Non sono un fan di Renzi: a suo tempo ho preferito Bersani e ancora oggi credo che il PD abbia bisogno di una diversa guida, svincolata dal Governo che pur deve essere tra le funzioni prioritarie da esercitare da parte della comunità-partito da ricostruire. Ciò detto ritengo deleterio strumentalizzare il referendum costituzionale al fine di salvare o affossare il Governo Renzi.
Aldo Marzari ex cons. regionale ed ex sindaco, 24 novembre 2016
È vero che inizialmente è stato lo stesso premier a legare le sue sorti politiche all’esito referendario, ma ciò non giustifica chi prescinde dal giudizio di merito sulle modifiche alla Carta Costituzionale sottoposte al voto. Il solo pensiero di dover rimediare un altro governo e magari andare al voto anticipato, senza alleanze credibili, mi pare inquietante e foriero di instabilità e discredito per l’Italia. Conviene perciò approfondire i cambiamenti proposti ed esprimersi nel merito. Ci sono degli aspetti criticabili per come sono scritti ma se ci confrontiamo con i programmi a più riprese avanzati dalle forze politiche negli ultimi trent’anni, non possiamo non riconoscere che la riforma le recepisce con formule di accettabile compromesso. Riduce del 25% i parlamentari, istituisce il Senato dei poteri locali, risolve tendenzialmente il conflitto di competenze tra Stato e Regioni, limita di fatto il ricorso ai decreti legge, potenzia lo strumento referendario. Non modifica i poteri del Presidente del Consiglio e, attraverso un impegno formale assunto dalla direzione del PD, prevede positive correzioni alle leggi elettorali sia del Senato che della Camera. In particolare “blinda” la portata della nostra Autonomia speciale introducendo pro futuro il principio dell’intesa nella definizione dei nuovi Statuti. Non è forse significativo che la SVP si sia espressa decisamente per il sì?