È rimasto coperto per mesi, se non anni. Poche righe inviate domenica ai giornali «per fare chiarezza» sono bastate a Carlo Daldoss per attirarsi i commenti piccati di Pd e Upt e la silente irritazione del Patt.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 22 novembre 2016
«In un clima sociale e politico dove prevale un’ evidente debolezza dei partiti politici tradizionali» è stato lo sfortunato incipit di una nota che voleva mettere a tacere voci «su presunte iniziative politiche» e che, invece, ha dato la stura all’insofferenza degli alleati di Ugo Rossi per l’attivismo politico del suo assessore «tecnico».
La tesi di Rossi è nota da tempo: i partiti tradizionali non garantiscono il successo nel 2018, serve una figura, magari una lista, che trattenga il consenso in fuga, riporti nel centrosinistra chi lo ha lasciato (Progetto Trentino), contenga il malcontento «populista» e ridimensioni il peso del Pd. Daldoss è l’uomo scelto da Rossi per fare tutto questo, magari con una lista ad hoc, magari — come spera Franco Panizza — portando nel Patt il consenso raccolto in questi anni. Tuttavia, il passato politico di Daldoss è democristiano, non autonomista: Dc, Margherita, Upt. Poi lo strappo, nel 2008, quando l’Unione gli preferì, in val di Sole, Guido Ghirardini e lui si candidò senza fortuna (la lista non fu ammessa) nell’Udc.
Di qui l’interesse dell’Upt: perché farci la guerra sullo stesso bacino elettorale e non ritrovarci? «Non ho in programma nessun incontro politico con partiti dell’attuale coalizione di centrosinistra autonomista» ha voluto chiarire Daldoss nella sua nota, o Rossi ha voluto che lui chiarisse. Peccato che un primo incontro con il segretario Upt Tiziano Mellarini e il capogruppo Gianpiero Passamani pare ci sia già stato. «La tattica non basta» ha commentato Lorenzo Dellai (Corriere del Trentino ) richiamando all’esigenza di nuovi progetti.
«Non voglio essere coinvolto o accostato a “ tattiche” — ha scritto Daldoss — sto svolgendo solo il mio compito di assessore» e, in questa veste, incontra persone che «comunicano un disagio e un bisogno che oggi non trova adeguate risposte. Bisogna pensarci per tempo e con iniziative politiche che combinino cambiamento, competenza e coesione».
«Mi pare politicamente scorretto che l’assessore di una giunta sostenuta dai partiti tradizionali parli di una nostra “evidente debolezza”» è la prima osservazione del segretario del Pd, Italo Gilmozzi. Punto secondo: «Quando decideremo come affrontare le prossime elezioni saremo noi, come coalizione, a decidere, non sarà la somma di questo o quel progetto individuale». Punto terzo: «L’idea che lui sia l’unico assessore che gira il territorio e ascolta la gente, mi pare un po’ di parte». Infine, il profilo tecnico: «Non ho mai considerato Daldoss un tecnico — taglia corto Gilmozzi — il suo lungo curriculum politico ci dice che non lo è». Più felpato Mellarini, ma i concetti sono simili. «I partiti che critica sono gli stessi che sostengono la giunta di cui è membro. Semmai — aggiunge il segretario parlando a nuora perché suocera intenda — queste osservazioni dovrebbe farcele il presidente. Noi ci siamo tutti candidati in partiti e siamo stati eletti dal popolo». «Daldoss no» è l’ovvio sottotesto. «Sia chiaro — aggiunge Mellarini — che io ho stima di Carlo come assessore e non è un mistero che politicamente lo senta vicino. In ogni caso, dopo la Finanziaria, è il caso che la coalizione si riunisca per fare il punto».
Per Daldoss è un momento complicato. La conferenza dei sindaci dell’Alto Garda si è riunita per invitarlo a non scomodarsi per il loro «World Cafè», un incontro informale con il quale Daldoss si confronta con gli amministratori sulle priorità dei singoli territori. «Siamo stati eletti dal popolo per occuparci delle nostre priorità» è il commento più garbato.
Sul fonte delle gestioni associate, l’assessore si è visto costretto a nominare due commissari ad acta rispettivamente per i Comuni di Canal San Bovo e Imer e per Bieno, Castello Tesino, Cinte Tesino, Grigno, Ospedaletto e Pieve Tesino perché ancora totalmente inadempienti.
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«Se non ci fossero i partiti, non esisterebbe neanche la coalizione, siamo noi l’architrave e siamo stati eletti democraticamente», avverte il segretario dell’Upt Tiziano Mellarini, «Rossi ha legittimamente scelto Carlo Daldoss come tecnico, ora spetta al presidente dire se i partiti non bastano più, non all’assessore».
Ancora più duri i commenti nel Pd. «Politicamente scorretto», commenta il segretario del Pd Italo Gilmozzi, «inaccettabile il giudizio di Daldoss sull’inadeguatezza dei partiti, e lui non è l’unico a girare sul territorio». «Se Daldoss è in giunta, lo è perché il centrosinistra ha vinto le elezioni. Troppo comodo sfruttare i benefici del sistema e al tempo stesso strizzare l’occhio all’antipolitica», attacca il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi.
Se il suo intento era di fare chiarezza sui progetti di una sua lista per il 2018 che da mesi gli vengono attribuiti, e respingere l’accusa di tatticismo, con le sue dichiarazioni messe nero su bianco domenica in una nota, Carlo Daldoss si è tirato addosso l’ira dei partiti della maggioranza. L’assessore tecnico, grande elettore di Ugo Rossi alle primarie 2013, aveva parlato di «evidente debolezza dei partiti», di «bisogni che non trovano adeguate risposte», della necessità di «pensare per tempo a iniziative politiche che combinino cambiamento, competenza e coesione».
Parole che hanno mandato in fibrillazione soprattutto Pd e Upt. «Su cosa serve alla coalizione, e sui prossimi passaggi, sarà la coalizione a decidere, non Daldoss. C’è un percorso di cui il presidente Rossi deve farsi garante», ammonisce il segretario Pd. Alle frecciate lanciate dall’assessore all’Upt («Non voglio essere accostato a tettiche praticate da protagonisti partiti e loro esponenti vecchi e nuovi»), il segretario Mellarini replica conciliante: «Da parte dell’Upt non c’è nessun disegno per cooptare Daldoss anche se la sua cultura politica non è distante dalla nostra. Ho grande stima di Carlo ma quando si aprirà un confronto nella coalizione saranno le forze politiche attuali a decidere come allargare il perimetro, non un singolo assessore». Olivi rincara: «C’è bisogno di massima trasparenza. Essere un esterno in giunta non è una franchigia. Se Daldoss vuole aiutare la coalizione, lo faccia senza cedere alla tentazione dell’antipolitica e alla delegittimazione dei partiti. Sia chiaro che lui non sta fuori dalla politica, non viene da Marte».
All’azione dell’assessore arriva però il pieno e totale via libera del governatore, a conferma di un asse forte sul piano personale e politico anche in vista delle elezioni 2018. «Non serve agitarsi», è il messaggio di Ugo Rossi ai partiti della sua maggioranza, «Daldoss è un valore aggiunto che lavora per la coalizione. In un’epoca in cui si impongono demagogia e populismi, abbiamo più che mai bisogno di chi ragiona per ampliare il centrosinistra». «L’onorevole Dellai e l’Upt ci ricordano un giorno sì e uno no che serve qualcosa di nuovo, il Pd dice che serve linfa nuova, il Patt da tempo si è dato l’obiettivo di aprirsi ad altri mondi rispetto all’elettorato tradizionale. Bene, l’interesse della coalizione e del Trentino è di dialogare con quegli elettori che oggi non si sentono rappresentati, e questo fa Daldoss».
Su una ipotetica «lista Daldoss» Rossi non conferma ma non smentisce: «Mancano due anni e mezzo alle elezioni, lo scacchiere si muove a velocità impressionante. Che i partiti oggi siano in difficoltà è un dato oggettivo, il tema dobbiamo porcelo. Se ognuno ragiona in base al proprio orticello e alle preferenze personali significa che non ha capito niente. Oggi serve fare argine a demagogia e populismo, mi preoccuperei se Daldoss lavorasse in direzione del centrodestra, invece la sua è un’impostazione politica che si riconosce pienamente nella coalizione e nella presidenza Rossi».