La difficile transizione politica che coinvolge il Paese non può e non deve sfociare in un rigurgito di centralismo e conservazione e il fine della «governabilità» non può permettersi di sacrificare il processo delle riforme economiche e sociali. Il Trentino, grazie a un rapporto di cooperazione col Governo, è riuscito a «mettere in sicurezza» alcune importanti acquisizioni del proprio patrimonio autonomistico.
Alessandro Olivi, 14 dicembre 2016
Mi riferisco alla completata attuazione della delega sugli ammortizzatori sociali che oggi ci consente di vederci riconosciuto e affrancato un sistema di welfare territoriale inclusivo, più ampio e diversificato rispetto a quanto garantito dal livello statale. L'Autonomia è soprattutto questo: andare oltre i governi che si succedono, non rimanere imbrigliati nella palude della politica dei tatticismi partitici e parlamentari e invece elaborare politiche di innovazione sia essa istituzionale che economica e sociale.
Un esempio di questo nostro agire innovativo, che non si limita a recepire e a riadattare le riforme statali, ma trasforma le grandi opportunità racchiuse nell'autonomia in misure concrete a beneficio dei cittadini è costituito, dopo reddito di garanzia ed il reddito di attivazione, dall'istituzione e da oggi piena operatività del Fondo Territoriale di Solidarietà. La creazione di questo nuovo strumento, unico esempio in Italia, rafforza ulteriormente l'idea di un sistema di protezione sociale più forte e nel contempo proattivo, consentendoci di assicurare un sostegno al reddito ai lavoratori trentini di quelle piccole e piccolissime aziende - compreso il settore delle libere professioni - interessate da riduzioni o sospensioni dell'attività lavorativa. La forza e la novità del Fondo di Solidarietà si manifesta attraverso molteplici aspetti. In primo luogo la territorialità: la struttura unificante è data dal legame dei soggetti coinvolti con un sistema produttivo e sociale incardinato nella Comunità in cui vi è stretta prossimità tra decisori e beneficiari delle misure in un'ottica di trasparenza e responsabilità.
Si tratta poi di un Fondo intercategoriale, che supera le vecchie logiche - per certi versi «corporative» - dell'aggregazione delle imprese e dei lavoratori per rigide aree settoriali. La piattaforma è unica, la solidarietà si manifesta attraverso l'appartenenza delle parti sociali ad una sfida comune, le transizioni ed i cambiamenti repentini imposti dalla crisi vengono affrontati attraverso un processo di vera mutualità. In questo senso il Fondo è, di nuovo, il frutto di un'attitudine al fare sistema, allo stringere alleanze, che è o dovrebbe tornare ad essere un punto di forza del Trentino che ha in sé le caratteristiche per costruire un proprio modello di «Sozialpartnerschaft», che privilegia la condivisione al conflitto. Il Fondo ha visto inoltre la partecipazione, determinante e convinta, della Provincia sia sul piano politico che dell'impegno di garantirne l'iniziale sostegno finanziario. Infine, il Fondo di solidarietà è anche il risultato di un confronto costruttivo con il Governo nazionale, che ha dimostrato di avere fiducia in noi, che ha visto in questo utilizzo dell'Autonomia un fattore propulsivo di laboratorio utile a tutto il Paese, per la sua capacità di sperimentare soluzioni innovative nel campo delle politiche del lavoro.
Abbiamo dimostrato, anche ai più scettici e a coloro che consideravano questa iniziativa un po' troppo audace, che questo è il tempo di osare e non di rivendicare, proprio perché l'Autonomia o è innovazione e capacità di assumersi rischi o è destinata a fallire. Dobbiamo essere consapevoli, e credo un po' orgogliosi, di questo risultato, far sì che esso rappresenti uno sprone anche per affrontare nuove sfide ed al contempo lavorare per migliorare progressivamente il progetto di un welfare attivo che guardi sempre più alle categorie più deboli quali i giovani, le donne, i precari e coloro che non hanno mai potuto contare su sistema di protezione sociale costruito ormai con uno sguardo rivolto ad un mondo che non c'è più.