Sono tre i motivi principali per votare Sì e sostenere la riforma della Costituzione. Il primo è che si realizza quanto tutti per decenni hanno sostenuto, e cioè che deve essere cambiato l'assetto di un parlamento con due camere che svolgono le stesse identiche funzioni, perché è una anomalia che comporta macchinosità al sistema.
Luca Zeni, 2 dicembre 2016
Il secondo motivo è che dobbiamo prendere atto che la riforma del 2001, con una forte attribuzione di competenze e potere alle regioni ordinarie, è fallita.
Personalmente ritengo che l'autonomia dei territori sia il migliore assetto ideale per il funzionamento delle istituzioni, ma calare lo stesso modello astratto in aree molto eterogenee, si è rivelato un grave errore.
Se in Trentino secoli di cultura di autogoverno hanno consentito un buon funzionamento del sistema dell'autonomia, in altre aree del Paese i forti poteri attribuiti alle regioni a partire dal 2001 hanno portato non solo all'esplosione della spesa, ma al venir meno dei diritti di base per i cittadini. Per il ruolo che rivesto, ho spesso l'occasione di confrontarmi sul funzionamento del sistema sanitario delle altre regioni, e la situazione è in alcuni casi drammatica, soprattutto al sud: tre anni di tempo perché il paziente possa accedere a farmaci innovativi, giornate di attesa nei pronto soccorsi, oltre il dieci per cento della popolazione che rinuncia a curarsi per motivi economici; da noi a tutti è garantito il diritto alla cura.
Queste diversità di diritti giustificano la presenza di uno Stato che debba e possa garantire i diritti, salvo riattribuire molte competenze alle regioni se queste hanno i conti in ordine e dimostrano di saperlo fare, un po' come ha sempre fatto il Trentino con le norme di attuazione.
Peraltro per le autonomie speciali come la nostra, il metodo pattizio viene rafforzato ulteriormente e la nostra autonomia «blindata».
L'ultimo punto è politico. E riguarda la democrazia, la stessa idea di fondo che ne abbiamo.
La modifica alla costituzione non comporta di certo, nel merito, rischi di eccessivo rafforzamento dell'esecutivo.
La prima parte della Costituzione, il suo cuore, quello sui principi fondamentali e sui diritti e doveri dei cittadini, non viene modificata in alcun modo. Lo stesso per gli articoli sui poteri del Presidente del Consiglio: non sono proprio toccati, a differenza di quanto prevedevano le proposte di riforma degli scorsi decenni.
Ma cosa significa democrazia? Significa garantire diritto di ostruzionismo alle minoranze? O un ritorno a una frammentazione che porti i tanti piccoli partiti a ricattare i governi di turno?
No, oggi democrazia significa esattamente il contrario. In un epoca in cui le inquietudini e le paure attraversano tutta la civiltà occidentale, la democrazia si difende e promuove se sapremo dare risposte ai bisogni e sapremo continuare a garantire I diritti ai cittadini.
Se i cittadini italiani sceglieranno il sì, non sarà certo terminato il lavoro da fare, ma si saranno create le condizioni per avere istituzioni più efficienti e quindi più vicine ai cittadini e alle loro esigenze.