«Questa legge è una rivoluzione che scardina un sistema opaco. Deve temerla chi vuole continuare a muoversi nelle nebbie». L’assessore Alessandro Olivi difende a spada tratta la riforma del settore del porfido su cui ieri si è aperta la discussione in consiglio provinciale. In aula è approdato un testo frutto dell’unificazione dei ddl della giunta e del consigliere Walter Viola (Pt), contro cui pendono 400 emendamenti ostruzionistici delle opposizioni, insieme a un altro testo di Filippo Degasperi (M5S).C. Bert, "Trentino", 1 febbraio 2017
La riforma Olivi introduce l’obbligo di lavorare in cava almeno l’80% del materiale estratto oggi il 50% viene ceduto), l’obbligo di tracciabilità e di pesatura, controlli più stringenti sulla sicurezza, clausole sociali a tutela dei lavoratori. Sarà la Provincia, e non più i Comuni, a fare i bandi di gara e i disciplinari per evitare conflitti d’interesse. «Queste saranno le regole d’ingaggio delle future gare, tutti se ne facciano una ragione», avverte l’assessore. Quello del porfido è un settore strategico per il Trentino che viene da anni di crisi nera: dal 2000 al 2014 gli addetti si sono dimezzati (da 1250 a 625, oggi la media è di 8,5 dipendenti per azienda) e la produzione ha fatto segnare un calo da 1.466.000 a 820.000 tonnellate estratte dalle cave.
La prova degli interessi e delle attese attorno alla riforma si è avuta anche ieri: ai lavori del consiglio ha assistito una delegazione dei lavoratori del porfido con i sindacati, che sostengono la legge, mentre nel pomeriggio sono arrivati in piazza Dante una cinquantina di concessionari delle cave con alcuni amministratori del distretto del porfido. Al termine della seduta hanno incontrato Olivi, Viola, Dorigatti e diversi consiglieri. Carlo Giovannini in rappresentanza dei concessionari, Marco Casagranda sindaco di Lona Lases e il vicesindaco di Baselga di Piné Bruno Grisenti hanno lamentato lo scarso coinvolgimento nelle fasi di elaborazione della legge. Tre le richieste avanzate: ridurre alcuni vincoli previsti dalla riforma a carico delle imprese, chiarire i rapporti tra i Comuni e le Asuc, rivedere le sanzioni. Richieste rilanciate dalle minoranze. «Questa è una legge ch introduce formalismi e gabelle, in una fase di crisi rischia di mettere ko il settore», accusa Maurizio Fugatti che chiede la sospensione del ddl. L’assessore ha ricordato il parere favorevole espresso dal Consiglio delle autonomie e ha spiegato che sarà il regolamento di attuazione a chiarire i rapporti tra i Comuni e gli usi civici. Olivi si è impegnato ad andare incontro alle richieste di semplificazione ma senza rinunciare ai capisaldi della riforma: «Il porfido è un bene collettivo, con questa legge mettiamo regole che finalmente alzano la qualità e tutelano il lavoro».
Degasperi ha motivato così il proprio disaccordo con il testo Olivi-Viola: «La proposta di riconoscere alle Asuc la titolarità della gestione del loro patrimonio ma di vincolarle su altri aspetti, come i canoni, non valorizza un patrimonio collettivo e che si rischia di perdere». Viola ha segnalato un emendamento a firma Passamani che prevede l’intesa con i Comuni sul regolamento che riguarda i rapporti con le Asuc in merito a canoni, controlli e responsabilità.
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