Tutti in piazza Dante, tutti uniti i lavoratori del Sait che in 130 rischiano di rimanere a casa. Oggi c'è la seduta del Consiglio provinciale e la richiesta è quella di poter parlare con il presidente Bruno Dorigatti e con i consiglieri provinciali.
D. Baldo, 29 novembre 2016
Accolta. Alle 13 l'udienza. E allora i lavoratori e le lavoratrici attendono, prima in strada e poi assiepati negli spalti che circondano l'Aula. Poi i delegati sindacali, finiti i lavori del Consiglio, si riuniscono nella sala commissioni per l'incontro e il primo a prendere la parola è il presidente Dorigatti che sembra smettere i panni del presidente del Consiglio per indossare quelli che ha vestito per lunghi anni, quelli del sindacalista.
"Quello dell'azienda è un comportamento non collaborativo - afferma convinto - e dobbiamo capire cosa sta succedendo. Dev'essere fatto uno sforzo per risolvere il problema". Dorgatti vuole parlare a nome di tutti il Consiglio: "I licenziamenti - dice duro - devono essere ritirati. No ai licenziamenti - ribadisce, e scatta un accenno di applauso - non è possibile che la Cooperazione non cerchi una soluzione condivisa".
Il presidente Dorigatti esprime il suo sostegno all'attività delle Organizzazioni sindacali che stanno portando avanti la trattativa: "Giusto avanzare la richiesta del no ai licenziamenti, giusta la richiesta di conoscere un serio piano industriale che permetta di fare ragionamenti di medi-lungo termine".
Ora parlano i sindacalisti delle tre confederazioni. Lamberto Avanzo della Cisl ricorda ai presenti che "la cooperazione è patrimonio del Trentino. Per questo la politica deve farsi carico del problema - afferma - anche per ribadire la forza sociale delle coop sulle periferie. Perché a rischio non c'è solo il Sait - conclude - ma in generale tutto il sistema della cooperazione di consumo".
Walter Largher della Uil lancia un appello: "Maggioranza e minoranza non si dividano su questa specifica questione, in questo momento abbiamo bisogno di avervi vicini tutti uniti". guarda negli occhi la delegazione dei capigruppo e dice questo: "Non possiamo farcela da soli. La trattativa è compito nostro - sottolinea - ma la politica ci può agevolare la strada, perché il compito di tutti è quello di salvare questi 130 posti di lavoro, queste tante famiglie e anche il futuro della cooperazione di consumo in Trentino".
Per ultimo parla il segretario della Filcams della Cgil, Roland Caramelle. Cerca di portare all'attenzione il vero motivo per cui dall'oggi al domani 130 persone sono state messe alla porta: "Partiamo da una situazione in cui i dirigenti non si stanno assumendo le loro responsabilità in merito alla gestione dell'azienda - afferma - perché fino ad ora non abbiamo ancora capito come siano stati fatti questi numeri, quale sia la vera ragione di questi licenziamenti e quale sia il piano dell'azienda".
Per Caramelle "l'ipotesi, fino a prova contraria, è che col tempo si provveda a unasostituzione del personale licenziato con manodopera a minor costo". Il sindacalista osserva come non ci sia un calo di produttività: "I lavoratori stanno lavorando, stanno facendo straordinari. Da parte dell'azienda - afferma - ci vuole una seria operazione verità, dobbiamo essere messi nella situazione di capire quale siano le vere ragioni di questi licenziamenti".
Secondo Alessandro Olivi, che prende la parola a nome della giunta subito dopo gli interventi degli esponenti del sindacato, "i licenziamenti sono socialmente inaccettabili". Ma per l'assessore è necessario "riportare la discussione a quali sono i problemi e capire i motivi di fondo. Bisogna imparare ad affrontare per tempo le questioni - sostiene - non a trasformare tutto in emergenza".
"Gli ammortizzatori sociali ci sono - rassicura - ma sono uno strumento proattivo, utile a prendere tempo nel mentre si cercano soluzioni. Ma per intervenire con le soluzioni serve un coinvolgimento della coop, un impegno anche finanziario. Il tema del futuro della cooperazione di consumo - conclude l'assessore - deve essere posto al centro di un serio piano industriale".
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«Stop ai licenziamenti del Sait, che devono essere ritirati per concentrarsi su soluzioni alternative (come gli ammortizzatori sociali) e soprattutto su un serio piano di rilancio». Lo ha detto ieri il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti, tirando le somme di un incontro tra i consiglieri e i sindacati, lasciando a bocca aperta anche i lavoratori del Sait che non si aspettavano tanta energia da parte della classe politica. Anche perché non si è trattato di una presa di posizione individuale, ma di un ammonimento che la politica provinciale (maggioranza e opposizione) ha voluto dare all’intero mondo della Cooperazione: «La notizia dei 130 esuberi - ha detto ancora Dorigatti, a nome del consiglio - è stata una doccia fredda che non ci si poteva attendere dal sistema cooperativistico trentino, che è fondamentale per tutta la comunità sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista valoriale. Un sistema per sua stessa natura fondato su scelte condivise».
E poi la stoccata, quando il presidente ha parlato della Michelin, che al momento della chiusura si preoccupò di non lasciare nessun lavoratore per la strada prima di fermare l’attività. Allo stesso tavolo, convocato alle 13, al termine della riunione del consiglio provinciale, c’erano i sindacati, una delegazione di lavoratori, l’assessore Olivi in rappresentanza della giunta e i capigruppo in consiglio provinciale che sono intervenuti lungamente sulla vicenda. In realtà dell’emergenza Sait si era parlato, poco prima, anche durante i lavori in aula, con l’assessore Tiziano Mellarini che ha fornito alcuni numeri (di cui parliamo nel pezzo di approfondimento in fondo alla pagina) e soprattutto l’indicazione che alla fine gli esuberi saranno meno di quelli annunciati. Benissimo. Ma Degasperi (M5s) ha ricordato che gli “scricchiolii” si sentivano da anni sul fronte cooperativo e Borga (Civica trentina) ha messo in luce i rapporti consociativi tra la politica e la cooperazione: «Un rapporto che ora si paga». Viola ha chiesto - anche in aula - chiarezza sulla penale che il Sait dovrebbe pagare per il licenziamento dei lavoratori dopo l’apertura - a condizioni di favore - della sede a Trento nord.
Molti gli interventi per ricordare le altre crisi del mondo cooperativo (Lavis e mondo del credito in primis) mentre anche da parte della maggioranza sono arrivate prese di posizione molto critiche: «Si sono aperte crepe gigantesche nel sistema cooperativo» ha detto il capogruppo del Pd, Alessio Manica. «Ci sono stati fallimenti ci cui ora bisogna assumersi tutte le responsabilità e va aperta una riflessione strutturale su questa realtà centrale e irrinunciabile dell’economia provinciale». Al tavolo c’erano i sindacalisti Lamberto Avanzo (Cisl), Roland Caramelle (Cgil) e Walter Largher (Uil) che questa mattina incontreranno i vertici del Sait, nella sede di Trento nord, per una decisione cruciale: affrontare la battaglia contro l’azienda contestando gli esuberi oppure incamminarsi lungo la via (più morbida) degli ammortizzatori sociali? Questa seconda soluzione probabilmente prevarrà, perché consente ai lavoratori di “prendere tempo” e permetterà ad alcuni, i più anziani, di vedere una via d’uscita. Quindi cassa integrazione o - come caldeggiano alcuni lavoratori - contratti di solidarietà. Si vedrà oggi quale sarà l’atteggiamento dell’azienda.
L’orgoglio operaio del presidente Dorigatti
Il sindacalista pareva lui, Bruno Dorigatti, il presidente operaio. Ha riunito lavoratori, sindacalisti e consiglieri provinciali, ha lasciato le porte aperte alla stampa (fatto purtroppo non sempre scontato) quindi ha preso la parola per primo e ha detto: «Stop ai licenziamenti del Sait» incassando subito un applauso. Il mestiere, del resto, lo conosce, dopo una carriera di impegno sindacale culminata con la segreteria provinciale della Cgil e quindi del sindacato pensionati.
Alla fine non ci credevano nemmeno loro, in sindacalisti, che al termine dell’incontro istituzionale sono scesi nella sala di rappresentanza della Regione, dove erano radunati circa 200 lavoratori, per dichiarare: «La politica è con noi» e incassare un altro applauso. Bruno Dorigatti era ancora presente, in fondo alla sala, per seguire l’evoluzione del dibattito tra i lavoratori. Bisognerà vedere quanto conta, la politica, con un’azienda che in questo momento - protestano i lavoratori - ha il marchio Coop ma ragiona come se fosse l’Esselunga.