Questi primi giorni del 2017 sono contraddistinti dall'incalzante richiesta di lumi rispetto al futuro del centrosinistra autonomista, riguardo ai rapporti di forza che esistono o esisteranno tra i partiti di questa coalizione, in merito al dialogo che si debba o non si debba aprire con le forze civiche oggi esterne alla nostra alleanza ma che guidano, con caratteristiche tra loro dissimili, amministrazioni locali della nostra provincia.ù
Sara Ferrari, 16 gennaio 2017
Anche se il modo un po' arrembante e confuso in cui si è aperta la riflessione non ha mancato di suscitare immediatamente incomprensioni e malumori, ritengo del tutto naturale che chi ricopre responsabilità pubbliche e collettive s'interroghi sulle prospettive di futuro che si possono aprire, all'indomani del referendum sulla riforma costituzionale e alla vigilia di possibili elezioni politiche anticipate.
Per farlo, per costruire prospettive, serve però uscire da una modalità di approccio alla questione che mi appare davvero troppo concentrata sulle organizzazioni (partiti e liste civiche) e sui loro referenti politico-amministrativi, e che sembra individuare come perno del ragionamento non un'idea o un progetto, ma una tattica: cosa fa quel partito o quel leader, dove e come si potrebbe muovere, a chi si potrebbe alleare, quali idiosincrasie personal-politiche ciò potrebbe comportare.
Le caratteristiche della stagione politica che stiamo attraversando dovrebbero invece suggerirci di abbandonare l'aritmetica elettorale e l'ingegneria coalizionale, per concentrare lo sforzo creativo, di riflessione e di confronto, su quale proposta abbiamo di Trentino e di futuro e cercare solo dopo e a partire da questa, convergenze con persone, partiti, pezzi di società, disposti a scommettere in quella direzione. I messaggi dobbiamo mandarli ai trentini e da loro raccoglierli, non scambiarceli tra partiti o tra di noi, perché ridare qualità alla politica, riconoscere persone, iniziative e luoghi virtuosi e ripensare il futuro del Trentino nell'ambito della dimensione nazionale, europea e internazionale, sono temi che meritano l'impegno di tutti e che non potranno mai esaurirsi in dinamiche tra simboli di lista o di partito.
In questo senso, credo che un dialogo con la variegata realtà delle liste civiche, esattamente come con tutte le persone che oggi stentano a riconoscersi in una proposta politica, sia una cosa naturale. Certo, purché lo sforzo venga fatto da tutti e tenda - come detto - a ricondurre il possibile punto di incontro (o di scontro) ai temi e non alle vie per unire sigle, o ai progetti personali, né tanto meno dando per scontata la sommatoria in una stessa area (la nostra di centrosinistra) di tutte le persone accomunate dall'essere sindaci o amministratori locali eletti in liste civiche e apartitiche, in effetti spesso tra loro lontane per idee, valori e visione.
Le liste civiche hanno la caratteristica di rappresentare interessi localistici, indubbiamente importanti ed anche prioritari per i cittadini di ciascuna singola comunità, ma che solo a partire da un confronto serio sul futuro di tutto il Trentino e sulle progettualità per costruirlo, potranno dimostrare di essere adeguati a confrontarsi con la complessità che il governo di una autonomia speciale come la nostra presuppone. Dovremo dunque sapere, prima o poi, quale proposta da quel fronte potrà arrivare sulle sfide che ci aspettano - ad esempio - in termini di occupazione, migrazioni, salute, istruzione, sostenibilità, autonomia.
Dobbiamo quindi riportare il confronto sull'analisi dell'esistente e poi sui contenuti e sulle scelte programmatiche, in modo da poter presentare le proposte circa l'offerta politica e le modifiche istituzionali, come conseguenza di un ragionamento e di una visione condivisa, non viceversa.
Se per fare queste cose saranno necessari strumenti politici ed istituzionali nuovi o rinnovati, dovremo non averne timore. In fondo un partito o una coalizione non devono mai essere un fine ultimo, ma solo mezzi, certamente importanti, da usare per cambiare la politica, per rinnovare le istituzioni, per elaborare risposte inedite alle crisi che attraversiamo.