"Fino a qualche mese fa in molti erano pronti a scommettere che questa legge non sarebbe stata approvata, considerato che oggettivamente produce una sorta di rivoluzione nel comparto. Ma alla fine abbiamo tagliato il traguardo. Oggi prende il via una riforma che non poteva più attendere, solida, coraggiosa, che guarda al futuro".
Ufficio Stampa Provincia, 3 febbraio 2018
C'è soddisfazione nelle parole del vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi, che a nome di tutta la Giunta commenta l'approvazione, nel tardo pomeriggio, da parte del Consiglio provinciale alla legge di riforma delle cave di porfido.
"Fissare il principio e l'obbligo della prima e seconda lavorazione in cava, introdurre precise clausole sociali per l'occupazione, imporre la tracciabilità del materiale grezzo, impostare i futuri bandi di gara su criteri che premiano investimenti e lavoro sono tutte decisioni che rappresentano per il settore delle cave una svolta radicale - continua Olivi - . Questa legge favorisce le imprese migliori, che rispettano le regole, e che sono disposte a fare in futuro vere politiche di sviluppo, puntando sulla qualità del prodotto. Si tratta anche di una legge che inevitabilmente è andata a toccare qualche interesse consolidato. Ma era necessario guardare oltre gli equilibri esistenti ed il corto respiro della mera sopravvivenza, guardando con coraggio e lungimiranza all'interesse di un settore strategico per l'economia trentina. Abbiamo provato a farlo, e sono contento che alla fine la ragionevolezza e la voglia di rinnovamento abbiano prevalso. La riforma esce dal Consiglio provinciale, valorizzata nei suoi capisaldi fondamentali, con l'apporto anche di miglioramenti nella sua dimensione applicativa".
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Obbligo di lavorare in cava almeno l'80% del materiale estratto, obbligo di tracciabilità e di pesatura del materiale, controlli più stringenti sulla sicurezza, clausola sociale a tutela dei lavoratori (i bandi per la concessione promuoveranno la stabilità occupazionale del personale impiegato o dei lavoratori svantaggiati del settore come i disoccupati di lungo periodo), sanzioni più pesanti in caso di violazioni, maggiori controlli sulla sicurezza nelle cave, bandi e disciplinari di gara redatti dalla Provincia - e non più i Comuni - per evitare i conflitti d'interesse. Dopo mesi di lavoro e giorni di trattative serrate tra l’assessore Olivi, le minoranze, imprese e lavoratori, la riforma del settore del porfido è arrivata in porto, approvata ieri dal consiglio provinciale con 23 voti a favore, 3 contrari (Fugatti, Bottamedi, Cia) e l’astensione di Degasperi, Borga e Civettini. «È una riforma che rivoluziona un sistema opaco», commenta soddisfatto il vicepresidente Alessandro Olivi, «una legge che esce confermata nei suoi capisaldi ».
L’ultima giornata di confronto - in mattinata con i sindaci del distretto del porfido, poi con le minoranze - ha consentito di sbloccare la situazione con il ritiro delle centinaia di emendamenti presentati da Maurizio Fugatti (Lega), Giacomo Bezzi (Fi) e Filippo Degasperi (M5s, che ha presentato un suo disegno di legge bocciato dall’aula ma che in diverse parti è stato recepito dal ddl unificato Olivi-Viola).
Queste le principali novità.
Sanzioni confermate. L’asse tra l’assessore Olivi e il consigliere Degasperi ha portato a casa la conferma delle sanzioni che la riforma inasprisce, come chiedevano i lavoratori: si arriva fino a 12.000 euro per il mancato rispetto del progetto di coltivazione, quando questo comporta grave pregiudizio per la razionale coltivazione dei giacimenti o l'escavazione fuori progetto per un volume superiore a 3.000 metri cubi. La novità frutto della trattativa con Bezzi e Fugatti è che se l’impresa pagherà entro 10 giorni dalla contestazione, si vedrà la sanzione ridotta del 30%, sul modello del «codice della strada».
Volumi estratti. La richiesta delle minoranze era di ammorbidire la sanzione della decadenza della concessione prevista nel caso in cui per tre anni consecutivi l’azienda estragga meno del 40% del volume di materiale da coltivare stabilito nei piani di coltivazione della cava. La novità è che l’azienda potrà presentare un’istanza motivata di deroga alla Provincia. «Si tratta - spiega Olivi - di qualche caso puntuale che può non dipendere dalla volontà del concessionario».
Pesatura. La legge si regge sul principio che tutto ciò che esce dalla cava dev’essere pesato, per evitare la vendita o la cessione del porfido in nero. I cavatori avevano lamentato l’aggravio di costi. Resta dunque l’obbligo di pesare il materiale, ma all’obbligo l’azienda potrà ottemperare non solo la pesatura dei camion ma anche con altri «sistemi idonei». Sarà affidato a Trentino Sviluppo l’incarico di elaborare un metodo di pesatura che sfrutti in particolare le nuove tecnologie come il gps. Il rischio di andare alle calende greche non dovrebbe sussistere perché la legge prevede entro quattro mesi la verifica dell’ottemperanza degli obblighi.
Decadenza della concessione. La norma prevede inoltre due ipotesi di decadenza della concessione, poste a tutela dei lavoratori, nei seguenti casi: stipula di contratti che non prevedono la solidarietà retributiva e contributiva; qualora il concessionario abbia violato norme di legge e dei contratti collettivi nazionali e provinciali riguardanti gli obblighi retributivi e contributivi. Tra la violazione e la sanzione viene introdotto un meccanismo di diffida: il concessionario avrà 30 giorni per presentare le proprie controdeduzioni.
Premi nei punteggi. Nei bandi di gara che saranno redatti dalla Provincia sono previsti punteggi più alti per premiare le imprese locali che mantengono l’occupazione, quelle che possiedono marchi di qualità del prodotto e quelle che si impegnano ad operare in filiera per la lavorazione.
Aggregazioni. Se almeno tre cave vicine si aggregano volontariamente unendo i loro lotti, la legge prevede che si consideri la durata media delle diverse concessioni in essere o, se più favorevole, la media del volume scavato.
Responsabilità solidale. Una delle principali novità introdotte dalla legge riguarda la clausola di responsabilità solidale sulla regolarità contributiva e previdenziale: in sostanza se il concessionario non è in grado di lavorare in cava la quota stabilita (che sarà progressiva e a regime sarà dell’80%), può far lavorare il grezzo da un’altra azienda ma risponderà della regolarità del pagamento degli stipendi e dei contributi ai lavoratori di quell’azienda. Il prossimo passo saranno le delibere della giunta provinciale. Ma le nuove regole ora sono nero su bianco: e in futuro varranno anche per le gare con cui saranno attribuite le concessioni.