Siamo agli sgoccioli della campagna referendaria, e con l’avvicinarsi del “giorno del giudizio” si incrementano gli impegni per convincere gli ultimi indecisi (che non sembrano essere pochi).
G. Fusco, "Trentino", 1 dicembre 2016
Ecco quindi che ieri, all’Hotel America, si sono riuniti i parlamentari trentini del centrosinistra autonomista schierati per il Sì: i deputati Lorenzo Dellai, Michele Nicoletti e Mauro Ottobre, i senatori Giorgio Tonini, Vittorio Fravezzi e Franco Panizza, più il senatore altoatesino Francesco Palermo, uniti in un fronte comune a sostegno della riforma costituzionale che, secondo loro, può rilanciare un periodo più florido per l’autonomia trentina. «Votare no, per chi vive qui, è come tagliare il ramo su cui si sta seduti». Queste le parole trancianti di Dellai, che sottolinea come la clausola di salvaguardia contenuta nell’articolo 39 sia necessaria e sufficiente per «garantire la nostra autonomia e aprire una prospettiva di rilancio e rigenerazione».
L’opposto, ovviamente, di ciò che suggeriscono i sostenitori del No, in una battaglia dialettica che non sembra capace di costruire un dibattito sufficientemente chiarificatore; quantomeno, non sembra riuscirci alla luce dell’enorme indecisione che aleggia nella cittadinanza. Sarà certamente «un referendum che lascerà il segno nel nostro Paese, e che forse porterà ad una maggiore consapevolezza riguardo le caratteristiche della nostra Costituzione», ha dichiarato Tonini, che vede la scelta tra il Sì e il No come «una scelta tra un sistema che ci darà governi stabili dotati di un chiaro mandato popolare e un sistema che invece ci consegnerà dei parlamenti ingovernabili». Un cambiamento che, come ha ricordato Nicoletti, «viene inseguito da più di 35 anni», e che secondo lui ci darà « istituzioni più vicine all’Europa, un’Europa più giusta, un’Europa delle Regioni». «Non è la riforma migliore del mondo, è frutto di un compromesso. Ma se i meccanismi istituzionali non vengono rinnovati – conclude Dellai – si va incontro a periodi di declino come quello seguito agli anni Ottanta».
Non è mancata, anche, una risposta al senatore leghista Roberto Calderoli, che qualche settimana fa aveva denunciato un’incompatibilità tra l’eventuale nuova Costituzione e gli Statuti delle Regioni e delle Province a Statuto speciale, che sanciscono l’ineleggibilità dei consiglieri in parlamento: «La norma si aggiusterà con la riforma dello Statuto», ha ribadito Fravezzi. E se c’è chi si chiede cosa succederebbe se le Camere venissero sciolte prima della riforma, c’è chi è fermamente convinto che ciò non avverrà e che, di conseguenza, non c’è da preoccuparsi. Infine, a chi teme per le sorti della nostra autonomia, Palermo ha rinnovato il suo invito a rimanere sereni: «Noi siamo stati eletti per fare gli interessi del nostro assetto autonomistico – ha detto – e lo abbiamo fatto blindando il nostro sistema tramite la clausola di salvaguardia. Chi ha paura di perdere l’autonomia dovrebbe piuttosto preoccuparsi per un’eventuale vittoria dei No, perché se qualcuno proverà nuovamente a riformare la Costituzione in futuro è evidente che toccherà l’autonomia, visto il clima di contestazione che, nel resto d’Italia, accusa la proposta odierna di non aver toccato le autonomie speciali». Ancora due giorni di campagna. Poi domenica si vota.