Presentati oggi al Senato i risultati della IV Ricerca “Una misura di performance dei Servizi Sanitari Regionali” realizzata dal Consorzio Crea Sanità dell'università di Roma Tor Vergata. Il Trentino si conferma, per il quarto anno consecutivo e unico tra i territori a Statuto speciale, nel gruppo di regioni con i livelli di prestazioni più elevati.Ufficio Stampa Provincia, 25 ottobre 2016
Il sistema sanitario trentino si conferma tra le punte di diamante del mondo della sanità italiana, al secondo posto dopo il Veneto e prima di Toscana e Piemonte. Il risultato, che conferma le positive prestazioni già fatte segnare negli anni precedenti, è contenuto nella IV edizione della ricerca sulle performance sanitarie regionali realizzata dal Consorzio Crea Sanità dell'università di Roma Tor Vergata, presentata questa mattina al Senato della Repubblica.“Il nostro progetto – spiega Daniela D'Angela, ricercatrice dell'università Tor Vergata – si pone l'obiettivo di contribuire a valutare le prestazioni dei servizi sanitari, sviluppando però, allo stesso tempo, dei sistemi innovativi per valutare i servizi e le scelte effettuate. Abbiamo applicato un approccio multidimensionale, che fa una media tra le opinioni espresse dai rappresentanti dei diversi stakeholder del sistema sanità: utenti, management aziendali, professioni sanitarie, istituzioni e industria del farmaco”.Sulla base degli indicatori selezionati dalle diverse categorie, l'analisi evidenzia un'Italia a tre velocità. Il primo gruppo racchiude 4 Servizi Sanitari Regionali (SSR) e rappresenta i livelli di eccellenza, con misure di performance sensibilmente superiori alla media, con valori compresi tra 0,57 e 0,63 (in una scala dove 1 indica il valore massimo e 0 il valore minimo). Di questo gruppo, il Trentino fa parte fin dalla prima edizione della ricerca Crea Sanità ed è oggi l'unico territorio a Statuto speciale.“Il fatto che la Provincia autonoma di Trento sia in questo gruppo da quattro anni consecutivi è un aspetto di grande rilevanza che premia l'impegno e la competenza dei nostri operatori sanitari e non” commenta l'assessore alla salute della Provincia autonoma di Trento. “Anche se negli anni è cambiato il peso degli indicatori alla base di questa ricerca, il sistema sanitario provinciale è solido e riesce a dare le risposte richieste dai cittadini. Questo è il nostro punto di forza principale soprattutto in un momento di crisi economica che aumenta la fragilità di molte famiglie: abbiamo un sistema che punta a una integrazione sociosanitaria sempre maggiore, che garantisca servizi adeguati”.Per quanto riguarda il resto d'Italia, un secondo gruppo di regioni, composto da 8 SSR, ottiene una valutazione in un range di 0,52-0,55 (Friuli Venezia Giulia, Provincia autonoma di Bolzano, Lombardia, Basilicata, Umbria, Emilia Romagna, Marche, Lazio). Al fondo della classifica, rimangono 9 regioni: un'area “critica”, con valori fra 0,49 e 0,33, della quale fanno parte Liguria, Valle d'Aosta, Abruzzo, Sardegna, Sicilia, Molise, Puglia, Calabria e Campania.“Il dato che emerge dalla ricerca – osserva D'Angela – è che i livelli di prestazioni sono strettamente e direttamente legati a quello della spesa: per avere buone performance bisogna investire bene. Ma la complessità intrinseca nel sistema sanità richiede una governance capace di sposare logiche multi-dimensionali; l'importanza di questo approccio è sempre più evidente, enfatizzandosi progressivamente la necessità di un equilibrio fra il perseguimento del controllo economico-finanziario e quello del miglioramento della qualità e dell'aumento di efficacia dei servizi offerti”.Tra i diversi parametri che compongono l'indicatore di performance alla base della ricerca di Crea Sanità, quello giudicato in modo più “critico” dai rappresentanti dell'industria medicale (case farmaceutiche, produttori di dispositivi medici etc) è connesso al maggior valori di spesa sanitaria pubblica pro-cpite e di quota del Pil destinata alla spesa sanitaria pubblica corrente. Due parametri che in Trentino sono maggiori che altrove: un apparente paradosso, che tuttavia può rappresentare una sfida per gli operatori pubblici, nel migliorare ulteriormente l'efficienza dei servizi offerti. “Non c'è dubbio che dobbiamo continuare a lavorare sul fronte della maggiore appropriatezza possibile” osserva l'assessore. “Ma vanno distinti i costi maggiori causati da possibili inefficienze da quelli dovuti a scelte politiche che puntano a garantire ulteriori investimenti e servizi nella rete ospedaliera e sanitaria. Due esempi su tutti: i posti letto – superiori alla media nazionale – nelle case di riposo per aiutare i livelli di autosufficienza degli anziani e la rete ospedaliera, che in Trentino è costruita sulle esigenze di un territorio complesso come quello montano”.
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