Rossi: «Credo che il presidente della Commissione dei Dodici abbia fatto bene a dire che è arrivato adesso il momento di approvare le norme di attuazione che sono in sospeso, quindi contiamo che nelle prossime settimane il governo provveda». Nicoletti: «Farò presente sia al ministero della Giustizia, Orlando, sia al presidente del Consiglio la necessità di chiudere questa operazione».
A. Rossi Tonon, "Corriere del Trentino", 13 ottobre 2016
È arrivato il momento di chiudere la partita. A sottolinearlo è il governatore trentino Ugo Rossi che, analizzando i temi sollevati dal suo predecessore Lorenzo Dellai, oggi deputato in Parlamento e alla guida dell’organismo che istruisce le norme di attuazione per le Province di Trento e Bolzano, non pare particolarmente preoccupato per i rapporti con Roma pur apprezzando il richiamo al governo nazionale. «È arrivato il momento di licenziarle» commenta Rossi, rassicurato comunque dal fatto che «il sottosegretario Bressa è al lavoro proprio per questo».
«Aspetti burocratici»
Altre questioni sono poi la definizione dell’intesa, una semplice «questione burocratica», e la tutela «delle competenze statutarie, questione inserita nel disegno di legge costituzionale Zeller». Con riferimento proprio al ddl, Rossi ricorda: «Quando fu presentato, io e Kompatscher fummo accusati di aver scavalcato la Consulta e la Convenzione» mentre adesso «tutti convengono sulla necessità che quell’atto politico si compia fino in fondo». Il problema, però, è che «nel frattempo abbiamo perso qualche mese in discussioni di lana caprina», nonostante tra Rossi e Dellai l’opinione su questo argomento sia «sempre stata condivisa». Come lo sono state le loro posizioni anche rispetto al ruolo della Regione, altro tema affrontato dal deputato. «Il fatto rilevante» secondo Rossi è che «adesso tutti parlino dell’unicità dello Statuto come se fosse scontato, mentre nella scorsa legislatura non lo era affatto». «Nel recente passato ho spiegato di immaginare due province che con meccanismi di co-decisione o consultazione reciproca definiscono per esempio i rapporti con lo Stato e l’Unione europea, temi di interesse comune come l’ambiente o la previdenza complementare — prosegue il governatore — Competenze che conferite dalle Province alla Regione e che le possono restare». L’idea, quindi, di una Regione «leggera» secondo Rossi potrebbe «consentire una bella evoluzione al nostro Statuto».
Pressing dem
L’importante, secondo invece il deputato del Partito democratico Michele Nicoletti, è che «le nostre autonomie devono essere fondate all’interno di una cornice europea», esattamente come fu dopo l’accordo Degasperi-Gruber. In questa fondazione è di conseguenza contenuta «la definizione del ruolo di Province e Regione», che inserito in un contesto europeo secondo Nicoletti «potrebbe farci ricavare stimoli utili e importanti».
Il richiamo del presidente della Commissione dei Dodici, poi, è arrivato al momento giusto anche secondo il deputato dem, in particolare di fronte a una norma, quella della giustizia, «sulla quale abbiamo lavorato molti mesi e che è il frutto di una lunga consultazione con il governo, i ministeri e il personale interessato». Sarebbe dunque «un vero peccato» se un lavoro così complesso «venisse rallentato o addirittura compromesso da ragioni non politiche», ragione per cui Nicoletti assicura: «Farò presente sia al ministero della Giustizia, Orlando, sia al presidente del Consiglio la necessità di chiudere questa operazione».
Tuttavia il deputato dem ritiene «sproporzionato» legare questo tema «a una difficoltà di rapporti tra le Province e il governo», quando invece al deputato appaiono «improntati a una leale collaborazione» e quindi ora senza spazi per «rischi o crisi».
I timori
A condividere «pienamente» lo stimolo al governo di Dellai è pure Marco Boato (Verdi), il quale condivide inoltre la «preoccupazione» dell’ex governatore e aggiunge il suo rinnovato timore per un «vago sapore ricattatorio» colto qualche mese quando Bressa disse che il disegno di legge costituzionale sull’intesa sarebbe stato congelato fino al referendum. In realtà Boato dice «di non sapere se ci sia un’eventuale connessione», ma se così fosse «sarebbe un errore gravissimo da parte del governo a prescindere dall’esito del referendum». A prescindere da tali dinamiche, la contrarietà dell’ex parlamentare alla riforma resta salda così come la sua «perplessità» rispetto al «modo in cui la clausola dell’intesa per la revisione dello Statuto è stata inserita come norma transitoria, quindi fuori dalla Costituzione». Al contrario, tra i tanti «aspetti negativi per cui votai “no”, la riforma del centrodestra datata 2005 aveva però il pregio di “aver inserito la clausola dell’intesa in modo permanente nell’articolo 116 della Costituzione».
I tempi
Resta intanto il fatto che diverse norme di attuazione sono ancora in attesa di approvazione, e per quanto riguarda quella sulla giustizia Boato ritiene «sconcertante» che un atto «preparato da vari mesi e che entra in vigore all’inizio del prossimo anno, non sia ancora stato varato dal Consiglio dei ministri». Si aggiunge così una nuova incognita, quella dei tempi necessari per rendere operativa la norma dopo il via libera del governo. «Difficile farlo in tempi così stretti — evidenzia l’ex parlamentare — che non sappiamo ancora quanto stretti saranno».
Oltre alle preoccupazioni per i rapporti fra Trento e Roma, Boato spiega di condividere con Dellai anche la posizione rispetto al ruolo della Regione. Funzioni che tra l’altro l’ex parlamentare ricorda di «aver scritto materialmente già nei gruppi di coordinamento», in cui chiariva che l’ente avrebbe dovuto avere «funzioni di coordinamento sulle materie di interesse comune, previo accordo con i due consigli provinciali».