Negli ultimi anni non è capitato spesso, all’assessore provinciale alla cultura di turno, di incassare il plauso di Lucia Maestri. Ne sanno qualcosa Franco Panizza e Tiziano Mellarini a cui l’esponente democratica, prima da responsabile di settore in giunta a Trento e oggi da consigliera provinciale, non ha mai risparmiato critiche di merito.
A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 13 gennaio 2017
Non era un atteggiamento aprioristico e ieri se ne è avuta la prova: «Sono molto soddisfatta — dice la presidente della quinta commissione del Consiglio provinciale — perché, rispetto al modo in cui il percorso era partito, la situazione prospettata da Mellarini durante i lavori è molto migliorata. Ho registrato un’apertura significativa». Gli effetti si sono visti sia sui contenuti, sia sui tempi. Mellarini ha aperto al quarto polo, conferendo autonomia all’etnografia. «Inoltre — spiega Maestri — l’assessore ha dimostrato di recepire anche le richieste avanzate dalle biblioteche, soprattutto quelle più piccole, nelle valli, di costituire una federazione.
L’obiettivo è portare la qualità a livello omogeneo su tutto il territorio. Non solo per quanto riguarda i prestiti, ma anche per armonizzare i bandi, le assunzioni del personale, la contrattualistica che oggi può variare anche di molto a seconda del Comune a cui fa riferimento la struttura. Del resto il principio di fondo, che lo stesso Mellarini ha abbracciato, è che o la cultura è di tutti, o non è». Ora per la commissione si apre la fase delle audizioni: «Nella prossima seduta metteremo a punto un primo elenco di soggetti da invitare. Come ha caldeggiato Passamani, bisogna prendersi il tempo giusto per fare una buona legge. E lo faremo». I nodi, comunque, non sono tutti sciolti. Lo ha ricordato durante il dibattito in commissione Marino Simoni (Progetto Trentino) che ha chiesto ai commissari «un ragionamento per promuovere la possibilità di tutti i cittadini trentini di fruire delle opportunità culturali offerte da Trento e Rovereto» e ha richiamato l’attenzione sulla necessità «di rilanciare il ruolo dell’università nel disegno culturale del Trentino».
Per quanto riguarda i rapporti tra i territori, non è ancora chiaro se e come il Centro Santa Chiara potrà integrarsi (senza assorbirlo) con il coordinamento teatrale trentino.
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Un emendamento della giunta al disegno di legge di riforma del settore della cultura: così nascerà il quarto polo. Ieri l’annuncio ufficiale all’apertura dei lavori della Quinta commissione. Il nuovo polo dell’etnografia non sarà comunque guidato da San Michele. Tra le novità, poi, la scomparsa della Sovrintendenza (si muoverà verso un’agenzia provinciale). Lucia Maestri parla di un miglioramento rispetto alla prima versione del disegno di legge.
L’assessore alla cultura, Tiziano Mellarini, presenterà un emendamento di giunta alla riforma del settore prevedendo quattro poli museali al posto dei tre presenti nel testo attuale. L’annuncio ufficiale, anticipato dal Corriere del Trentino la settimana scorsa, è arrivato ieri all’apertura dei lavori della quinta commissione. Oltre al polo della scienza, al polo storico e al polo dell’arte contemporanea, nascerà il polo dell’etnografia, che non sarà comunque coordinato dal Museo degli usi e costumi della gente trentina di San Michele all’Adige, il cui direttore Giovanni Kezich ha criticato a più riprese la riforma. Il testo potrà cambiare ancora: arriverà in Aula non più in aprile, ma a maggio o giugno.
Da tre a quattro
Il pezzo forte della riforma è il nuovo disegno del sistema museale. Verrà completato l’accentramento degli aspetti amministrativi e gestionali, coordinati dal Mart. I musei verranno suddivisi in quattro poli per «evitare sovrapposizioni nella programmazione che, oltre a essere costose, diventano disservizi per i cittadini». Ogni polo avrà un coordinatore che però, ha sottolineato Mellarini, «non interverrà nella distribuzione delle risorse», la cui erogazione resterà in capo alla Provincia.
Il polo scientifico sarà guidato dal Muse e includerà anche il museo geologico delle Dolomiti di Predazzo e quello delle palafitte di Ledro.
Il polo della contemporaneità verrà coordinato dal Mart e comprenderà anche la Galleria Civica di Trento e casa Depero, «struttura mai decollata ma fondamentale», ha detto l’assessore. Il polo della storia sarà guidato dal Museo storico e includerà anche Casa Degasperi e (almeno per il momento) il Castello del Buonconsiglio con Castel Beseno, Caldes e Thun. Mellarini ha incluso anche il Museo Caproni, «da mettere in rete con gli altri musei aeronautici italiani». Lo schema è definito ma non ancora definitivo: sarà infatti una delibera, e non la legge, a fissare per ciascun gruppo il soggetto coordinatore e gli affiliati. Per quanto riguarda il polo dell’etnografia, caldeggiato da Lorenzo Baratter (Patt) dopo l’iniziale inclusione nel polo scientifico, se non sarà guidato dal museo di San Michele si prospettano due soluzioni: un coordinatore esterno alla rete di musei etnografici e ecomusei, o una guida diretta in capo all’assessorato stesso.
L’incognita
Per il Buonconsiglio e i manieri, però, si profila una soluzione diversa: «Un nucleo a parte — dice Mellarini — da collocare nel polo della sovrintendenza per la quale, nella prospettiva di semplificarne le procedure, Piazza Dante sta ipotizzando la costituzione di un’agenzia». Passaggio che, comunque, non avverrà in legge. La riforma del comparto prevede anche l’abolizione del Forum delle politiche culturali, la cui funzione di supporto sarà svolta dall’istituto di statistica sulle attività culturali. Con la riforma dovrebbero nascere anche i distretti culturali in base «all’omogeneità dei prodotti, come avviene per i castelli o l’etnografia». Per le biblioteche, l’obiettivo è la costituzione di una federazione che alzi la qualità su tutto il territorio.
Gli spettacoli
Per quanto riguarda gli spettacoli, confermata l’erogazione delle risorse attraverso il fondo unico per lo spettacolo e un sistema di valutazione affidato a «una commissione esterna di quattro esperti». Un altro obiettivo è quello di applicare il modello regionale dell’orchestra Haydn ad altri settori, per esempio la danza.
Durante il dibattito, Giampiero Passamani (Upt) ha chiesto e ottenuto l’apertura di un dibattito in commissione con i soggetti interessati dalla legge «prendendo il tempo necessario». Ieri la quinta commissione ha aperto anche il disegno di legge Baratter sulla valorizzazione del dialetto e ha ascoltato la relazione del sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, sulla partecipazione del capoluogo al concorso per la capitale 2018 della cultura italiana.