«Il grido di allarme sui circoli è certamente condiviso. Da qui ripartiamo. Subito, da gennaio, iniziando ad andare sul territorio, promuovendo i forum e la mappatura delle esigenze. Ma riguardo alla segreteria, non ha senso azzerare un organismo appena nominato. Il responsabile dei circoli c’è ed è Giacomo Pasquazzo. Tutti avranno modo di riprendere con più efficacia il proprio lavoro». Donata Borgonovo Re non nega le difficoltà del Pd trentino, confermate dal risultato del voto referendario. S. Voltolini, "Corriere del Trentino", 17 dicembre 2016
La presidente dell’assemblea — ieri l’organismo si è riunito per analizzare il voto e cercare una ripartenza — chiude sulla modifica sostanziale della segreteria. È l’istanza che anima sottotraccia la minoranza interna.
«È evidente — afferma — che dopo la sconfitta del sì, sul quale si sono spesi la coalizione e il partito, è doveroso vedere cosa non ha funzionato. Il risultato è stato una botta anche a livello locale. Noi quindi vogliamo una ripartenza». La mozione guidata da Elisabetta Bozzarelli ha chiesto una «gestione unitaria» del Pd, sulla quale Gilmozzi ha promesso delle concessioni.
«Veramente — riprende la presidente dell’assemblea — pensavo che l’intesa ci fosse già. La mozione vanta una coordinatrice del capoluogo e un capogruppo provinciale. Quindi la cogestione è totale e piena». Sulla composizione della segreteria è netta. «Vogliamo modificarla senza aver prima permesso alla squadra di iniziare a lavorare? Mi sembra curioso. Io non partirei con una logica di modifica. Semmai, sarà il segretario a valutare un’eventuale integrazione». Finora non ci sono nomi dell’altra mozione.
La condivisione riguarda «l’emergenza» circoli. Oggi Borgonovo Re sarà assieme a Pasquazzo a Arco, nel circolo della Busa, in sostituzione di Gilmozzi impegnato al circolo di Trento. Proprio Gilmozzi ieri ha recitato un mea culpa individuale e collettivo: «Il Pd non è interlocutore di chi sta male, di chi è in difficoltà. Si rivolgono in altre sedi. Questa è la scommessa che dobbiamo vincere. Il referendum ha fatto registrare tre no: alla riforma, a Renzi e di chi è ai margini. Dobbiamo tornare vicino agli ultimi e lo deve fare anche il governo provinciale».
«Dopo il referendum — ragiona invece Alessio Manica — l’unica strada che ha il Pd per recuperare il consenso è avviare un percorso inclusivo. Chiaro che si arriva anche al nodo delle persone, perché il partito cammina sulle gambe di chi dà la propria disponibilità». Manica e altri come lui, anche nella maggioranza, hanno in mente una segreteria ristretta e più efficace, con responsabilità precise specie sui circoli.
Dal punto di vista della piattaforma unitaria, il capogruppo provinciale indica 4 priorità: «L’inclusività, l’autonomia del locale rispetto al nazionale, il recupero dei territori, la riflessione su cosa fare in vista del 201 8».
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