Cerniera naturale tra la maggioranza che sostiene Italo Gilmozzi, di cui fa parte, e la minoranza di Elisabetta Bozzarelli, Luca Zeni prova a infondere ottimismo: «Ci sono i presupposti per lavorare insieme». L’assessore si sforza di sminuire l’afasia politica in cui pare caduto il Pd e invita a non agitarsi troppo per i molti movimenti che si registrano al centro. «Abbiamo una legge elettorale che premia bipolarismo e grandi forze».
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 7 gennaio 2017
Assessore, il Pd non litiga più come prima del congresso, ma il prezzo della pace pare l’assenza di proposte politiche. Mesi per comporre una segreteria la cui operatività è per lo meno dubbia.
«Io cerco di vedere gli aspetti positivi. Nell’ultima assemblea ho colto in ogni intervento la consapevolezza di una necessità di rilancio del partito. Tutti, indipendentemente dalle diverse sensibilità, si stanno ponendo la domanda “cosa fare?”. Io penso che si debba avere chiaro l’obiettivo, ossia trovare il corretto equilibrio tra la stabilità e la novità. Il valore aggiunto del Pd è e sarà recuperare la programmazione del futuro come metodo di governo».
Lei guarda il positivo, ma l’ultima volta che vi siete occupati di questioni concrete è stato sul futuro del credito cooperativo. Tra voi c’erano divergenze e il tema è stato accantonato. Ma ha senso un Pd del Trentino che non riesce nemmeno a parlare di cooperazione?
«Ognuno di noi è concentrato in maniera settoriale su alcune politiche, io ad esempio sulla sanità. Il rischio che la sintesi sia data dalla somma delle singole politiche è reale. Il luogo dove elaborare la sintesi sono certamente le forze politiche e sono convinto, come dicevo, che questa consapevolezza sia maturata».
Nell’ultima assemblea c’è stato il tentativo di proporre una segreteria unitaria, fallito. Secondo lei ci sono le condizioni per una gestione unitaria?
«A differenza che a livello nazionale, da noi nessuno si è organizzato per contestare l’azione di governo. Certo, solo nei piccoli partiti identitari si può essere tutti d’accordo, in quelli grandi come il nostro è naturale che alberghino sensibilità diverse, ma condividiamo valori, prospettive, mi pare che le premesse per lavorare tutti insieme ci siano».
Recentemente, Ugo Rossi ha detto che la coalizione ha davanti due prospettive: o i partiti intercettano nuovo consenso, o servono altri innesti. Il civismo, intanto, si organizza.
«Il civismo non è una novità, è ormai una consuetudine per il Trentino. L’importante non è discutere, ora, di quale lista sì e di quale no. Sarebbe sbagliato porre paletti. Bisogna partire dal Trentino che vogliamo intorno a questo costruire la coalizione. La nostra legge elettorale rende difficile la nascita di un terzo polo e non premia, anche all’interno della coalizione che vince, le liste minori. Non credo sia il caso di agitarsi».
Upt, Patt, Daldoss, Valduga, il centro pare per lo meno molto presidiato, ma i voti voi non rischiate di perderli più sul fronte dell’antipolitica?
«Per questo resto convinto dell’importanza del Pd all’interno della coalizione. Quello che dobbiamo fare è da un lato riconoscere i molti fondamentali su cui il Trentino è forte, dall’altro prendere atto che, in un mondo che cambia, cambiare è necessario. In questo il Pd può fare la differenza. Dobbiamo anche consolidare i rapporti con Bolzano, non per un folkloristico sentimento tirolese, ma perché il bacino d’utenza di certe politiche, penso alla sanità, è fondamentale».
Nel frattempo, il quadro potrebbe essere modificato dalle elezioni politiche.
«Sì, credo che si voterà prima dell’estate, ma non credo che questo potrà destabilizzare il quadro provinciale. Sono convinto che Renzi, dopo aver dimostrato anche capacità autocritiche, saprà rilanciare l’azione del Pd e l’esito del voto sarà positivo. Ma pure se così non fosse, il voto delle provinciali non si è mai appiattito su quello delle politiche. Sta a noi aggiungere credibilità alla proposta politica locale».