Scommette sulla «partecipazione come valore» (guardando all’apertura di un urban center) e sul rapporto fra pubblico e privato («Una strada obbligata vista la carenza di risorse»). Ancora: accoglie l’invito degli ordini professionali di puntare su una pianificazione che si occupi dei grandi temi «in una visione complessiva» e non di ogni piccola questione. E conferma le «priorità irrinunciabili» indicate anche dagli architetti (Corriere del Trentino di ieri): «Rigenerazione, verde e mobilità».
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 9 ottobre 2016
Nella sua nuova (ma non troppo) veste di responsabile del Prg, il sindaco Alessandro Andreatta mostra di trovarsi già a suo agio. Ieri, a dieci giorni dalla decisione di assumersi l’incarico (togliendolo al vicesindaco Paolo Biasioli, che mantiene la delega all’urbanistica), il primo cittadino ha tratteggiato alla maggioranza la sua linea per la costruzione del nuovo Piano. Sintetizzando le sue intenzioni in «dieci sfide» e definendo, in un documento più corposo di trenta pagine, lo scenario attuale e futuro della pianificazione cittadina. Venti (su venticinque), anche ieri, i consiglieri che hanno risposto all’invito del sindaco, nel secondo vertice della settimana: un appuntamento che ha impegnato la coalizione dalle 8.40 alle 13.10, con due ore e mezza riservate proprio al nodo del nuovo Prg.
Nel dettaglio, nelle due paginette dedicate al «decalogo» del Piano, Andreatta parte da una riflessione più generale, che abbraccia «Trento tra passato e futuro» e ricorda le vocazioni del capoluogo: città con «un’identità ricca e variegata», inclusiva e solidale, della conoscenza e della cultura, «tra sogno e speranza dentro la concretezza e la quotidianità». Secondo punto fermo, per il sindaco: la «comunità al centro», intesa come qualità della vita di chi abita a Trento o la frequenta e come bene comune «nell’interesse di tutti».
Quindi — terza sfida — la partecipazione, promessa fin dall’inizio della consiliatura per quanto riguarda la costruzione del Prg. E in questo senso i punti indicati dal sindaco sono più numerosi rispetto alle prime due voci. Andreatta parla di «protagonismo di grandi e piccoli», di partecipazione legata ai social e ai nuovi media e della fase partecipativa prevista dalla legge. Ma anche dell’opportunità di valorizzare le circoscrizioni «come luogo di ascolto e approfondimento» e della possibilità (sulla quale ieri in maggioranza tutti si sono mostrati d’accordo) di ricreare un luogo di confronto come l’«urban center», coinvolgendo allo stesso tempo professionisti ed esperti della partecipazione. Tutti tasselli di un percorso che avrà come asse portante quel «team» che tante indiscrezioni ha prodotto in questi mesi. E che il primo cittadino inserisce come nono punto del decalogo. «Non penso alla modalità classica, che prevedeva la scelta di un urbanista di fama come responsabile del Piano» mette in chiaro Andreatta. Meglio — come del resto era già emerso — affidarsi a una squadra interdisciplinare, composta da urbanisti ma anche da sociologi ed economisti e coordinata da un docente universitario (ne riferiamo in pagina).
Sarà dalla partecipazione e dal lavoro dell’equipe mista che prenderà corpo il nuovo Prg, «un’opportunità straordinaria — osserva Andreatta — per ripensare la città nei suoi molteplici aspetti». Un Prg che non sia un fine («L’obiettivo è il miglioramento della città»), ma uno strumento, precisa il sindaco. Il quale, riprendendo la visione tratteggiata da ingegneri e architetti, sposa la linea di un Piano regolatore che si occupi «di alcuni temi e di alcune aree dentro una visione complessiva». Del resto, proprio con gli ordini professionali Andreatta si è voluto confrontare appena preso in mano il nodo spinoso del Prg. Tanto che alcune delle sfide mostrano una coincidenza di pensiero tra Palazzo Thun e i professionisti. Come la definizione delle «priorità irrinunciabili», in linea con quelle indicate da Alessandro Franceschini (Architetti): la rigenerazione, il verde e la mobilità urbana. Ma anche come la necessità — espressa anche dal presidente degli ingegneri Antonio Armani — di affrontare il nodo delle aree produttive industriali e artigianali, valutando l’eventuale cambio di destinazione, riduzione e anche rinaturalizzazione.
Altro punto del decalogo di Andreatta: l’ambiente «da tutelare e valorizzare», insistendo sull’obiettivo del risparmio di territorio, sull’importanza dello strumento della valutazione ambientale strategica e puntando sul Bondone «come opportunità per un modello nuovo di salvaguardia ambientale e di promozione turistica». «Sono contrario — spiega il sindaco — alla tutela assoluta: sono per una salvaguardia che permetta alla gente di apprezzare e vivere l’ambiente». Infine: il rapporto pubblico-privato, che il primo cittadino aveva sostenuto già da assessore all’urbanistica nei primi anni Duemila. Ora, a più di dieci anni di distanza, Andreatta non ha dubbi: «Questa è una scommessa da vincere nell’interesse della città, una strada obbligata vista la carenza di risorse e una modalità auspicata per trasformare insieme il territorio».
Una «scaletta» di priorità impegnativa, resa ancor più corposa dagli approfondimenti del documento consegnato da Andreatta ai consiglieri, che dopo una carrellata sule diverse pianificazioni (dal 1989 in poi), sul Pup e sul programma del centrosinistra autonomista, entra nel dettaglio dei nodi e individua alcuni passaggi che dovranno essere affrontati prima della predisposizione del Prg: dall’analisi delle richieste di inedificabilità a una variante per opere pubbliche fino alla pianificazione dei centri storici. Ma nella riflessione del sindaco c’è spazio anche per le aree agricole, le periferie, il rapporto con l’università, le aree per i luoghi di culto, gli ecomostri e gli spazi per i giovani e la musica.
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Niente archistar, professionisti divi, per il nuovo Piano regolatore della città. Ci penserà il sindaco Alessandro Andreatta, ma non in solitudine: «Anzi,appoggiandoci ad una squadra interdisciplinare composta non solo da urbanisti, architetti ed ingegneri ma anche ad agronomi, socialisti ed economisti» ha notato ieri mattina il primo cittadino, mettendo proprio il Prg come tema principale della riunione della sua maggioranza. Assenti i dissenzienti Castelli e Panetta ed i giustificati Bungaro e Carlin. In ritardo, si è visto verso mezzogiorno, il neo consigliere delegato al Bondone, Maestranzi. Quattro ore e rotti di lavoro, dalle 8.45 alle 13 abbondanti, con solo una pausa per brioche e caffè fatti arrivare nella sala circoscrizionale di via Perini. Si sono messe a punto, in un clima molto disteso, le linee che porteranno alla realizzazione del Piano che, come è noto, dopo il rimpasto è stato portato dal sindaco direttamente tra le sue competenze.
Aree agricole. Negli ultimi due anni l’amministrazione ha fatto un’attenta analisi delle zone E, le zone non urbanizzate. E si scopre che nel Prg le zone E rappresentano oltre il 75 del territorio del Comune. Per questo motivo si sta provvedendo ad una revisione normativa e cartografica del territorio aperto. Le zone E saranno divise in: 1)funzione economica-produttiva, 2) ecologico-ambientale, 3)turistico ricreativa, 4) estetica visiva e 5)storico-culturale. Una scommessa ulteriore sarà quella di capire come riutilizzare il patrimonio edilizio all’interno delle aree agricole: un recente censimento indica ne indica ben 500 superiori ai 1500 metri cubi.
I capannoni in disuso. L’ottica è quella di limitare il consumo del suolo, facilitando il riutilizzo dei capannoni in disuso. In arrivo uno studio particolareggiato sulla loro reale consistenza, offrendo concrete possibilità di recupero per chi crea posti di lavoro. Riqualificare grandi aree. Il nuovo Piano punta a riqualificare aree già costruite con nuove modalità. Dove si guarda? A comparti strategici e inutilizzati come quelli in destra Adige (area Ex Italcementi), l’area ex Frizzera ai Solteri o i depositi ex Atesina in via Marconi. Da notare che alcune di queste aree sono di proprietà dell’ente pubblico: l’attuale Centro S.Chiara, l’Atesina, il Distretto militare, le caserme San Vincenzo, l’ex Italcementi, l’ex Scalo Filzi. Che farne? Non dovranno essere vincolate a parametri stringenti, ma definito lo scenario delle funzioni che potranno essere lì collocate, potranno essere oggetto di un concorso di progettazione. Tempi? Medio lunghi.
Abbattere gli ecomostri. Il nuovo Piano dovrà ipotizzare le soluzioni che permettano di abbattere gli edifici inutilizzati e obsoleti, una presenza - si nota - che va a discapito del decoro della città. Come procedere? Pescando dal registro delle volumetrie degli edifici da abbattere. Per bypassare l’inerzia dei privati, il Comune pensa di procedere in prima persona per poi rivalersi sui privati.
Periferie. Le note che accompagnano il Prg non si nascondono che una città con una buona qualità della vita possa migliorare nelle periferie. Quali? Il sindaco nota che si può e deve fare di più per alcune aree a Trento Nord (Campotrentino ed Aree Magnete, Spini) o del tutto diverse come Villamontagna ed alcune aree di San Giuseppe. Aree per religioni e culto. Tema annoso e spinoso. Ammesso che il tema c’è nel nuovo Prg si prevederanno ma non senza se e senza ma: “verranno introdotti dei paletti se necessario”.
Co-housing e switch room. L’edilizia sociale non sarà solo quella classica di cui parleremo subito, ma anche creativa: si pensa di attuare non solo il collaudato co-housing (forme di vicinato solidale) ma pure lo switch room, con spazi semiprivati in gestione condivisa tra due o più alloggi.
Viale dei Tigli. In tema di alloggi a canone moderato torna a galla il progetto di viale dei Tigli di cui si è iniziato a discutere nel 2009. A questo punto, autunno 2016, è vera e propria corsa contro il tempo. Perché? Si deve evitare di perdere i 4 milioni di euro stanziati nel lontano 2007 dal Ministero delle Infrastrutture per il progetto sperimentale “20.000 abitazioni in affitto”. La cifra è da allora custodita dalla Provincia ma si avvicina la time line per spenderli o restituirli. Risulta che la Provincia possa aggiungere ulteriori 4 milioni di euro alla cifra già messa a disposizione dal ministero. A quel punto il Comune ne dovrebbe aggiungere altri 3 milioni. Con una cifra stimata attorno ai 12 milioni di euro nell'area a sud della città si potrebbero realizzare all'inizio, come primo lotto, 30 alloggi: oltre a sei spazi commerciali, alla biblioteca e alla piazza che diventerebbe adiacente al sagrato della chiesa del Sacro Cuore.
Canone moderato. Un focus sugli alloggi a canone moderato: sono quasi pronti in Clarina 76 alloggi presso le Corti Fiorite: il tutto grazie al Fondo di Housing Sociale. Dal 2013 sono stati consegnati 182 alloggi: 164 di questi appartamenti sono stati assegnati a famiglie comunitarie, 18 ad extracomunitari.