Per una partita che sta per chiudersi («Sul punto nascita di Cavalese invieremo a Roma tutti i documenti, vedremo se ci accorderanno altro tempo o no), un’altra è sul punto di riaprirsi: «La riforma delle Rsa è quasi pronta, abbiamo recepito alcune osservazioni, ora non sono disposto a farne oggetto di mercato: vedrò la maggioranza, o c’è il via libera o non c’è». Luca Zeni, assessore alla salute, fa il punto della situazione sui molti nodi aperti della sanità.A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 15 gennaio 2017
I pediatri dei reparti di Trento e Rovereto hanno declinato in blocco l’offerta dell’Azienda sanitaria per coprire i turni necessari a tenere aperto il punto nascita di Cavalese. Hanno detto no a dispetto di un’offerta economicamente generosa: 600 euro lordi più il rimborso spese per dodici ore di servizio. Ora che cosa succederà?
«Nel giugno dello scorso anno abbiamo ricevuto la deroga da parte del comitato ministeriale per il percorso nascita. In base a quella deroga, i punti nascita di Cavalese e Cles potevano restare aperti pur non raggiungendo i mille parti l’anno, ma attestandosi su un minimo di 500. Non si trattava, però, di una deroga sine die ed era legata alla garanzia di precisi standard di sicurezza. Ogni sei mesi sono previste verifiche, che sono imminenti. Nel frattempo si è verificato anche un ulteriore calo delle nascite, che in questo caso non aiuta: nella valli di Fiemme e Fassa le famiglie nel 2016 hanno generato 235 figli, ma i parti a Cavalese sono stati ottanta. È un dato che, comunque, certamente risente dell’apertura solo 12 ore su 24».
La deroga da parte di Roma è arrivata il 23 giugno scorso. I sei mesi sono quasi finiti: quando incontrerete il comitato nazionale?
«Non c’è una data fissata. Comunque presto faremo il punto, spiegando che, per mancanza di professionisti, non siamo in grado di riaprire 24 ore al giorno, come ci è stato chiesto. Nei prossimi giorni invieremo a Roma la documentazione che elenca tutti i tentativi che abbiamo compiuto per trovare i sei pediatri necessari a tenere aperto il punto nascita. Vedremo se il comitato nazionale non ci rinnoverà la deroga o se, invece, ci accorderà ulteriore tempo per cercare altre soluzioni».
Con la firma del primo ministro Gentiloni, del ministro della salute Lorenzin e del ministro dell’economia, Padoan, il governo ha dato il via libera ai nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea), tra cui quelli che riguardano la protonterapia. Ci saranno effetti concreti per il centro di Trento?
«Siamo entrati nell’ultima fase, ora è ufficialmente sancito il diritto di chi è affetto da alcune patologie a essere curato con la protonterapia, indipendentemente dalla regione italiana in cui risiede. A Trento, dunque, non occorrerà più che i pazienti provenienti da altre regioni debbano ottenere preventivamente l’autorizzazione alla copertura dei costi da parte della propria azienda sanitaria, pena il non poter essere curati. Per completezza d’informazione, tuttavia, ricordo che il nostro centro già oggi è molto rigoroso nel valutare l’appropriatezza della protonterapia per ogni singolo caso. Anche in futuro, quindi, se la protonterapia non sarà considerata un’indicazione terapeutica appropriata per la patologia di un certo paziente, non sarà erogata».
Veniamo a un altro tema importante per il suo assessorato: la riforma dell’assistenza agli anziani. Il governatore Ugo Rossi ha detto che «la riforma è quasi pronta ma, se non ci saranno le condizioni per un riordino che abbia un senso complessivo, piuttosto che qualche aggiustamento è meglio non fare niente». Può chiarire il senso di questa frase? Dopo aver dimostrato, anche con gli incarichi alla Bocconi, che occorre intervenire altrimenti l’attuale sistema tra pochi anni non sarà più sostenibile, non se ne fa più nulla?
«Ciò che ho detto alla giunta, e credo che sia anche il senso che Rossi voleva dare alla sua dichiarazione, è molto semplice: la proposta è quasi pronta ed è una proposta di sistema; proprio per questo, non sono disposto a farne un oggetto di mercato, con l’apertura di trattative per tutelare questa o quella situazione particolare. Dunque confermo che la riforma dell’assistenza agli anziani è una delle priorità del mio assessorato. La proposta di sistema sarà presentata alla giunta e alla maggioranza: abbiamo recepito alcune osservazioni che sono nate in questi mesi di confronto con i territori, ma ora non farò altre trattative. Sul documento di sistema o c’è il via libera o non c’è. Poi nella fase di attuazione si potranno operare nel dettaglio eventuali aggiustamenti».
Con i nuovi Lea, il ministro Lorenzin ha annunciato il via libera anche alla fecondazione assistita eterologa. Il centro di Arco è pronto?
«Il centro di Arco è stato oggetto di un investimento di 500.000 euro per essere potenziato. Con l’inserimento nei Lea, in ogni caso, chi si rivolge a un centro anche fuori regione ha le cure coperte dal nostro sistema sanitario».
Infine, i vaccini: un anno fa, quando Roma domandò alle regioni di spingere maggiormente sulle vaccinazioni, anche la Provincia di Trento fece presente che sarebbe stato difficile organizzare da subito un calendario di vaccinazioni così fitto. Collegato ai nuovi Lea, ora c’è un piano nazionale vaccini potenziato. La Provincia è pronta?
«Certo. Il tema è tornato in auge soprattutto in relazione alla meningite. Per quanto riguarda gli altri, alcuni vaccini resi gratuiti nel resto d’Italia, da noi lo erano già. Abbiamo una buona copertura e, se questa dovesse scendere sotto i livelli minimi, introdurremmo l’obbligatorietà».
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