Questa settimana il Consiglio dei Ministri ha stabilito che la data in cui si terrà il referendum sulla riforma costituzionale sarà domenica 4 dicembre.
Di qui all'inizio di dicembre saremo dunque impegnati in un dialogo con tutto il Paese per spiegare ai cittadini la scelta fatta dal Parlamento dopo un lavoro di molti mesi.
Michele Nicoletti, 30 settembre 2016
Col referendum i cittadini assumono il ruolo di "costituenti" e quindi ogni sforzo dev'essere fatto per sottrarre alle polemiche del momento una decisione che invece riguarda l'ordinamento della Repubblica.
Il superamento del bicameralismo indifferenziato (un'anomalia tutta italiana), la riforma del titolo V, il nuovo ruolo e la nuova configurazione del Senato quale Camera di rappresentanza dei territori e la riforma delle procedure legislative sono misure attese da moltissimi anni e che sono davvero urgenti e indispensabili per rendere il nostro Paese più competitivo e capace di rispondere alle nuove sfide (sia a livello nazionale che internazionale) e per proporre politiche pubbliche più efficaci.
Vi possono essere singoli punti su cui ognuno può nutrire le proprie riserve, ma la direzione complessiva della riforma è quella tante volte auspicata dalle forze progressiste per rafforzare e non indebolire la democrazia nel nostro Paese.
Qui vi segnalo nuovamente un articolo di qualche tempo fa nel quale spiego le buone ragioni per votare Sì al referendum.
La valorizzazione dei piccoli Comuni
La Camera ha approvato all'unanimità, in prima lettura, il ddl per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni e per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni.
Si tratta di un provvedimento concreto ed importante, atteso da anni, che prevede una serie di agevolazioni a favore dei comuni con popolazione residente fino a 5.000 abitanti e dei comuni istituiti a seguito di fusione tra comuni aventi ciascuno popolazione fino a 5.000 abitanti che siano caratterizzati da particolari condizioni (spopolamento, arretratezza economica, dissesto idrogeologico ecc.).
Il ddl contiene un principio importante sancito nell'art. 1: "L'insediamento nei citati comuni è considerato una risorsa a presidio del territorio, soprattutto per le attività di contrasto al dissesto idrogeologico e per le attività di piccola e diffusa manutenzione e tutela dei beni comuni".
Ciò vuol dire che abitare nei piccoli Comuni significa svolgere una funzione importante a servizio non solo del territorio di quel Comune, ma più in generale di tutta la comunità nazionale e che perciò esiste un interesse di tutti a che i piccoli centri siano abitati e vissuti.
Il ddl prevede una serie di misure significative: la facoltà di istituire, anche in forma associata, dei centri multifunzionali per la fornitura di una pluralità di servizi pubblici; l'istituzione di un fondo per lo sviluppo sostenibile, economico e sociale (sono previsti 100 milioni di Euro per finanziare progetti di recupero e riqualificazione dal 2017 al 2023); la predisposizione di un Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni; lo sviluppo della rete a banda larga; la promozione delle produzioni agroalimentari a filiera corta; l'attuazione delle politiche di sviluppo, tutela e promozione delle aree rurali e montane; una serie di misure in tema di trasporti e istruzione, servizi postali e distribuzione dei quotidiani.
Si tratta di un'azione concreta a favore delle popolazioni che vivono nei piccoli centri, che intende promuovere l'equilibrio demografico nel nostro Paese, evitando lo spopolamento e tutelando il nostro patrimonio naturale, rurale, storico-culturale e architettonico.
L'obiettivo principale è quello di valorizzare la storia, la cultura e le tradizioni dei piccoli comuni, considerati patrimonio identitario e valoriale fondamentale, favorendone lo sviluppo economico, sociale e tecnologico e valorizzandone le peculiarità.
Qui trovate un interessante dossier che ne delinea i principali contenuti.
Qui trovate tutti gli approfondimenti relativi ai contenuti e all'iter parlamentare.