La manovra di bilancio che ci accingiamo a votare rappresenta un passaggio fondamentale di questa quindicesima legislatura e segna lo scarto decisivo tra un lungo e complicato periodo post crisi, dal quale il Trentino esce profondamente cambiato nella sua struttura economica e sociale, ed un nuovo percorso di sviluppo, alla cui base si vuole porre, una positiva combinazione di strumenti per la crescita e di azioni volte a garantire la coesione sociale e territoriale.
Alessio Manica, 20 dicembre 2016
Il contesto in cui si colloca questa manovra è quello di un’economia che su scala globale ha continuato una sua seppur lenta crescita, che non ha però evitato il crescere delle disuguaglianze economiche e soprattutto sociali e l’ampliamento della fascia di popolazione in povertà e del bacino di coloro che ne sono a rischio.
La crescita economica è stata ancora più attenuata nell’area Euro e in Italia, seppur sostenuta - a fronte di politiche europee ancora ispirate ad una sempre più insostenibile austerità - da una politica monetaria espansiva.
Le previsioni sulle principali variabili economiche confermano per il Trentino un trend migliore rispetto a quello nazionale, sia per quanto riguarda la crescita del prodotto interno lordo assoluto sia in termine pro-capiti a parità di potere d’acquisto. I valori economici, come confermato dalla recente indagine trimestrale sulla congiuntura economica della Camera di Commercio, si confermano nettamente migliori di quelli nazionali e al passo con i valori di riferimento dell’area mitteleuropea. In tal senso confortano anche i recenti dati pubblicati dall’Istituto di Statistica della Provincia, che indicano un aumento del livello di soddisfazione dei trentini e delle trentine verso la loro vita.
La recente approvazione della manovra nazionale, avvenuta in un frangente politico estremamente delicato e volatile, ha garantito alla nostra Provincia e al sistema delle Autonomie locali lo sblocco degli avanzi di amministrazione e del fondo pluriennale vincolato e, conseguentemente, la disponibilità di importanti risorse da destinare ad investimenti strategici per il nostro territorio e per le nostre comunità. Si parla di ospedali, scuole, strutture pubbliche, strade, reti di servizi. Di questo importante risultato va dato merito all’azione del Presidente Rossi, al governo Renzi e all’intera maggioranza di centrosinistra autonomista che in maniera compatta, tanto a Trento quanto a Roma, si è mossa con lo scopo di liberare risorse da investire in tempi certi sul nostro territorio. Lo chiedevano i Comuni e la comunità trentina, ed è quindi un risultato che merita di essere sottolineato, tanto più considerando la naturale contrazione degli investimenti pubblici.
Questo passaggio ha rappresentato di certo un segnale importante non solo sul piano economico e finanziario ma anche e soprattutto su quello politico, con il riconoscimento degli Accordi siglati tra la Provincia e lo Stato in una dialettica collaborativa portata avanti su un piano paritario e in una logica, forse per la prima volta, davvero federale. Questo dimostra a nostro parere come il futuro della nostra Autonomia non possa che fondarsi su un dialogo responsabile e paritario tra i diversi livelli di governo, e di come la nostra specialità dovrà trovare sempre di più la propria distintività nella capacità di produrre risorse e di essere - per l’Italia e per l’Europa - un laboratorio di autogoverno e buone pratiche. È una banalità ma la nostra forza non è certamente nei numeri.
Ricordiamoci ancora una volta che autonomia significa prima di tutto responsabilità e capacità di autogovernarsi. Lo dimostra bene questa manovra, le cui previsioni finanziarie sono state elaborate tenendo conto che le entrate saranno alimentate in via quasi esclusiva dal gettito fiscale prodotto sul nostro territorio. È chiaro quindi che il primo obiettivo non può che essere quello di stimolare e supportare la crescita, perché dalla capacità produttiva del territorio dipende la quantità di risorse che saranno disponibili nei prossimi anni per investire in servizi e strutture pubbliche. In particolare c’è la necessità di sostenere gli investimenti produttivi, privati e pubblici, per avviare una crescita che non sia volatile ma strutturale.
Bene quindi l’intervento per spingere la finanza di progetto occasione anche per gli enti locali per politiche innovative.
I 21 miliardi di risparmi privati giacenti negli istituti bancari sono la cartina al tornasole di una comunità ancora “sopita”: la generazione di risorse non può raggiungere i livelli necessari a garantire il benessere acquisito se nel motore non entra anche un po' di quel capitale riposto nel cassetto per prudenza o, a volte, per paura. Le istituzioni devono riuscire a generare la fiducia necessaria per coinvolgere l’intera comunità, e quindi anche le risorse private, nella costruzione del futuro di questa terra. Forse questa è la sfida più complessa ma nodale.
La manovra va nella giusta direzione, implementando degli strumenti in grado di sostenere concretamente il trend positivo recentemente rilevato anche dal Presidente della Confindustria del Trentino Bonazzi, il quale ha sottolineato come il 2016 sia stato positivo per l’economia trentina, con un consolidamento della ripresa e l’incremento del numero degli occupati (l’Adige, 29/11/2016). Questa analisi è sostenuta anche dal recente dato sulla propensione all’investimento delle aziende trentine, che evidenzia come nel 2016 gli investimenti siano cresciuti di quasi due punti percentuali rispetto all’anno precedente e di come l’84 % delle imprese trentine abbia sostenuto degli investimenti nel corso dell’anno corrente. Un altro dato di recente pubblicazione, che conferma il buon momento dell’economia trentina, è quello relativo alla previsione di assunzioni da parte delle imprese trentine; il 28% di queste prevede infatti di effettuare assunzioni nel corso del 2017, in aumento rispetto alla medesima rilevazione del 2016.
Questi dati ci dicono che è il momento giusto per scelte coraggiose, talvolta impopolari ma in grado di dare gambe alla fiducia che le imprese dimostrano non solo a parole ma anche con i fatti. Come ha scritto recentemente Mariana Mazzuccato, Professoressa in Economia dell’Innovazione alla University of Sussex, “aumentare gli investimenti è essenziale per il futuro dell’Italia e quindi anche per la possibilità di un’Unione Europea più forte, così come è fondamentale mutare le relazioni pubblico-privato per renderle meno focalizzate sui sussidi e più orientate a fornire opportunità di innovazione e trasformazione”.
E’ quindi fondamentale anche l’operazione di riordino dei conti attuato in questi anni se vogliamo pensare di ricorrere ancora in futuro alla leva del debito per attivare investimenti, leva che non va demonizzata ma usata con equilibrio.
La manovra agisce sul contesto proprio in questo solco, dando strumenti e sostegno a una crescita qualitativa. Giusta la decisione di aiutare tutti, attraverso la conferma delle agevolazioni IRAP e IMIS - che si aggiungono alla riduzione tariffaria nazionale sull’IRES - ma bene anche la scelta di passare da una logica distributiva ad una logica selettiva, prevedendo misure particolari ed incrementali per quelle imprese che investono, assumono - giovani e donne in primis - e innovano. Lo si fa attraverso politiche fiscali innovative che a nostro parere saranno in grado di sostenere e valorizzare il lavoro delle imprese disponibili ad investire in una crescita del proprio assetto organizzativo e produttivo, e di conseguenza di quello territoriale. Questa logica selettiva e premiale consentirà di sostenere in modo concreto l'occupazione, l'innovazione e gli investimenti produttivi, anche grazie alla promozione di processi di contrattazione e concertazione che nel nostro territorio si sono fatti prassi e valore istituzionale. Proprio per consolidare quest’ultimo segno distintivo e virtuoso abbiamo depositato una proposta emendativa volta a riconoscere l’importanza del Laboratorio per le relazioni sociali di TSM e dell’investimento in un programma di formazione continua alle relazioni sindacali.
Meritano di essere menzionate anche le novità in materia di Pubblica Amministrazione, volte alla semplificazione, all’efficienza e al rinnovamento; le misure a sostengo della nuova imprenditoria, prima di tutto giovanile e femminile; la conferma delle misure a favore delle start-up innovative. I dati ci dicono che il 9% delle imprese trentine sono imprese giovani e che la nostra Provincia è il territorio in Italia con il più alto tasso di start-up innovative. Giusto investire su questi processi, perché è solo con una PA al passo coi tempi e con imprese giovani ed innovative che si può rigenerare il tessuto economico trentino.
È investendo sull’ecosistema digitale e della conoscenza che si migliora e rende più competitivo il nostro ecosistema produttivo. Questa manovra mette in campo strumenti e risorse per sostenere il sistema territoriale dell’innovazione, anche attraverso la conferma del budget per la ricerca e l’innovazione, gli investimenti in alta formazione e la messa a regime di nuovi strumenti per il trasferimento tecnologico, in un’ottica di internazionalizzazione e specializzazione intelligente. La competizione mondiale si gioca sul ruolo e sulla qualitàdei luoghi del sapere, saldando l’alleanza tra conoscenza, innovazione e impresa. Confermare le risorse disponibili per il mondo della formazione, ricerca e innovazione, anche recuperando nuove risorse per il diritto allo studio è, in un quadro di risorse calanti, una scelta politica forte; è la scelta di chi ha capito e crede che il domani si costruisce oggi e che investire in conoscenza e ricerca non sia - come spesso sentiamo dire con superficialità - uno spreco, ma l’unico modo possibile per immagazzinare futuro, per essere attrattivi e competitivi e, in definitiva, per costruire di giorno in giorno le condizioni per il nostro sviluppo.
Sull’altro lato la manovra interviene con lungimiranza sul mondo del lavoro, coniugando un forte livello di protezione sociale con la richiesta di una maggiore produttivitàdel sistema. Chi resta indietro va aiutato e coinvolto con politiche di comunità attive e passive.
Mi permetto di ricordare i quasi 70 mln del Progettone, che il tanto richiamato Sudtirol non mette in campo.
Si cerca di uscire dalla logica assistenziale, facendo in modo che gli strumenti di protezione siano al contempo strumenti di attivazione e promuovendo politiche attive in grado di sviluppare saperi, conoscenze, nuovi percorsi formativi, percorsi di alternanza scuola/lavoro ecc. È di fondamentale importanza farsi carico dell'occupabilità dei lavoratori e per fare questo crediamo serva un patto tra imprese, lavoratori e istituzioni, in grado di accompagnare le transizioni professionali in un mondo flessibile e mutevole. Il Trentino è attrezzato per farsi carico di questa sfida, e la manovra arricchisce ulteriormente la cassetta degli attrezzi a disposizione dei molti soggetti che operano nel mondo del lavoro affinché si possa garantire che nessuno resti indietro e solo.
Dobbiamo offrire un contesto complessivamente favorevole al fare impresa e non solo concentrarci sulle virgole dei pur necessari incentivi.
Le misure previste in favore del settore turistico - ed in particolare quelle volte alla sua internazionalizzazione e destagionalizzazione - e agricolo completano il quadro di una manovra che cerca di imprimere un cambio di marcia al Trentino, guardando al futuro con fiducia ma soprattutto con la volontà di crescere assieme. Alla Giunta chiediamo uno sforzo ulteriore per produrre più qualità e prodotti a più alto valore aggiunto, soprattutto in campo turistico ed enogastronomico. Il marchio territoriale e i messaggi promozionali devono andare di pari passo con un incremento della qualità delle produzioni e dei servizi, che devono essere orientanti all’eccellenza e alla riconoscibilità territoriale. Produrre meno per produrre meglio verrebbe da dire. Bene in tal senso l’investimento sul marchio di Qualità del Trentino, ma siamo convinti che serva un approccio maggiormente integrato, che può essere realizzato solo attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema e uno sguardo più lungo sul Trentino di domani. Dietro il brand va rafforzata la sostanza di un territorio, valorizzando le produzioni di qualità, le produzioni pulite, le produzioni artigianali e – in definitiva - gli elementi distintivi di un territorio di montagna, unico, irripetibile, ma complesso e faticoso.
Non può esserci crescita senza equità, senza inclusione e senza coesione socio-territoriale. Possiamo anzi dire che la coesione è uno dei presupposti fondamentali per la crescita e per creare percorsi di sviluppo più sostenibili e più umani. La democrazia deve fare i conti con le disuguaglianze, farsi carico delle periferie geografiche e sociali; la politica deve intervenire in quelle “linee di crescenza” - per usare la metafora dell’ex Assessora di Torino Ilda Curti - dove la crisi ha trasformato le disuguaglianze in spaesamento, esclusione e paura. Questa lunga crisi ci ha insegnato che l’obiettivo della crescita continua quale presupposto per avere ricchezza da redistribuire è insufficiente: la limitatezza delle risorse pone l’esigenza di una riflessione globale non procrastinabile. Noi trentini dobbiamo forse calarci un po' di più nel mondo, togliendoci quell’illusione di impermeabilità alle tempeste globali che talvolta si percepisce, anche in quest’aula.
La soluzione alla paura non sono la rabbia e l’odio, come qualcuno crede e solletica; e non sono nemmeno la chiusura, il rinserramento, la negazione o l’espulsione delle diversità. La politica deve sviluppare la capacitàdi cercare e trovare soluzioni collettive ai problemi, non promettere redenzioni individuali. Perché come ha recentemente scritto Michele Serra sul quotidiano la Repubblica “o si ritrovano forme di nuova solidarietà, di ripartizione del reddito, di alleanza tra i deboli e gli esclusi, di allargamento delle basi del potere, insomma di democrazia e di uguaglianza, o il futuro saràsempre più iniquo.” Ed iniquo significa anche instabile. E questo è possibile solo attraverso l’ampliamento dei diritti sociali e civili e il potenziamento delle politiche e dei servizi pubblici.
Meritano in particolare attenzione le politiche di sgravio IRPEF per le famiglie con figli, la conferma della no tax area e la riduzione, fino all’azzeramento, di varie tariffe a cominciare da quelle per la frequenza agli asili nido; azione questa che consente di incidere positivamente sulla conciliazione vita-lavoro e quindi sulla partecipazione delle donne al mondo del lavoro e alla vita pubblica del nostro territorio. Qui sta il senso di un altro emendamento presentato che ricomprende all’interno di questo sforzo di alleggerimento anche il mondo delle tagesmutter e dei nidi privati, servizi flessibili e preziosi per la qualità complessiva di un offerta che cerca di incrociarsi e modellarsi sulle diverse esigenze familiari.
In aggiunta, voglio citare espressamente il grande lavoro che si sta portando avanti sul sistema sanitario e assistenziale trentino. L’evoluzione demografica in atto preannuncia un aumento estremamente significativo della popolazione anziana. Si devono quindi attuare fin d’ora scelte che consentano di affrontare l’incremento delle necessità assistenziali mantenendo gli elevati standard di qualitàche caratterizzano l’offerta provinciale dei servizi.
Un nuovo modello di sanità, che parta dalla promozione di una cultura della prevenzione, passa invece anche dalla messa in rete delle strutture ospedaliere provinciali e dalla creazione di nuovo modello di medicina territoriale, al fine di coniugare sicurezza ed efficacia delle cure con efficienza, specializzazione e sostenibilità. Questo riassetto delle funzioni, però, non si trasformi per nessun motivo in un arretramento della diffusione di servizi sul territorio. Questo lo ribadiamo e chiediamo con fermezza. Perché vivere in montagna non è facile, e come ha scritto Enrico Camanni in “Alpi ribelli” anche “con la banda larga la montagna resta in salita”. Il miglioramento dei servizi deve andare di pari passo con il presidio dei territori, in particolare di quelli più periferici e meno connessi.
Dobbiamo passare, e questa manovra imbocca la strada giusta, da un welfare inteso in senso assistenziale a un nuovo welfare generativo e responsabilizzante. La manovra potenzia la presenza e la soliditàdi un welfare territoriale in grado di garantire coesione ed equità. Questo anche attraverso un patto tra welfare pubblico, welfare di comunitàe welfare di impresa, il cui valore è dimostrato dalla recente creazione del Fondo di solidarietà territoriale, unico nel suo genere in Italia. Merita in tal senso un plauso l’introduzione dell’assegno unico, che va portato avanti con coraggio e via via ampliato, e grazie al quale sarà possibile abbandonare la logica contributiva in favore della messa a disposizione di maggiori e migliori servizi, garantendo al contempo più trasparenza, efficienza ed equità. Siamo certi che sarà un terreno di lavoro che dimostrerà la possibilità di innovare, semplificare, razionalizzare, ottimizzare l’uso delle risorse senza arretrare il livello di servizio.
Il nostro Gruppo ha condiviso fin dal principio gli indirizzi strategici di questa manovra, chiedendo - come sempre in questi anni - un’attenzione politica forte ai temi dello sviluppo, del lavoro e della coesione sociale. Dobbiamo abbandonare definitivamente l’idea per cui la crescita produce inevitabilmente disuguaglianze, o peggio ancora che le disuguaglianze siano un ingrediente indispensabile per la crescita. In Trentino abbiamo l’esperienza e la competenza necessarie per avviare un processo di sviluppo virtuoso e innovativo, che faccia invece della coesione sociale e territoriale - assieme all’allargamento dei diritti, al potenziamento dei servizi e alla tutela ambientale - il pilastro su cui costruire un nuovo percorso di crescita che parta proprio dalle molte periferie della nostra contemporaneità. Questa manovra, pur in un frangente macroeconomico incerto, va in questa direzione.
Non abbiamo fatto noi questo Trentino, a noi spetta di conservarlo e migliorarlo.
In conclusione, al Presidente Rossi e alla Giunta chiediamo nei prossimi due anni un’attenzione speciale verso il tema dell’abitare e verso i giovani. Sulla prima questione, il dibattito di questi giorni – originato dalla presentazione dei risultati annuali del Tavolo di coordinamento per la valutazione delle leggi provinciali – non è nuovo. Chi come me ha alle spalle un’esperienza nelle amministrazioni locali sa quanto sia vecchio eppure attuale il tema dell’edilizia sociale e di come la domanda sia quasi sempre più alta dell’offerta di alloggi. A vecchi bisogni se ne aggiungono di nuovi: quelli dei giovani che cercano di emanciparsi dal nucleo genitoriale, quelli dei molti studenti fuori sede, quelli dei nuovi arrivati. Il tema della casa, tanto dell’edilizia abitativa quanto del social housing, deve trovare spazio al centro dell’agenda politica dei prossimi anni, perché è dalla disponibilità di una casa – oltreché di un lavoro – che dipende la sicurezza umana di ciascun individuo e quindi il suo ruolo nella società.
Assieme alla casa, la questione giovani; e in particolare di quelli con età compresa tra i 25 e 34 anni, comunemente definiti “giovani adulti”. Alcuni dati recentemente pubblicati da Ilvo Diamanti, riferiti a questa categoria di giovani in Italia, sono allarmanti: due su tre vivono ancora con i genitori, il doppio rispetto ai coetanei francesi e tedeschi. Il 62% dichiara di nutrire grande incertezza nel proprio futuro; il 73% è convinto della necessità di dover andare all'estero per fare carriera; il 63% è convinto che difficilmente riuscirà a raggiungere la posizione sociale dei genitori; solo il 21% pensa che esistano opportunità e possibilità adeguate. Infine, ed è il dato più preoccupante, circa il 40% dei giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni ammette di sentirsi "solo". È in questa fascia, e non è un caso, che si è concentrata la più alta adesione al No nel recente referendum costituzionale: quel voto ha espresso un rifiuto rispetto ad un politica che suo malgrado non è riuscita a costruire per loro un orizzonte che non sia di sole incertezze e difficoltà.
La situazione in Trentino, che si conferma tra i territori più giovani in Italia, è sicuramente migliore; ma come sempre migliorabile. Preoccupa il dato del numero di giovani che ogni anno lasciano il Trentino in cerca di nuove opportunità; preoccupa il dato relativo alla disoccupazione giovanile, e non consola sapere che è ben al di sotto del dato nazionale; preoccupano gli esiti della recente ricerca fatta dalla Commissione europea assieme all'istituto di ricerche sociali basco Orkestra, che se da un lato collocano il Trentino tra le prime aree europee per Pil pro capite, dall’altra ne indicano l’arretratezza per quanto riguarda l'indice di progresso sociale, pur in vetta nella classifica italiana. Nel capitolo del progresso sociale rientrano diversi parametri riferiti al mondo giovanile, dall’istruzione al lavoro.
Noi crediamo che sia necessario varare al più presto un vero e proprio “Piano giovani”, con i giovani come ha rimarcato il Vescovo nel suo saluto a quest’aula, sul quale far confluire risorse e strumenti specifici, centrato soprattutto sull’accesso all’istruzione – e deve preoccuparci in tal senso il calo di studenti trentini iscritti all’università -, sul contrasto all’abbandono scolastico e all’esclusione sociale, sull’accesso alla casa, sull’accesso e la permanenza nel mondo del lavoro, sulla formazione continua, sull’accesso ai servizi e alla cultura. Siamo certi che la Giunta risponderà velocemente ed efficacemente a questa nostra sollecitazione, come per altro si è già cominciato a fare con il recente piano del lavoro. Già molto c’è nelle diverse politiche di settore sviluppate in questi anni, e la sistematizzazione con qualche nuovo strumento potrebbe completare un quadro efficace d’intervento.
Infine il tema dei diritti, centrale per il Gruppo del Partito Democratico, perché governare non significa solo numeri.
Nelle prime sedute del 2017 manterremo l’impegno di riportare alla discussione di quest’aula sia le preferenze di genere che il garante dei minori e dei detenuti.
Certi che l’impegno su questi temi sia un tratto distintivo per la coalizione di centro sinistra autonomista.