Roberto Pinter, "Trentino", 23 dicembre 2009 Mi fa piacere che Il Trentino torni ad avere un direttore/con che conosce bene il nostro territorio e che può peraltro aggiungere uno sguardo sul resto del paese cresciuto con le recenti esperienze professionali. E il miglior augurio che posso formulare è quello di cogliere l'invito che Faustini fa, con l'editoriale di domenica, di guardare lontano.
Non è facile ne' per la politica ne' per la società.
Il sostanziale fallimento del vertice di Copenaghen, il più importante trattandosi del futuro del pianeta, dimostra che contano di più gli interessi nel breve periodo che i guadagni a lungo termine. Meglio spremere tutto subito compromettendo la sopravvivenza del pianeta che pensare ad uno sviluppo sostenibile capace di riconvertire l'attuale modello, questo il desolante messaggio che i potenti della terra hanno lanciato soddisfacendo le loro potenti lobby e violando i diritti delle nuove generazioni.
E in Italia, che di questo non si preoccupa e che nulla fa per contribuire alla riconversione di consumi imprevidenti, il governo non riesce nemmeno a concentrarsi sui lavoratori senza lavoro e senza garanzie, ne' sulla ripresa dell'economia. Ripresa che peraltro sarebbe decisamente più probabile se contrassegnata dalla innovazione,dalla efficienza energetica e dalla qualità ambientale.
Il bene del paese analogamente al bene del pianeta finisce per coincidere con il bene di uno solo o di pochi interessati a conservare il potere ad ogni costo e con gran disprezzo del bene comune.
Eppure c'è una parte del paese che gira, ha ragione Faustini a ricordare le eccellenze e non solo le carenze, abbiamo bisogno di un giornalismo che sappia riconoscere i meriti, quello delle imprese che hanno il coraggio di investire e quello dei lavoratori che hanno la forza di resistere anche se non vedono un reddito adeguato e una garanzia per il futuro. C'è un paese che non è corrotto, che non convive con l'illegalità, che cerca di fare la propria parte con onestà senza smettere di crederci, a questa parte dovrebbe rivolgersi la politica.
Il Trentino in questa situazione riesce ancora a distinguersi e ad avere un patrimonio da investire, ma deve guardare lontano. E per guardare lontano non deve ignorare il presente, deve saper affrontare anche il “tempo reale” fatto di acciaierie, di inceneritori, di discariche, di caserme e carceri, di TAV, ma anche di laboratori, di artigiani, di centri di ricerca, di energia pulita e di agricoltura biologica, di piccole comunità che crescono e di grandi che si interrogano. Bisogna trasformare l'angoscia in speranza e per fare questo ci vuole una classe dirigente che sappia guardare oltre il presente, evitando di limitarsi a tamponare le falle che rischiano di far affondare la barca. I mass media hanno la loro responsabilità nell'alimentare le grida come grande sport nazionale, nel confondere le responsabilità ,eppure mai come oggi ci sarebbe bisogno di distinguere, di riconoscere le responsabilità di chi rema contro, di chi fa solo da zavorra. E i politici dovrebbero smetterla di inseguire i sondaggi e assumersi finalmente la responsabilità di azioni di governo che indichino una strada da percorrere. Non oscillare tra tutto va bene all'emergenza sociale, dalle acciaierie all'inceneritore c'è bisogno di dire la verità, di riconoscere le responsabilità e di governare le trasformazioni necessarie. Ho paura però che manchi il pensiero strategico e ancor di più che manchino le persone che lo traducano in azioni coerenti.
Sicuramente il presidente della Provincia, con la relazione accompagnatoria al bilancio,ha indicato uno scenario ma se non sente l'esigenza di condividerlo e di trasformarlo in un progetto di futuro di tutta la comunità c'è il rischio che rimanga schiacciato dalle ansie dei risultati elettorali. Le nuove competenze in materia di università e ricerca come la riforma della scuola o il ridisegno degli ammortizzatori sociali hanno proprio bisogno di confronto e condivisione oltre che di innovazione.
La stessa scommessa di riformare la Provincia e di far nascere delle comunità di valle ha bisogno di partiti , di amministratori, di classe dirigente che la rendano possibile. C'è bisogno di far nascere una classe dirigente meno stanca e più motivata, di scegliere dei sindaci e degli amministratori che si occupino delle loro comunità più che dei loro destini individuali,di rendere protagonisti delle scelte i tanti che non si arrendono e che tengono vivo il territorio, e per far questo occorre che anche il giornalismo esca dalla ritualità e dalla tentazione di arruffare il popolo che già viene bene ai tanti politici populisti. Non certo facendo venire meno la capacità di lettura critica o di denuncia delle tante contraddizioni tra annunci pomposi e la magra realtà, che si tratti di progetti e opere pubbliche o di cantine sociali o di imprese private, ma riuscendolo a fare a tutto campo e con equilibrio, riconoscendo il lavoro di chi sa costruire con competenza e appunto guardando lontano. Auguro al giornale Il Trentino di proseguire nella strada ora intrapresa e di saper contribuire alla crescita di una comunità responsabile.
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Partito Democratico del Trentino