«Stiamo calmi, si tratta solo di una questione tecnica». I 200 milioni di avanzi di Provincia e Comuni non spariranno, assicura il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa. «L’impugnativa — spiega — era inevitabile perché la legge provinciale, scritta così, era giuridicamente incompatibile con la normativa nazionale. Si tratta solo di riscriverla».T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 7 ottobre 2016
Il governo, insomma, manda segnali di distensione all’esecutivo provinciale, già pronto alle barricate per difendere i non molti soldi rimasti per gli investimenti. La partita è tutt’altro che marginale. Il governo ha impugnato la norma contenuta nell’assestamento di bilancio dell’estate che permetterebbe a Provincia e Comuni di utilizzare nei prossimi anni gli avanzi di spesa del 2016 e così di seguito. Una previsione in contraddizione con le recenti norme sul pareggio di bilancio che impongono agli enti locali non solo di non produrre disavanzi, ma anche di spendere ogni anno tutte le risorse a disposizione, pena la loro perdita. Una novità che sta creando non pochi problemi a molte Regioni e a molti Comuni, in particolare quelli «virtuosi», abituati a costruire bilanci prudenti sul fronte delle uscite. Alla notizia dell’impugnativa, Ugo Rossi ha reagito annunciando in aula non solo l’intenzione di resistere in Corte costituzionale, ma anche quella di procedere a una contro impugnativa della legge nazionale che impone, anche alla Provincia autonoma, le regole generali. Il presupposto dell’iniziativa sta nel patto di Garanzia sottoscritto con l’attuale governo e tradotto in una modifica della parte finanziaria dello Statuto (per modificare la quale basta una legge ordinaria previa intesa tra le parti). Insomma, una legge di rango «superiore», lo Statuto, direbbe che la Provincia ha la possibilità di legiferare in difformità rispetto a quanto previsto per gli altri enti locali, perché autofinanzia interamente il proprio bilancio e ha la responsabilità di quelli dei Comuni.
Stando alle parole di Bressa, il governo non mette in discussione tutto questo, ma solo il modo in cui la norma è stata scritta. «L’impugnativa — afferma il sottosegretario — non deve generare alcun allarme, fa parte della normale dialettica tra Stato e Regioni. È stata fatta solo perché stavano scadendo i termini e successivamente non sarebbe stato possibile intervenire». La decisione del consiglio dei ministri non dovrebbe essere quindi intesa come un atto di ostilità verso Trento e Bolzano (il patto è il medesimo e Bolzano si prepara a legiferare in maniera analoga), tanto meno come un venir meno degli impegni presi. «La questione è puramente tecnica, non politica. Resta ferma la volontà politica di trovare un accordo, ma così come è scritta la norma non va bene. Ora si tratta di modificarla in modo che sia compatibile con l’ordinamento nazionale chiarendo che, autofinanziando il proprio bilancio, la Provincia autonoma può legiferare in materia. Tutto qui».
Bressa assicura che non è nemmeno necessario modificare lo Statuto, come suggerito da Rossi, per chiarire definitivamente la questione. «Non ce n’è bisogno, la questione è già stata chiarita con il patto di Garanzia. La sfortuna ha voluto che da dieci giorni sia a casa per un’indisposizione. Diversamente, forse sarebbe già stato tutto chiarito».
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