — alla riforma del welfare per gli anziani proposta da Luca Zeni. Disco verde anche dalla maggioranza che benedice «l’ottimo lavoro» dell’assessore. Sotto il manto dell’ufficialità, però, il dubbi hanno preso la forma del timore: si riuscirà a fondere i vertici delle rsa senza perdere voti?
In tarda mattinata il primo semaforo verde. «Il gruppo del Pd ha preso favorevolmente atto delle modifiche già recepite dall’assessore e ha quindi condiviso l’impostazione generale della proposta di riforma, che mette al centro il potenziamento dei servizi complementari alla residenzialità in casa di riposo e il coinvolgimento del terzo settore nelle politiche di integrazione socio-sanitaria. Zeni ha confermato la piena disponibilità ad un approfondimento puntuale». L’ex assessora Donata Borgonovo Re, dopo lo scetticismo preventivo dei giorni scorsi, ha sottoscritto. «L’impianto generale — spiega Mattia Civico — è condivisibile. Rimangono alcuni punti aperti come il ruolo del terzo settore, quello della medicina di base e la valutazione dei fabbisogni presenti e futuri».
Il secondo appuntamento, quello con la maggioranza, è stato un po’ più ostico. I comunicato sottoscritto dai tre capigruppo è positivo. «La proposta di riforma — si legge — risulta più che condivisibile». Tutti convinti della gravità del problema, della necessità di superare l’attuale frammentazione e di andare oltre il posto letto per la non autosufficienza. Ognuna delle 41 rsa, però, è un piccolo centro di potere che coinvolge vertici spesso legati alla politica, dipendenti e famiglie. «Giusto mettere così tanta carne al fuoco con elezioni politiche e provinciali alle porte?». «Nessun dubbio sulla riforma — avrebbe sintetizzato Ugo Rossi — ma serve condivisione sul territorio». Tradotto in comunicato: «Sulla tempistica e le modalità di concreta realizzazione la maggioranza ha dato mandato all’assessore di confrontarsi con tutti gli attori del sistema interessati». «Condividiamo la riforma — commenta il capogruppo del Patt, Lorenzo Ossanna — e capiamo che non possa essere portata avanti per stralci. Abbiamo però chiesto a Zeni se in territori complessi come l’Alto Garda, o la Vallagarina, una sola rsa sia la soluzione migliore». «Complimenti all’assessore per il lavoro svolto — premette il capogruppo dell’Upt, Gianpiero Passamani — Ora, però, si tratta di coinvolgere tutte le persone interessate da questa riforma». In serata, arriva anche il via libera di Italo Gilmozzi: «Soddisfatto per il grado di condivisione».