Il modello della sanità a domicilio. Gelli: il Trentino può sperimentare

L’assistenza territoriale come «una delle sfide più importanti del futuro», il modello di una «sanità a domicilio» come risposta principale. In tema di sanità e sociale «la prospettiva nazionale e provinciale a confronto», come recita il titolo dell’incontro organizzato ieri dall’assessorato alla salute, risultano particolarmente consonanti.
E. Ferro, "Corriere del Trentino", 4 ottobre 2016

 

Anche perché a illustrarle sono l’assessore Luca Zeni e il responsabile sanità nazionale per il Partito democratico Federico Gelli, che invita il Trentino a essere ancora una volta laboratorio: «L’appello a realizzare i nuovi modelli organizzativi deve partire dalle realtà che funzionano» esorta l’onorevole, anche presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti.

Per Gelli, medico, direttore sanitario di un ospedale a Firenze, il quadro è chiaro: «La visione ospedalocentrica è da abbandonare — afferma — l’assistenza territoriale è una delle sfide più importanti del futuro: occorre portare la sanità a domicilio e fare in modo che il Pronto soccorso, dove l’80% degli accessi oggi risulta errato, venga utilizzato solo da chi ne ha davvero bisogno». Per farlo, Gelli ipotizza l’istituzione di «case della salute» e «alberghi sanitari». Da un lato strutture in grado di garantire assistenza ventiquattr’ore su ventiquattro, dove il cittadino possa trovare i medici di medicina generale e di continuità assistenziale, gli infermieri e la possibilità di effettuare una diagnostica di base; dall’altro «residenze intermedie con assistenza di bassa intensità, dotate di personale infermieristico e dove il medico di famiglia o di continuità assistenziale visiti i pazienti». «È questo il modello sul quale orientarci — sottolinea — i cittadini devono poter ottenere una risposta sul loro ambito territoriale».

Che sia differente, dunque, da quella attuale («la figura della guardia medica è stata un fallimento perché le persone non vi si rivolgono» sostiene Gelli, che ricorda anche come 8 Regioni italiane su 21 siano commissariate perché «a parità di risorse date non sono state in grado di riorganizzare l’offerta sanitaria»).

Il parlamentare toscano sostiene, inoltre, la necessità della semplificazione istituzionale e della trasparenza (tradotte, ad esempio, nella riduzione del numero delle centrali d’acquisto o nell’istituzione dell’albo nazionale dei direttori generali). Si concede, infine, un richiamo al referendum costituzionale: «Votare “sì” permetterà di modificare il titolo V restituendo il primato statale sulle decisioni di politica sanitaria — conclude — lo Stato potrà intervenire in quelle Regioni che, a differenza di questo territorio che soprattutto in tema di sanità esprime un buon governo, non hanno dimostrato eccellenza, perché non è accettabile che la garanzia del diritto alla salute possa venir meno a seconda del luogo di residenza».