«Passo verso istituzioni più responsabili»

Consigliera Borgonovo Re, perché lei voterà sì al referendum? Perché tra restare fermi e sognare un futuro migliore e fare un passo avanti, pur con molti limiti, nella direzione giusta, io scelgo la seconda. Ho la speranza che questa riforma consenta di fare un passo positivo verso un futuro migliore con istituzioni più responsabili.
C. Bert, "Trentino", 29 novembre 2016

 

È di ieri un appello per il no di alcuni esponenti del Pd trentino: dicono che la riforma è centralista e dà troppi poteri al governo. Nessuno vuole reprimere le ragioni del dissenso, ma ci vorrebbe più rispetto verso una mozione che il Pd trentino ha costruito faticosamente con tutte le anime congressuali e che l’assemblea ha votato all’unanimità. Era quella la sede dove portare le proprie obiezioni.

Nel merito sono in molti a sostenere che è una riforma centralista. Cosa risponde? Non lo è. Nel ’48 venne messo in Costituzione un piccolo elenco di competenze concorrenti tra lo Stato e le Regioni. Nel 2001 il centrosinistra rincorse la Lega sul suo terreno e le competenze legislative delle Regioni furono ampliate in modo sovrabbondante. Dopo 15 anni di fatica della Corte Costituzionale, si ripulisce il campo, si eliminano le competenze concorrenti per evitare sovrapposizioni e conflitti.

È davvero sicura che ci saranno meno conflitti? Le riforme vanno sempre testate, ma le nuove norme chiariscono le funzioni. E nel nuovo Senato siederanno i rappresentanti delle Regioni, significa che le Regioni entrano nel cuore del sistema. Ci entrano in modo che tanti giudicano pasticciato. Ancora non sappiamo come saranno eletti i futuri senatori attraverso i consigli regionali... Nei consigli regionali siedono rappresentanti dei cittadini. La norma dice che la scelta dei senatori dev’essere coerente con i voti espressi dai cittadini e in parlamento è già depositata una proposta di legge di alcuni parlamentari del Pd che ipotizza un listino alle regionali con i candidati al Senato. I cittadini non perderanno di sovranità.

E all’obiezione che si va verso una supremazia del governo sugli altri poteri cosa risponde? Questa riforma non cambia la forma di governo, ma chiarisce i rapporti e le responsabilità tra governo e parlamento. Anche nel caso del “voto a data certa” sulle leggi, il governo si rimetterà al parlamento. Lo diceva già Calamandrei in Assemblea costituente: “Se una democrazia non è in grado di darsi un governo che governa, è in pericolo”. Il problema dell’Italia è che abbiamo sempre avuto paura di governi che governano. Viviamo in un Paese dove se le cose non si fanno, la colpa è sempre di altri. Ecco, per avere una politica che non balbetta servono istituzioni che funzionano. Poi, certo, da solo questo non basta.

I sondaggi danno i giovani sono in maggioranza per il no, non è una sconfitta per chi sostiene la riforma non essere riusciti a convincerli? Anche oggi ero a un dibattito all’Ìstituto Pilati di Cles. Gli studenti sono più sbilanciati sul no. Credo dipenda dal fatto che la riforma è diventata ostaggio del governo e questo non le ha fatto bene, ha falsato di vista. Ed è una caratteristica fisiologica dei giovani quella di guardare il potere costituito con occhi critici. C’è poi un tema che mi fa soffrire.

Quale? Amo molto la nostra Costituzione, l’ho presentata e narrata nel mio lavoro precedente e continuo a farlo. Mi fa male vedere che l’impianto della discussione si è radicalizzato tra chi difende la Costituzione più bella del mondo” e chi la attacca. Sembra che chi dice no lo fa perché vuol bene alla Costituzione, e chi dice sì voglia appioppare alla Costituzione la responsabilità dei problemi che compete agli uomini che non sono riusciti ad attuarla. Con questa riforma si mette mano al meccanismo di funzionamento di un pezzo delle nostre istituzioni. La scelta per me, il 4 dicembre, è tra restare fermi e fare un passo avanti. Tra il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà ragionevole.