«Non li considero un’armata Brancaleone, guardo con rispetto a chiunque faccia proposte di governo, ma ai sindaci civici dico che governare la Provincia non è amministrare un Comune, e per governare insieme occorrono dei paletti programmatici».
C. Bert, "Trentino", 6 gennaio 2017
Italo Gilmozzi, segretario del Pd, apre al dialogo con gli amministratori delle liste civiche (che hanno annunciato a breve la loro discesa in campo) ma mette in guardia la maggioranza sull’ansia di allargamento in vista delle provinciali 2018: «Non illudiamoci che per vincere basti una somma di partiti, nemmeno sommare i civici al centrosinistra autonomista. Serve un progetto unitario, una visione forte del Trentino che vogliamo. Altrimenti prevarranno i messaggi populisti, come quelli degli assessori della val di Fassa sui profughi, e sarebbe devastante».
Per cominciare Gilmozzi guarda dentro la coalizione: «Su alcuni temi, dall’omofobia alla doppia preferenza, il Pd è stato lasciato solo. Non ci sono temi di serie A e di serie B, questo lo diciamo con forza ai nostri alleati. Come Pd dobbiamo invece essere di più sul territorio, a partire dai nostri consiglieri provinciali, e riflettere sull’opportunità di dare vita a una relazione più stretta con i nostri alleati, penso innanzitutto all’Upt». Di una «forza territoriale per governare contro i populismi» ha parlato il sindaco di Rovereto Francesco Valduga (Trentino di ieri). I sindaci (della rete civica fanno parte tra gli altri Roberto Oss Emer di Pergine, Mattia Gottardi di Tione, Maria Ceschini di Cavedine, Stefano Bisoffi presidente della Comunità della Vallagarina) indicano nella vicinanza ai cittadini il loro punto di forza.
Ma Gilmozzi avverte: «Non hanno l’esclusiva di essere vicini alla gente, li sfido ad essere più territoriali di me che faccio l’assessore e il segretario di un partito». Dopo la pausa natalizia, la prossima settimana riprenderà l’attività politica. I partiti di maggioranza hanno in previsione un vertice dove tra i temi in agenda ci sarà anche il rapporto con i mondi civici che alle ultime comunali hanno dimostrato tutta la loro forza e oggi fanno gola in vista del 2018. L’Upt ne discuterà nella propria assemblea del 28 gennaio, dove chiamerà a raccolta la società civile, mentre resta ancora coperto l’assessore Carlo Daldoss, da tutti indicato come interlocutore privilegiato degli amministratori sul territorio.
Il Pd lunedì ha convocato l’assemblea provinciale che dovrà ripartire dalle fratture interne dopo la sconfitta al referendum costituzionale. I garanti del partito - investiti da tre iscritti (Paolo Mirandola, Giancarlo Gallerani e Anna Pironi) del caso dei quattro dissidenti che si sono espressi per il no (Bruno Dorigatti, Violetta Plotegher, Fabiano Lorandi e Vanni Scalfi) - hanno comunicato che un intervento sanzionatorio non rientra nelle loro competenze. «La questione è politica - ribadisce il segretario - resto convinto che chi ha ruoli politici o istituzionali nel Pd e si è espresso per il no abbia sbagliato, ma in Trentino non si sono visti i comportamenti di alcuni esponenti nazionali che hanno fatto campagna per il no. Resta il tema, che dobbiamo affrontare, di come si sta insieme in un partito. Democrazia non è fare ognuno quello che si vuole, ma confrontarsi e poi rispettare le scelte assunte dal partito». All’assemblea Gilmozzi rilancerà il lavoro delle commissioni interne: «Sono lo strumento con cui il Pd preparerà la sua proposta politica per i prossimi anni, anche su temi, penso all’agricoltura, che ci hanno visti più ai margini». Quanto alla gestione unitaria del partito (tradotto: entrare in segreteria) chiesta dalla minoranza con un documento presentato all’ultimo coordinamento, il segretario frena: «C’è spazio per tutti quelli che vogliono lavorare per il partito. Segnali di disponibilità ne abbiamo già dati, ricordo che c’è chi dopo il referendum chiedeva di cambiare il capogruppo e i segretari di Trento e Rovereto...».