Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha menomato l’Italicum tutti gridano: al voto al voto. Tutti tranne qualcuno che, pur non volendo far la parte di Cassandra, ci tiene a spiegare che nuove elezioni non sono per forza la Panacea di tutti i mali, ma anzi, rischiano di far cadere il paese dalla padella alla brace.
U. Cordellini, "Trentino", 27 gennaio 2017
Tra questi il deputato trentino di Democrazia Solidale-Centro democratico Lorenzo Dellai che confessa di essere «molto preoccupato per questo impazzimento generale». Ma anche il senatore del Pd Giorgio Tonini non si mostra entusiasta all’idea del voto a giugno e spiega che ci sono ostacoli di ordine tecnico che impediscono di andare alle urne con le due leggi uscite dalle sentenze della Corte Costituzionale, quella del 2014 sul Porcellum e quella dell’altro giorno sull’Italicum. Dellai non nasconde la preoccupazione: «Ormai sembra che gli arbitri siano diventati i giocatori con decisioni come quella della Corte Costituzionale sull’Italicum che assumono valenza politica, mente i giocatori vogliono fare gli arbitri e decidere quando finisce la partita. In realtà il compito della Corte è quello di valutare la costituzionalità delle legge elettorale, mentre quello del Parlamento è di fare le leggi. Di sicuro, la legge elettorale che risulta dalla sentenza è immediatamente applicabile, ma non assicura la governabilità. E questo è un problema che deve affrontare il Parlamento, non la Corte. Tocca al Parlamento approvare la nuova legge elettorale e trovare il modo di coordinare i sistemi per Camera e Senato». L’ex governatore attacca i fanatici del voto subito: «La posizione di chi dice che si può votare subito è totalmente irresponsabile. Con le due leggi che risultano da due sentenze della Corte Costituzionale c’è il rischio di avere una legislatura ingovernabile». Ma, oltre al problema tecnico legato alle due leggi per Camera e Senato, a preoccupare Dellai c’è soprattutto il quadro politico: «Non si può correre al voto prescindendo da quello che accade. Ci sono molti problemi importanti da risolvere subito a partire dal rapporto con l’Europa, passando per la crisi delle grandi aziende italiane, per il sistema bancario da mettere in sicurezza, dalla gestione del post terremoto. Immaginare di andare subito alle urne vuol dire mettere gli interessi del paese al di sotto, molto al di sotto degli interessi di bottega. Per questo io penso che siamo di fronte a un impazzimento generale. Spero che il Presidente della Repubblica richiami tutti a un minimo senso di responsabilità». Dellai ne ha anche per Renzi e avverte che la voglia di rivincita può portare a una debacle ancora più bruciante e grave di quella al referendum: «Anche la leadership del Pd che ripete come un mantra: “al voto, al voto” non si se si rendeconto che il centrosinistra rischia di essere largamente minoritario. Molti cittadini sarebbero indotti a votare per le forze antisistema ed è tutto da vedere se una eventuale alleanza tra Renzi e Berlusconi possa dar vita a una maggioranza solida di governo. Per cui il Parlamento faccia una legge elettorale e il governo affronti le sfide fondamentali che ha davanti. Invece mi pare di vedere un insopportabile conformismo che punta d arrivare subito al voto».
Anche Giorgio Tonini, da sempre vicino alla leadership del Pd, non si mostra entusiasta sulle elezioni a breve: «Una cosa è evidente: la legge elettorale per il Senato che risulta dalla sentenza della Corte del 2014 ha bisogno di alcuni interventi. In primis perché non prevede le preferenze perché erano state bocciate le liste bloccate. Le potrebbe introdurre il Parlamento, ma a questo punto si porrebbe il problema della doppia preferenza di genere che c’è nella legge per la Camera. Per questo si deve intervenire e lo si deve fare entro i primi di aprile, sennò si salta a gennaio o febbraio».