Il voto al referendum per la riforma costituzionale divide tanto il Partito democratico nazionale quanto quello Trentino. All’indomani della presa di posizione da parte di Pierluigi Bersani, il quale ha dichiarato dalle pagine del Corriere della Sera che il prossimo 4 dicembre voterà «no», il Pd trentino riflette sulle prospettive che ruotano intorno alle urne.
A. Rossi Tonon, "Corriere del Trentino", 11 ottobre 2016
In particolare nell’area più a sinistra dei dem, le posizioni non sono univoche. C’è chi aveva già annunciato il suo «no» come il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti, c’è chi si tiene le mani libere oscillando verso il voto negativo come l’ex vicepresidente della Provincia Roberto Pinter, chi infine — come Adalberto Mosaner e Luca Paolazzi, entrambi amministratori — sceglie il sì pur ammettendo l’imperfezione della norma.
Ma andiamo con ordine. Pinter, membro del Collegio dei garanti, preferisce non esporsi e spiega come «al momento sia più importante concentrare il dibattito sulle ragioni del sì e del no», tenendo in considerazione che «sarebbe sciocco ignorare i buoni motivi presenti in entrambe le posizioni». Entrando nel merito, tuttavia, Pinter ammette che «è un po’ difficile entusiasmarsi per questa riforma» che «non stravolge la Costituzione ma nemmeno cambia il Paese». C’è inoltre da evidenziare, secondo l’ex vicepresidente, «la direzione che si intraprende», un percorso che condurrebbe «a uno Stato più centralista e allo svilimento dell’autonomia». Una questione «che si giocherà su molti fronti», ma intanto è accertato che «la norma sull’intesa non è ancora stata scritta». Un’incognita importante per una provincia come quella di Trento. Forse uno degli aspetti da migliorare, che pure esistono secondo il sindaco di Riva del Garda Adalberto Mosaner e il vicesindaco di Lavis Luca Paolazzi, nonostante entrambi siano convinti sostenitori del «sì».
«Forse non è la migliore riforma possibile, ci possono essere degli aggiustamenti da fare, ma non credo sarebbe sensato votare “no” a conclusione di un percorso durato degli anni» è il commento del primo cittadino rivano. Il «sì» di Mosaner è dunque convinto, in quanto la riforma «va nella direzione giusta», modificando un sistema sulla base di «un confronto lungo e approfondito avvenuto in questi anni».
Un pensiero condiviso da Paolazzi, secondo il quale «la riforma risponde ad alcuni problemi dell’impianto istituzionale». Le critiche del vicesindaco di Lavis si concentrano sull’«impianto più centralista rispetto alla riforma del 2001», anche se «riaccentrare alcune competenze importanti» chiuda «anche culturalmente la lunga stagione del federalismo» durante la quale, però, «le Regioni a statuto ordinario non si sono stracciate le vesti per sviluppare un contesto più autonomista». Paolazzi si dice «d’accordo con le ultime dichiarazioni di Kompatscher» e di non nutrire quindi dei timori rispetto all’autonomia trentina: «In uno Stato centralista è più sola, è vero, ma la riforma ci riconosce una tutela sia per lo Statuto con la previsione dell’intesa sia termini di rappresentanza nel Parlamento».