Recentemente ho partecipato al convegno promosso dalla Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) del Trentino dal titolo «Biodiversità, oltre la chimica verso scelte responsabili». Il tema della biodiversità è strategico tanto per l’agricoltura quanto per il futuro del nostro territorio.
Alessio Manica, "Corriere del Trentino", 15 dicembre 2016
Il passaggio da un’agricoltura di sussistenza a un’agricoltura intensiva ha da un lato portato benessere diffuso in Trentino, ma ha dall’altro sancito il passaggio a produzioni che hanno impattato fortemente sull’equilibrio naturale del sistema ambientale — e sul paesaggio — tanto da ridurre la superficie agricola utilizzabile.
Per fortuna la sensibilità degli operatori e dei consumatori si è negli anni evoluta e stiamo assistendo a una diffusione sempre più ampia di beni agricoli prodotti in maniera sostenibile. Il Trentino in questo ha fatto molto, in primis con il protocollo di produzione integrata; inoltre, il dato sull’incremento della superficie coltivata a biologico rappresenta un segnale di grande importanza, che va sostenuto con azioni concrete.
Le sfide che ci attendono nel prossimo futuro in campo agricolo e ambientale sono enormi. La prima è sicuramente quella legata al cambiamento — o caos — climatico. Una risposta significativa a tale scenario non può essere cercata nel maggiore impiego di tecnologie e chimica, bensì nel ritorno alle leggi della natura, con la promozione di un’agricoltura biologica e biodinamica, con la riscoperta delle aree di versante e di montagna, con il recupero dei terreni abbandonati ma storicamente vocati alla coltivazione, con l’innovazione produttiva e di prodotto, con la contemporanea riscoperta di varietà storiche e l’utilizzo di nuove varietà resistenti. Solo un sistema territoriale desideroso di sperimentare può vincere una simile sfida, favorendo contestualmente — per usare le parole del presidente della CIA del Trentino, Paolo Calovi — «lo sviluppo economico, la salvaguardia ambientale e l’equità sociale».
Un altro grande obiettivo è quello legato alla tutela e allo sviluppo della biodiversità. La varietà ambientale è uno dei patrimoni più importanti per l’Italia e per il Trentino: valorizzare la biodiversità significa coltivare la nostra distintività affrancandoci da una logica concorrenziale orientata esclusivamente alla convenienza di prezzo. Per fare ciò è necessario imparare a coltivare in modo diverso, più attento alla fertilità dei terreni e alla specificità dei territori, andando oltre la logica della monocoltura attraverso un patto collaborativo tra settori e produttori. La riduzione della chimica passa anche per un approccio all’agricoltura più orientato a logiche produttive di tipo artigianale — produrre meno per produrre meglio — anziché industriale, dove la chimica è spesso funzionale a forzare il sistema naturale.
Maggiore biodive rsità e un’agricoltura pulita sono anche funzionali all’integrazione tra agricoltura e turismo, perché un paesaggio naturale e prodotti sani sono sicuramente due tra i principali elementi attrattivi del nostro territorio. Pertanto, il traguardo che dobbiamo raggiungere è di coniugare un nuovo modello di agricoltura con la capacità di produrre reddito diffuso; questo può essere fatto solo attraverso la stretta e responsabile collaborazione tra tutti gli attori del sistema, elaborando patti di sviluppo compatibili con una cultura del limite che è tipica dei territori montani in generale e alpini in particolare. Va costruito un nuovo rapporto tra uomo e natura rispettoso, innovativo, responsabile e che consenta al contempo di «trovare un punto di incontro tra agricoltori-produttori e società civile-consumatori» (per usare ancora le parole di Calovi).
Servono infine qualità e una reale aspirazione all’eccellenza: solo così un piccolo territorio di montagna può creare valore aggiunto attraverso le proprie produzioni territoriali. Il Trentino ha tutti gli strumenti per riuscire in tale intento e governare con vantaggio le grandi sfide che l’agricoltura dovrà affrontare nel prossimo futuro.