Uno shock inaspettato. L’annuncio di 130 esuberi da parte del Sait ha avuto lo stesso effetto di una doccia gelata nel mese di gennaio. In città non si parlava d’altro. In molti si interrogavano, increduli: «Ma se anche il Sait licenzia dove andremo a finire?».
"Trentino",11 novembre 2016
A dimostrazione di come il posto nel consorzio e, più in generale nelle cooperative di consumo, veniva visto come un posto nel pubblico, in Provincia o nello Stato. Adesso anche questa certezza viene messa in discussione. Per il momento siamo di fronte solo all’annuncio. Il presidente Renato Dalpalù anche ieri ha spiegato che la famosa raccomandata che farà partire il confronto con i sindacati verrà inviata solo dopo gli approfondimenti tecnici. Del resto la speranza sta proprio in questi approfondimenti, come spiega Walter Largher della Uiltucs: «La procedure prevede che dopo l’invio della raccomandata ci siano 45 giorni di tempo per una trattativa tra azienda e sindacati. Noi ci siamo rivolti a uno studio di consulenza anche per valutare gli impatti della nuova normativa in materia di ammortizzatori sociali». La speranza, aggiunge il sindacalista è che si possa contenere l’impatto della manovra grazie a tutta una serie di ammortizzatori sociali previste dalle norme come i contratti di solidarietà, i contratti part-time e i prepensionamenti.
A parte i tecnicismi, però, la manovra ha suscitato reazioni forti nella politica. Il governatore Ugo Rossi chiede un piano di rilancio: «Ci riserviamo di approfondire il tema. È una cosa che ha una certa gravità e che ci preoccupa, speriamo che i numeri possano essere diversi rispetti a quelli che sono stati dati. In provincia di Trento tutti i lavoratori sono uguali e gli strumenti di protezione che abbiamo sono strumenti sempre utilizzabili, bisognerà vedere se lo sono anche per questo caso. Vorremmo vedere che ci siano anche altre linee di razionalizzazione interne legate a un piano di rilancio, e non solo a operazioni sulla pelle dei lavoratori. Il Sait è un'impresa privata, pur dentro il mondo cooperativo. Noi non possiamo sostituirci alle imprese, ma vogliamo capire, sul fronte occupazionale e della tenuta del tessuto economico, qual è il piano di Sait per rimettersi sulla strada giusta».
Ancora più duro l’assessore al lavoro e alla cooperazione Alessandro Olivi: «È una grossa ferita: mettere in mobilità 130 persone non è una riorganizzazione, è un taglio insostenibile dal punto di vista sociale. Da Sait attendiamo un piano industriale, che non può avere solo la voce “meno”. Serve un piano aggressivo sulla produttività, non è immaginabile riorganizzare a botte di 100 esuberi alla volta. Sait deve dirci dentro quale progetto di consorzio si collocano le scelte che sta portando avanti». Olivi annuncia che per il 2017 la Provincia conferma a bilancio tutte le misure di sostegno (il cosiddetto premio di mantenimento, ndr) alla rete dei piccoli negozi di montagna, oltre 200 punti vendita molti dei quali appartengono alle Famiglie cooperative.