Dennis Franch - Segretario Circolo Pd Val di Non, 23 dicembre 2009
Sono passati quattro mesi da quando il Circolo PD della Valle di Non fece la sua prima dichiarazione pubblica. Allora chiese, inutilmente, al sindaco di Cles Giorgio Osele di non dimettersi, ma di aprire un dibattito sui problemi politici all’interno della vasta maggioranza che lo aveva eletto e che comprendeva tutto il centrosinistra.
Dopo la crisi, il PD di Cles affrontò con determinazione la campagna elettorale: con un proprio candidato sindaco, Flavia Giuliani, lavorò per formare un programma e una lista e per costituire una coalizione. Prima di tutto cercò un dialogo col PATT, che oppose un rifiuto netto e fermo. Allora avviò la collaborazione con le due liste civiche che si stavano formando e con regole concordate si arrivò alla scelta del candidato sindaco Maria Pia Flaim. Dopo una campagna elettorale vissuta con impegno e convinzione, il PD è stato premiato da un grande risultato al primo turno e dalla vittoria del suo candidato sindaco al ballottaggio.
Il Circolo PD della Valle di Non riconosce con orgoglio e soddisfazione questo grande risultato, che appare frutto non di un nuovo schema politico, ma della capacità di capire e interpretare ciò che accade nel proprio territorio e di mettere in campo uomini e donne motivati e preparati con una proposta politica convincente.
Nella presentazione elettorale il PD di Cles ha scritto: “Oggi la nostra coalizione interpreta una generale richiesta di cambiamento, a cui vogliamo portare il nostro significativo contributo, anche per contrastare la presa della destra sulla società proponendo e sostenendo un sistema di valori davvero altro, senza subalternità, né complessi d’inferiorità. Vogliamo esserci sul piano delle idee, perché un partito democratico deve essere soprattutto un luogo di coltivazione di valori, allo stesso tempo antichi e moderni, e una fabbrica di proposte all’altezza dei problemi, spesso inediti, che ci troveremo davanti. E vogliamo che si affermi un metodo di gestione della cosa pubblica che sia rispettoso delle regole, delle procedure e dei diritti di ogni cittadino, trasparente nelle modalità, efficace e efficiente nella realizzazioni.”
Qualcuno non ha capito la voglia di cambiamento assai diffusa a Cles, benché sia stata il motivo conduttore anche della coalizione guidata da Marcello Graiff. Chi si aspettava che al ballottaggio gli elettori del centro-destra scegliessero il sindaco meno distante sul piano ideologico è rimasto deluso: almeno la metà di loro ha scelto il cambiamento, cioè Maria Pia Flaim e la sua colalizione.
Questa è l’analisi politica del voto di Cles secondo questo Circolo. I dirigenti provinciali del PD hanno rispettato tutte le scelte locali, e in qualche momento può essere stato difficile, hanno dato il loro appoggio senza interferire, hanno condiviso la gioia per il successo ma senza appropriarsi i meriti.
Il compito del sindaco Flaim e della sua squadra è impegnativo. Occorre mantenere le promesse soprattutto sul metodo di gestione della cosa pubblica, affinché tutta la popolazione possa sentirsi partecipe, coinvolta e responsabile. Nell’ultima legislatura un consenso vicino al 70% non è bastato a Osele a concludere il quinquennio. Il Circolo PD di Cles augura a questa maggioranza, eletta con il 50,16 %, di saper lavorare tanto e bene e nell’interesse di tutti, e di ottenere il consenso o almeno il rispetto anche di chi oggi sente l’amaro della sconfitta.
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Il risultato di Cles indica uno scenario diverso per il PD e per le prossime elezioni amministrative.
Ogni realtà comunale ha la sua specificità e non è esportabile e il risultato di Cles è di Cles prima ancora che un risultato politico provinciale, ma non c'è ombra di dubbio che a Cles si è riflesso ciò che agita lo scenario provinciale.
Patt e Upt hanno messo in scena uno schema che stanno inseguendo in altre realtà territoriali, un alleanza di centro come alleanza privilegiata che permetta di fare a meno del PD e comunque di coinvolgerlo solo se necessario per vincere e in seconda battuta. In questa alleanza ci può stare l'Udc dove c'è e soprattutto ci possono stare le liste civiche che non vogliono schierarsi con una coalizione politica del centrosinistra, ma nemmeno contro.
A Cles hanno cercato di attribuire al PD la responsabilità di non aver riproposto l'alleanza provinciale, ma le cose non stanno così perchè il Patt non aveva accettato il confronto salvo ripresentarsi,troppo tardi, quando ha capito che poteva anche perdere.
D'altronde basta guardare a Lavis dove il Patt governa con il centrodestra e vuole continuare a governare, o a Rovereto dove vorrebbe allearsi con Valduga escludendo il PD. Si rivendica lealtà alla maggioranza provinciale ,ma si nega sui territori preferendo alleanze a geometria variabile rispetto ai loro interessi. E l'Upt ,anche se non sempre si può individuare sul territorio un soggetto organizzato e autonomo,che a parole sembra riproporre la coalizione ,in realtà sceglie il Patt, l'Alleanza per l'Italia e qualsiasi altro soggetto che le permetta di rafforzare il progetto di un centro primo partito, che se si allea con il Pd lo fa da una posizione di forza.
E quello che succede a Trento lo conferma, con Dellai che snobba il congresso del PD, non fa parlare il PD al proprio congresso e decide da solo le sorti finanziarie dell'autonomia.
Il PD che per la prima volta si è strutturato come partito ha deciso di far sentire la propria voce, di rivendicare la condivisione delle scelte più importanti, di esprimere il proprio dissenso verso una gestione personale e sbilanciata del potere provinciale. Dellai ha reagito stizzito perchè non tollera di governare condividendo le scelte e anche quando, come nell'ultima relazione al bilancio, esprime il meglio nella visione del Trentino e della politica, lo fa senza alcuna autocritica.
La reazione del PD all'incredibile scelta di Dellai di comunicare successivamente all'accordo con il governo nazionale le modifiche apportate allo statuto di autonomia, è stata utile e assieme al risultato di Cles ha riportato il PD al centro del dibattito. Peccato per prese di posizione di assessori PD, tese più a distinguersi dal partito che ad assumersi la responsabilità del governo provinciale, che vorrebbe dire essere protagonisti delle scelte che riguardano il futuro dell'autonomia.
C'è bisogno della massima coesione del PD e c'è bisogno di un unico modo di lavorare e condividere le scelte, che assicuri coerenza tra l'orientamento del partito e i comportamenti dei suoi amministratori e consiglieri. Solo così sarà possibile affrontare le non facili scelte che riguardano l'uso delle risorse dell'autonomia, i progetti di riforma, le criticità ambientali ed economiche, le infrastrutture. Con un confronto che renda protagonista tutto il partito e che lo veda aperto all'ascolto e al dialogo, ma anche con scelte che poi vincolino tutto il gruppo dirigente e tutti gli amministratori che fanno riferimento al PD.
Si può affrontare il problema delle acciaierie di Borgo se invece di inseguire mass media e magistratura si assume la responsabilità di governare, individuando le strategie per il futuro di questa terra, sapendo gestire il presente e rispondendo di quello che nel passato non ha funzionato.
Si può uscire da un dibattito sulla scuola che perde di vista il futuro della formazione per concentrarsi sulla difesa dell'esistente o per imporre scelte lesive della autonomia delle istituzioni scolastiche, purchè si abbia la capacità di pretendere il meglio, di usare le risorse che ci sono e di lavorare con l'umiltà necessaria.
Si può trovare il giusto equilibrio tra un gruppo consiliare che non può ridursi ad essere spettatore delle scelte del governo provinciale e che non può nemmeno distinguersi contrapponendosi nei diversi passaggi istituzionali e una giunta che dovrebbe recuperare un minimo di collegialità e dove il PD dovrebbe segnare la propria presenza con la forza delle idee.
Stiamo vivendo un passaggio importante che può segnare la costruzione di un partito che sia tale e che può riportare la politica provincia ad una dimensione partecipata e democratica, dove il presidente è il presidente e non l'unico potere e non solo il leader di un partito che ha l'ossessione di voler ridimensionare il PD.
Le prossime elezioni amministrative segneranno un passaggio fondamentale per rilanciare la coalizione che governa la Provincia o per segnarne una disgregazione pericolosa. Per questo non è indifferente quello che accade ora, chi dice che saranno le elezioni della comunità di valle la vera scadenza politica in realtà vuole tenersi libero alle comunali di raccogliere il più possibile senza il PD per poi dettare le condizioni. Quello che si distruggerà in primavera non si raccoglierà in autunno, ne' si manterrà per il resto della legislatura.
Il PD vuole riproporre l'alleanza che governa il Trentino, esige un tavolo provinciale che confermi l'impegno di tutti gli alleati, e lo fa senza presunzione alcuna, tant'è che a Cles anche se abbiamo vinto abbiamo rilanciato subito per ricostruire la coalizione. Ma non staremo ad aspettare, cercheremo di essere protagonisti nel dibattito politico e cercheremo di costruire idee per il governo dei Comuni e di coinvolgere donne e uomini che ne siano interpreti.
Non c'è un irresistibile strapotere del presidente ne' quello dell'alleanza di centro, noi vogliamo governare insieme ma non accettiamo di essere spettatori,siamo in grado di costruire progetti per il governo di questa terra, di esprimere candidati e candidate sindaci, di rispondere, o almeno provarci, alle aspettative degli elettori.