La centralizzazione dei servizi sanitari non serve solo a fare cassetta. In alcuni casi, può salvare la vita. In Trentino, lo ha già fatto. Da quando si è deciso di portare direttamente a Trento le persone soccorse a rischio vita, grazie al servizio di elisoccorso 24 ore su 24, il tasso di mortalità è precipitato dal 6,4% del 2012 al 2,9% del 2014.T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 4 febbraio 2017
Nel caso di infarto, i minuti trascorsi dalla richiesta di soccorso all’angioplastica sono passati da una media di 184 nel 2012 a una di 86 nel 2014. Difficile che pazienti soccorsi con la tradizionale ambulanza a Roma, o a Milano, possano contare su tempi analoghi. In caso di infarto, come di ictus, ogni minuto risparmiato non solo allontana l’eventualità di un decesso, ma anche quella di riportare lesioni permanenti.
I dati sono stati elaborati da Giovanni Pedrotti, oggi primario di anestesia e rianimazione a Rovereto, ma fino all’ottobre scorso responsabile dei medici dell’elisoccorso e per 19 anni lui stesso rianimatore volante. La storia degli elicotteri in Trentino comincia nel 1959, con il primo acquisto. Nel 2010, si incrocia con la riforma della sanità dell’attuale governatore, Ugo Rossi. Tra le altre cose, si decide che 2 saranno gli ospedali centrali (o hub), Trento e Rovereto, gli altri 5 saranno periferici (o spoke, che suona più moderno). «Allora — ricorda Pedrotti — ci si pose il problema di come riorganizzare il soccorso. Un’ipotesi era quella delle automediche. Ne servivano una decina e il costo annuo, calcolato sulla base dell’esperienza della Lombardia, è di circa 1,1 milioni per automedica. L’estensione del volo notturno, invece, sarebbe costato 1,8 milioni l’anno in tutto». Si decise di puntare sugli elicotteri. «Dellai — ricorda Pedrotti — credeva molto nell’elisoccorso e il sistema venne potenziato». Prima della riforma, si procedeva per competenza territoriale. Il paziente veniva trasportato in un primo momento nell’ospedale locale e da questo poi trasferito, a Trento o Rovereto, in elicottero nel caso in cui la sua condizione fosse stata valutata particolarmente grave. Il combinato disposto di riforma ed elisoccorso 24 ore su 24, ha cambiato il protocollo: oggi in Trentino il codice di gravità 2 (infarto, ictus, politrauma ed emorragia celebrale) viene automaticamente centralizzato a Trento, sia che la persona si senta male in piazza Duomo, che a Canazei.
L’avvicendamento tra i due protocolli è avvenuto nel corso del 2013. Pertanto, l’ultimo anno con il vecchio sistema è stato il 2012, il primo con il nuovo il 2014. Per questo, Pedrotti ha confrontato le banche dati di questi due anni e l’esito non lascia spazio a dubbi: quando il paziente veniva portato a Tione, Cavalese, Cles, Borgo e Arco e poi eventualmente «centralizzato», si moriva di più: dal 6,4% al 2,9%.
«Seguendo il dibattito sui punti nascita — osserva il primario — si ha l’impressione che la centralizzazione venga vista come una penalizzazione dei cittadini che abitano nelle valli, ma non è così. Con 16 elisuperfici notturne e 14 campi sportivi agibili, siamo in grado di intervenire entro 12 minuti in quasi tutto il territorio provinciale. Dall’allarme al decollo passa poco più di un minuto, meno di due di notte. Sull’elicottero, insieme al pilota (2 se di notte, ndr), al vericellista, al tecnico del soccorso alpino e all’infermiere c’è sempre un medico rianimatore. Credo sia facile — continua Pedrotti — capire l’importanza di venire immediatamente assistiti da un rianimatore in caso di patologia grave».
Attualmente, garantiscono i turni 24 ore su 24 365 giorni all’anno sui tre vettori destinati all’elisoccorso circa un centinaio di persone, tra cui 15 anestesisti rianimatori (che svolgono il loro servizio per 2/3 in sala operatoria), 14 piloti, 20 meccanici e 20 infermieri. Si è passati dai 1.500 interventi del 2011 ai 2.500 del 2015.
Ieri, intanto, la giunta ha deciso di assumere 11 nuovi autisti soccorritori (400.000 euro) per dotare la Valsugana di un’auto sanitaria nelle ore diurne e potenziare nelle ore notturne la disponibilità di mezzi in «pronta partenza ».
Del resto dalla politica arrivano input spesso diversi da quelli dei sanitari. Filippo Degasperi, consigliere provinciale dei 5 Stelle, ieri ha rispolverato il caso di un parto in ambulanza di una donna giudicariese: «La potentissima e modernissima flotta di elicotteri in dotazione all’azienda sanitaria non è stata in grado di raggiungere le Giudicarie, si suppone a causa del maltempo. Come spesso accade, ad intervenire ci ha pensato un’ambulanza dei volontari della Croce rossa che ha portato la gestante prima a Tione e quindi a Trento. Solo che i tempi di percorrenza erano lunghi e la donna ha dovuto partorire con notevole sofferenza prima di raggiungere il S. Chiara. Dal 2013 al 2015 non ci sono stati acquisti di nuove ambulanze mentre le spese di manutenzione sono state ingenti. Puntare tutto sull’elisoccorso — è la chiosa — discrimina i cittadini delle valli».
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