Il consiglio provinciale non pagherà la parcella da 36 mila euro presentata dall’avvocato Marcello Paiar, il difensore del consigliere Claudio Cia che lo scorso 18 febbraio è stato assolto dall’accusa di falso elettorale nel processo sulla raccolta di firme per Forza Italia alle elezioni comunali 2015 a Trento."Trentino", 27 novembre 2016
Il no dell’Ufficio di presidenza è stato preannunciato a Cia dal presidente del consiglio Bruno Dorigatti: «Ho già messo al corrente il consigliere Cia della nostra decisione», spiega il presidente, «la materia è complessa, il confine tra gli atti svolti dentro o fuori il mandato di consigliere è labile, per questo abbiamo deciso di confermare la linea prudente tenuta in questi anni». Il timore è che la Corte dei Conti possa poi contestare l’esborso di denaro pubblico. «Ma se Cia deciderà di fare ricorso al Tar - aggiunge Dorigatti - naturalmente noi ci atterremo a quanto stabiliranno i giudici».
Cia, che nel 2015 era candidato sindaco a Trento, ha spiegato (Trentino di ieri, ndr) di aver raccolto le firme in qualità di consigliere provinciale, «autorizzato con decreto del presidente della giunta Rossi come prevede la legge». Ma già in passato il consiglio aveva rigettato richieste di rimborso di spese legali arrivate dai consiglieri. «Dover pagare per qualcosa che non si è fatto sarebbe come dover ammettere che in Italia essere colpevoli o innocenti è indifferente, perché tanto ti ritrovi trattato con la stessa moneta in ogni caso», commenta Cia. «Come rappresentante di un’istituzione pubblica sarebbe una posizione difficile da conciliare con le battaglie che porto avanti, in particolare quando lo faccio perché i cittadini non debbano pagare per qualcosa che non è a loro dovuto. A suo tempo quando venni rinviato a giudizio scelsi di non patteggiare per il “caso firme” proprio per non pagare per qualcosa che non avevo fatto, questa posizione la mantengo tanto più ora».
Quanto alla parcella presentata al consiglio, Cia precisa che «riguardano una questione tutta interna tra avvocati e Ufficio di presidenza, dei quali io per primo ero informato solo marginalmente, e il fatto che sia proposta così dettagliatamente su un quotidiano significa evidentemente che qualcuno di particolarmente zelante all’interno dell’Ufficio di presidenza ha ritenuto di dover far emergere la questione». Poi si toglie un sassolino dalla scarpa: «Credo non sia una casualità che questo avvenga a soli due giorni dalla pubblicazione dei rimborsi spese ai consiglieri, dove è emerso come il sottoscritto sia l’unico a non aver usufruito di rimborsi, perché questo è il mio modo di stare in politica».
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