Le domande per il reddito di attivazione, la risposta trentina all’Asdi nazionale, sono poche, meno del previsto. Per questo motivo, Alessandro Olivi annuncia «una revisione dei criteri di accesso che ci permetta di essere più inclusivi».T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 29 gennaio 2017
Che cos’è il reddito di attivazione? È il prolungamento dell’assegno nazionale di disoccupazione — ora Naspi — che in Trentino sostituisce l’Asdi prevedendo importi più alti, criteri di accesso più ampi (5.000 euro di Isee per l’Asdi, 8.000 per il reddito di attivazione), ma anche l’obbligo di attivarsi per trovare un nuovo lavoro. Divenuto operativo a con l’inizio dell’autunno, dal 22 ottobre ad oggi sono state presentate 292 domande, 111 sono state autorizzate (per circa 250.000 euro), per 81 scatterà il diniego, le altre sono ancora in fase di istruttoria. La richiesta è stata inferiore alle attese.
«Le proiezioni che erano state fatte — spiega Olivi — ci davano numeri più alti. Abbiamo tenuto monitorata l’immediata evoluzione del reddito di attivazione e ci siamo resi conto che vanno apportati dei correttivi».
Le motivazioni delle poche domande per Olivi sono due. «Una l’avete tirata fuori voi: se il flusso di domande per la Naspi all’Inps è rallentato, rallentato risulta essere anche tutto il resto. A proposito di questo problema, ci tengo a dire che i tempi attuali sono incompatibili con i bisogni dei disoccupati che quasi sempre vedono nell’assegno l’unica fonte di reddito. Personalmente ritengo che i patronati in Trentino facciano un buon lavoro, ma non sta a me indicare un colpevole. Mi limito a dire che questi ritardi sono inaccettabili e che rischiano di vanificare l’impegno sulle politiche del lavoro». Il secondo motivo è interno allo strumento. «Evidentemente, se le domande sono poche è perché i criteri di accesso, nonostante siano più inclusivi di quelli nazionali, sono ancora troppo selettivi. Il reddito di attiva zione è uno strumento diverso dall’Asdi, perché come dice il nome è orientato ad attivare la persona senza lavoro, non è un sussidio di carattere squisitamente sociale». Per quello, in Trentino, c’è il reddito di garanzia. «La nostra attenzione — continua Olivi — non deve essere concentrata sulla marginalità, dobbiamo al contrario preoccuparci di chi rischia di cadere nella marginalità. La crisi, lo sappiamo, ha colpito anche famiglie i cui redditi non erano bassissimi. Credo quindi che si possa rendere ancora più inclusivi i criteri di assegnazione del reddito di attivazione aumentando l’attuale soglia Isee. Ne ho già parlato con il presidente di Agenzia del lavoro, Riccardo Salomone».
Olivi chiude con una considerazione. «Dobbiamo togliere alle politiche del lavoro di sostegno al reddito lo stigma sociale che alle volte si portano dietro. In Germania, dove la disoccupazione è molto bassa, sono molte di più le persone che si occupano di politiche del lavoro. Sbagliano loro? L’impiego a vita ormai è raro. Aiutare il lavoratore a non restare senza reddito nell’immediato e a trovare velocemente un altro impiego è diventato cruciale. Spesi correttamente, i soldi per le politiche del lavoro sono un investimento».
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