l segretario del Pd di Rovereto, Roberto Pallanch, ha consegnato ieri sera, in direttivo, le sue dimissioni nelle mani del segretario provinciale Italo Gilmozzi. «Così — è la chiosa finale — non si può andare avanti».T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 3 febbraio 2017
La decisione era nell’aria. La disamina di Roberto Pallanch è impietosa e rivela un disagio covato a lungo in silenzio. Si comincia con il direttivo. «Come noto, il congresso lo vinsi per tre voti in un clima di anomalo aumento dei tesseramenti. L’accordo tra Giulia Robol e Fabiano Lorandi fu di dividere a metà il direttivo. Il risultato fu che i membri vennero nominati in direttivo, non si guadagnarono quel ruolo. Su 18 componenti, oggi mi trovo con due persone che non si sono mai presentate, la maggioranza passiva e quattro cinque persone che partecipano attivamente, ma che sono alla loro prima esperienza politica». Pallanch si aspettava allora un aiuto dal gruppo comunale, formato da persone di più o meno lunga esperienza. «Ci hanno sempre snobbati — lamenta —. Posso tranquillamente dire che tra gruppo e partito il collegamento non c’è». Una mancanza che non pare venga colmata dall’ex sindaco, Andrea Miorandi. «È stato invitato ad ogni direttivo, non è mai venuto. È dal novembre 2015 che non lo si vede in sezione. Per me è gravissimo: è lui il leader del gruppo consiliare, è lui che abbiamo tutti sostenuto alle elezioni. Le abbiamo perse, ma non si può vivere di rancore».
Formalmente, la capogruppo è Luisa Filippi, ma anche lei non pare interpretare il ruolo di cinghia di trasmissione tra partito ed eletti. In questo clima non troppo positivo, si è cominciato a discutere del problema sede, o meglio sedi: il Pd di Rovereto paga l’affitto alla fondazione Ds per quella di Rovereto, quello di Trento il mutuo per la sede di via Bezzi ereditata dalla Margherita: con le spese condominiali, in tutto circa 20.000 euro all’anno per riunioni sempre più rare e «intime». «La sede? Non c’è da scegliere — afferma Pallanch — La mia opinione è che il partito deve trovare cosa fare di quella di via Bezzi e lasciare che in via Tartarotti si faccia un circolo Arci, almeno la useranno i giovani. Noi, per quelle poche volte che ci riuniamo, chiederemo loro ospitalità. Così potranno anche vedere che non siamo marziani. Capisco che quella sede ha una storia importante, ma è un bene materiale privo di significato politico. Ha, invece, significato politico chiedersi perché siamo arrivati al punto di non poterci più permettere una sede». A questo punto la bocca del segretario si chiude, ma non pare che il Pd roveretano navighi nell’oro. Tesi anche i rapporti con l’ex segretario, Fabiano Lorandi. «Basti pensare alle sue considerazioni nell’ultimo giro di mail interne. Non si può fare politica se si continua a riaprire vecchie ferite». Resta da capire se Trento riuscirà a far cambiare idea al segretario cittadino. «So di avere un sacco di limiti, ho accettato l’incarico per spirito di servizio e per lo stesso motivo lo rimetto al partito».
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